I lettori ci scrivono

In attesa degli esami: ricordi di un bellissimo viaggio durato tre anni

I saluti, quegli stessi saluti che si disperdono nell’aria, che a volte si dimenticano. La parola “addio” che trema piena di dolore dentro di noi.

E no! Questa volta non dimenticherò e non pronuncerò questa parola, ma riserverò un posticino nel mio cuore in una scatola che chiuderò tra poco con le mie mani. La scatola dei ricordi, delle emozioni passate insieme, delle gite, delle risate, dell’amicizia. Un’amicizia durata tre anni volati via lasciandoci tanto affetto.

Negli anni passati ho chiuso tante scatole: otto anni fa quella dell’asilo e tre anni fa quella delle elementari, ma non le ho mai sigillate, né con lo scotch né con la colla: le ho lasciate tutte semi aperte per permettere alla mia mente di ricordare le belle esperienze vissute.

Nello scrivere queste righe di saluto sono senza parole, non so bene cosa sentire dentro di me, se felicità al pensiero di conoscere altre persone e vivere nuove esperienze con loro o tristezza per dover lasciare per l’ennesima volta una scuola che ho sentito come una seconda casa.

Ricordo ancora l’accoglienza nell’immensa palestra il primo giorno di scuole medie, il primo ed emozionante concerto con l’orchestra, il primo concorso, la prima gita di tre giorni. Sono tutti pensieri che al momento affiorano nella mente così bene, che mi sembra di aver vissuto queste esperienze solo ieri. Un ieri lontano ma allo stesso tempo vicino.

Ho il cuore in gola e non so se anche quest’anno riuscirò a non far piovere i miei occhi, già colmi di acqua e pieni di pozzanghere.

Cari docenti, a voi tutti voglio dedicare un infinito grazie per tutto il bene che mi avete trasmesso, per avermi insegnato a vivere nel modo giusto e a mantenere sempre la costanza nel lavorare. Mi avete preso per mano e portato in un bellissimo mondo: quello del sapere e della conoscenza.

Mi avete fatto viaggiare chi con i numeri e le parentesi tonde, quadre e graffe, chi con i suoni degli enjambemant, metafore, similitudini e correnti letterarie, avvenimenti storici, chi con le avanguardie artistiche, chi con le religioni di ogni Paese, chi attraverso stati e continenti, chi con parole nuove in lingua inglese o spagnola.

Ognuno con il proprio metodo ma con un obiettivo comune: quello di farmi capire l’importanza della cultura e quindi dello studio.

Un grazie sentito lo devo al mio prof. di chitarra che ha alimentato sempre in me la passione per le note e mi ha insegnato a suonare sia la chitarra che il basso, facendomi appassionare sempre più al mondo della melodia e dell’armonia.

Cari compagni di classe, diventati presto amici, mi rivolgo a voi che con uno sguardo, una risata o un abbraccio mi riuscite a strappare un sorriso in momenti di tristezza e delusione: grazie per non avermi mai voltato le spalle, per avermi trasmesso tutta la gioia che questo mondo può offrire, per avermi fatto star bene, per avermi accettato per quello che sono e sopratutto per non avermi detto “addio”.

Tanti abbracci ci hanno accompagnato ogni mattina, in ogni momento trascorso insieme, per consolarci per un compito non perfetto o per qualche malinteso, quegli abbracci durante le ciaspolate e le gite, quegli stessi abbracci che aspetto con ansia e quando sarà possibile saranno più forti che mai.

Grazie di aver condiviso ogni momento, ogni secondo tra i banchi e fuori dalla scuola. E anche se abbiamo scelto scuole o indirizzi differenti nessuno ci potrà dividere, nessuno potrà mai tagliare quel filo che ci lega l’uno con l’altro. Vi auguro tutto il bene possibile e tanta serenità nei cuori.

Sento che ci rincontreremo presto e ci riabbracceremo tutti insieme. Questo non è il mio “addio”, ma il modo per dirvi “arrivederci, a presto”.

   

Sharon Rubbi

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