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Inizio lezioni, Corlazzoli: “La scuola è morta. L’hanno uccisa presidi e docenti servi di un sistema andato alla deriva”

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Oggi, 12 settembre 2022, è una data chiave per la scuola italiana. Oggi rientrano a scuola la maggior parte degli studenti italiani per la prima volta, dopo due anni, quasi come se la pandemia non fosse più in corso. Il Ministro Patrizio Bianchi, si è detto, proprio oggi, soddisfatto del funzionamento del sistema scolastico e di ciò che è riuscito a realizzare durante il suo mandato. C’è, però, chi la pensa in modo totalmente diverso.

“Oggi, 12 settembre, 2022, la scuola è morta”, questa la forte dichiarazione del maestro e giornalista Alex Corlazzoli, contenuta in un suo articolo pubblicato su IlFattoQuotidiano.it. Quest’ultimo si dice profondamente deluso da tutto ciò che concerne la scuola italiana: “Oggi non ci sarà alcun inizio delle lezioni, sarà la solita finzione, la consueta fiction. Perché dobbiamo avere l’onestà di dirlo, anzi di urlarlo: la scuola italiana è morta. Credevo che la pandemia potesse darci l’occasione per migliorare; per vedere mai più lezioni frontali; Credevo che finalmente, le lezioni diventassero 2.0; che i bambini e i ragazzi fossero davvero partecipi nella scuola (perché non possono far parte, già alle medie, di un consiglio d’istituto?). Credevo che nascessero come funghi esperienze di aule e scuole all’aperto; che ci fosse in ogni aula o quasi un impianto di ventilazione meccanica e un medico a disposizione degli istituti. Mi illudevo di questo e di tanto altro. Non è andata così”.

O meglio, Corlazzoli si dice deluso dall’andamento generale della scuola del nostro Paese, consapevole che ci siano, seppure limitate, delle eccezioni: “Quanti dei 7.286.151 alunni italiani avranno un’aula all’aperto? La rete che funziona? Un tablet in mano? O più semplicemente la possibilità di giocare a calciobalilla durante l’intervallo? Quanti dei 290.089 alunni disabili avranno – come legge vuole – un insegnante specializzato? Basta, non raccontiamoci più balle. Non venitemi a dire “ma io qui faccio questo”. Non è più tempo dei localismi ma di vedere la globalità della situazione”.

“Chi da anni insegna come può, quel che sa, ha reso agonizzante la scuola”

Ma chi sono, secondo il docente, gli artefici di questo grave decadimento della scuola? “Stamattina Marco, Mattia, Sofia, Fatima, Irina, Carolina, Kaur non cominceranno proprio un bel nulla. Saranno tutti ‘ripetenti’ perché ripeteranno la trama di sempre in una scuola che è stata ammazzata. Chi l’ha uccisa? Non diamo solo la colpa alla politica. Certo: al 2020, anno che ha visto un incremento temporaneo dei finanziamenti a livello europeo, a causa della pandemia Covid 19 e la necessità di sostenere la continuità educativa il nostro paese ha destinato il 4,3% del Prodotto interno lordo all’istruzione, a fronte di una media europea del 5%”, ha detto Corlazzoli.

“Qualcuno ha protestato? Conoscete qualche preside che è sceso in piazza davanti a palazzo Chigi? Conoscete qualche docente che quando si ritrova senza computer o senza il collega di sostegno protesta? Alza la voce? Semmai i primi si lamentano in qualche collegio docenti e i secondi nei corridoi o la sera a casa con i mariti o le mogli. A uccidere la scuola sono stati, in primis, i dirigenti scolastici, grandi amanti della burocrazia e poco della pedagogia (chi la conosce) complici della distruzione con il loro silenzio. Un esempio che vale per tante altre cose: per oltre un anno lo Stato ha inviato mascherine che nessun bambino ha indossato, le famose mascherine mutanda. I presidi, pur sapendo che non venivano indossate, le distribuivano zitti zitti. ‘Facevano il loro dovere’, dicevano”, questo lo sfogo del giornalista.

“A uccidere la scuola sono anche molti insegnanti servi ubbidienti di un sistema che è andato alla deriva senza che qualcuno abbia tentato di fermare la valanga. L’ha uccisa chi è entrato in classe ad appiccicare schede e schede sui quaderni per dimostrare quanto lavora; l’ha uccisa chi ha addestrato i ragazzi a fare i quiz Invalsi, li ha somministrati e poi dei risultati nazionali – e non solo locali – se n’è fregato per perpetuare anche quest’anno la stessa cosa (‘io faccio il mio dovere. Perché andare contro il preside? Tanto…’); l’ha ammazzata chi – ha continuato Corlazzoli – è passato dai voti numerici al ‘base, intermedio e avanzato’ senza farsi troppi problemi (‘io faccio il mio dovere’); l’ha uccisa chi grazie al Covid ha approfittato per fare meno uscite didattiche; l’ha sterminata chi ogni giorno fa lezione di storia, di scienze, di matematica senza preoccuparsi se Karim capisce (‘Noi intanto lo accogliamo’…sulla sedia a far nulla); l’ha resa agonizzante chi entra ogni giorno in classe e da anni insegna come può, quel che sa, qualsiasi disciplina senza mai professionalizzarsi, come se insegnare ai bambini di sei fosse uguale (soprattutto oggi) ai bambini di dieci”.

Qual è il futuro della scuola?

Ecco un mea culpa del maestro, volto a dimostrare che i problemi della scuola siano così radicati da fagocitare anche chi, magari, vuole cambiarla: “L’ho uccisa anch’io quando, sopraffatto dalla burocrazia, non ho riflettuto a sufficienza sul senso dell’educare; quando stanco dell’ennesimo corso di formazione obbligatorio inutile, mi sono assuefatto”.

“Ora serve solo il miracolo: credere nella resurrezione della scuola che può avvenire solo se ciascuno (dal genitore al bidello all’insegnante al preside al sindaco) sceglierà di prendere atto della realtà e cambiarla”, ha concluso, con un briciolo di speranza, Corlazzoli.