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In morte di sorella scuola

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La Scuola è morta. Sopravvive il suo ectoplasma, tormentato dall’impunità per maleducati e bulli e dalla promozione gratuita di oves et boves et universa pecora. Il ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi, ennesimo docente universitario scolasticamente incompetente assiso sullo scranno più alto di Viale Trastevere, continua a predicare idee bislacche a partire da quella delle classi pollaio che non sono un problema di fronte al calo demografico. In altre parole, avanti con le classi pollaio: saranno sempre poche, ma basteranno per distruggere la carriera scolastica di numerose studentesse e numerosi studenti. Quanto al Covid-19, l’importante è sconfiggere la DAD… E ancora: avanti col reclutamento dei docenti in stile “Lascia o raddoppia?”; titoli, esperienze di insegnamento e competenze didattico-disciplinari non servono, secondo politici di lungo corso semianalfabeti di andata e ritorno, con la licenza media o il diploma ottenuti per intercessione di chissà chi.

La Scuola è morta. Appare chiaro che al presidente del Consiglio Mario Draghi dell’istruzione finalizzata alla valorizzazione dei talenti, a prescindere dall’albero genealogico, non interessi alcunché. Parafrasando Orwell, tutti gli italiani sono uguali ma alcuni sono più uguali degli altri. Ovviamente si parla dei “figli di”. Il Recovery fund finirà nelle mani dei soliti “prenditori” e dei soliti noti e incapaci boiardi di Stato, già artefici del fallimento di numerose aziende foraggiate con soldi pubblici, e lautamente retribuiti per cotanto lavoro. La corruzione, l’ignoranza e l’incompetenza dilagano nei gangli vitali dello Stato. Delinquenti abituali e pregiudicati ricevono nuovi feudi, nuove prebende e gli usati guiderdoni. Provo invidia per la Gran Bretagna, nella quale un Ministro che ha baciato la collaboratrice si è dovuto dimettere. Da noi qualcuno baciò un capomafia e presto potrebbe essere proclamato “beato” …

La Scuola è morta. Docenti di ruolo con sede in casa o fuori casa e Supplenti temporanei o annuali al 30 giugno o al 31 agosto, si scannano tra loro anziché unirsi di fronte alla comune controparte: il Ministero dell’Istruzione, comprese le sue diramazioni regionali e provinciali, e i sindacati conniventi. Direttori di nomina politica, pluricondannati dai TAR, che restano al loro posto con incommensurabile faccia di bronzo, come se niente fosse; dirigenti scolastici palesemente incapaci o delinquenti; docenti servili, componenti degli staff di presidenza, conniventi col tirannello di turno per il solito piatto di lenticchie, quello stesso che ripagò Esaù. La Scuola muore ogni giorno: con i ministri che non affrontano i problemi; con i sindacati che proteggono fannulloni e ignoranti incapaci di scrivere due frasi di senso compiuto; con i genitori che difendono figlie e figli indifendibili, sia dal punto di vista educativo che didattico; con maestre e professori intenti a difendere esclusivamente il loro guicciardiniano “particulare”. Intanto il ministro Bianchi convoca ulteriori Stati Generali della Scuola per dare la parola ai soliti parolai che non hanno mai varcato il portone di una Scuola, ma osano riempirsi la bocca di amenità pedagogiche e didattiche. Aveva ragione Tito Livio: “Dum Romae consulitur, Saguntum expugnatur”!

Antonio Deiara