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In pensione con 41 anni di contributi, a qualsiasi età e senza tagli all’assegno: il diktat dei sindacati

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A freddo, dopo il primo di una serie di incontri al ministero del Lavoro, sulla riforma del sistema pensionistico i sindacati escono allo scoperto.

I punti fermi

Tra i vari punti fermi, ve ne sono un paio che riguardano da vicino molti lavoratori della scuola, perché rappresenterebbero delle importanti soglie ribassate per lasciare il lavoro e senza particolari riduzioni dell’assegno di quiescenza (proprio quello che chiedono moltissimi docenti e Ata attorno ai 60 anni): i Confederali chiedono di far uscire tutti con 41 anni di contributi (per gli uomini si tratterebbe di quasi due anni prima) oppure con 62 anni e 20 anni di contributi (un anticipo più vantaggioso dell’attuale ‘Quota 100’).

Ancora di più perchè in entrambi i casi, l’assegno pensionistico non dovrebbe essere per forza sottoposto al “taglione” del sistema contributivo.

Landini e il diniego al calcolo tutto contributivo

“No”, una eventuale proposta di legare la flessibilità in uscita per la pensione ad un calcolo tutto contributivo “non va bene”, ha detto il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, parlando ad Agorà su Rai tre.

“Noi – ha continuato l’ex Fiom -vogliamo una riforma vera e complessiva del sistema. È iniziato il confronto, giudicheremo il governo in base alle risposte che darà”.

Ci siamo presentati con la stessa piattaforma di un anno fa”, che tra l’altro punta su una “uscita flessibile a 62 anni con 20 anni di contributi, 41 anni di contributi per tutti”.

“Salvini s’è inventato Quota 100: dura tre anni e poi sparisce”

“Questa – ha continuato il leader della Cgil – è la discussione che vogliamo fare”, ha detto Landini. Quota 41, ha continuato, “è dentro la piattaforma di Cgil, Cisl e Uil”.

Landini ha bacchettato quindi il leader della Lega: “è una richiesta che abbiamo fatto anche a Salvini, a cui non ha risposto. Si è inventato Quota 100 che dura tre anni e poi sparisce“.

La Cgil punta anche a riconoscere “le differenze per le donne ed il lavoro di cura, i lavori gravosi”, a rivalutare le pensioni in essere e fare una legge sulla non autosufficienza.

Furlan (Cisl): no ai conteggi al ribasso sugli assegni

Gli ha fatto eco la segretaria generale della Cisl, Annamaria Furlan: parlando a Milano, a margine del consiglio generale della Lombardia del sindacato, ha detto che l’obiettivo è prendere “il filo del percorso che già con il governo Gentiloni c’eravamo dati, quindi l’avvio immediato delle due commissioni, quella per esaminare scientificamente, ovviamente, la gravosità di tutti i lavori e quella per separare assistenza e previdenza, poi l’apertura di tavoli tematici molto significativi e importanti, come creare una pensione di garanzia per i giovani”.

“Noi abbiamo fatto proposte credo molto chiare – ha detto ancora Furlan -: innanzitutto dopo 41 anni di lavoro e di contributi, la possibilità di andare in pensione, a prescindere dall’età. Iniziare poi a discutere della flessibilità in uscita dai 62 anni, senza ovviamente ripercussioni di conteggi delle pensioni che siano assolutamente negative per i lavoratori e le lavoratrici. A questo proposito ricordo che oltre un quarto dei pensionati oggi è sotto i 1.000 euro, quindi di questo se deve assolutamente tenere conto”.

Per le donne un anno in più di contributi a figlio

La sindacalista ha detto che c’è poi da dare una risposta “alle donne lavoratrici. La nostra proposta è un anno di contributi per ogni figlio di una donna lavoratrice”.

Una proposta potrebbe trovare una sponda anche nel Governo: solo qualche giorno fa, era stata Francesca Puglisi (Pd), sottosegretaria al ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, a parlare di istituzione del bonus mamma, con “un anno di contributi in più alle madri per ogni figlio”, senza limitarsi a due, come era stato prospettato nelle ipotesi avanzate in passato senza poi arrivare a compimento.

“La maternità è una bene sociale – ha incalzato Furlan -, non è soltanto una scelta individuale della persona”

Ecco la commissione tecnica sulla riforma

Intanto, è stata nominata la commissione tecnica sulla riforma della previdenza: la ministra del Lavoro, Nunzia Catalfo, ha firmato il decreto istitutivo del Tavolo tecnico di studio sulle tematiche previdenziali al quale è affidato il compito di definire linee di indirizzo ed interventi di riforma del sistema pensionistico”.

Il Tavolo, presieduto da Catalfo, è composto dalla professoressa Paola Bozzao e dalla dottoressa Concetta Ferrari in rappresentanza del Ministero del Lavoro, alle quali si aggiungono quattro esperti: il prof. Giovanni Geroldi, il prof. Stefano Giubboni, il dott. Roberto Riverso e il prof. Massimiliano Tancioni.

Il Tavolo è inoltre composto dal prof. Marco Leonardi e dal dott. Federico Giammusso in rappresentanza del Ministero dell’Economia, dal cons. Alessandro Goracci in rappresentanza del Dipartimento per la Funzione Pubblica e da due rappresentanti dell’Inps.

“Grazie al lavoro sinergico fra questo organismo – ha tenuto a dire Catalfo – le due commissioni previste dalla legge di Bilancio (quella sui lavori gravosi e quella per la separazione fra spesa previdenziale e assistenziale) e i tavoli tecnici con i sindacati che saranno avviati la settimana prossima daremo al Paese una riforma pensionistica strutturale e decennale”.