Home Archivio storico 1998-2013 Estero Insegna matematica contando gli schiavi: succede a New York

Insegna matematica contando gli schiavi: succede a New York

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Si tratta di due domande. La prima è: “In una nave di schiavi vi sono 3799 schiavi, un giorno gli schiavi ne prendono il controllo ma 1897 muoiono. Quanti schiavi sono ancora vivi?”. Si tratta dunque di spingere gli alunni a fare una sottrazione fra schiavi vivi e morti, immaginando di contarne le salme sul ponte della nave teatro dell’ammutinamento.
La seconda domanda invece ha a che vedere con una moltiplicazione e il soggetto sono le frustate impartite agli schiavi. “Uno schiavo – è il testo – viene frustato cinque volte al giorno. Quante frustate riceve in un mese (31 giorni)? Un altro schiavo viene frustato nove volte al giorno, quante frustate riceve in un mese? Quante volte i due schiavi vengono frustati complessivamente in un mese?”.
Il corto circuito si è verificato quando l’insegnante ha consegnato il foglio con le domande a una collega, Aziza Harding, chiedendole di far le fotocopie da distribuire ai bambini. Ma Harding, letto il testo, è inorridita e ha invece chiamato il suo ex professore di università, Charlton McIIwain della New York University, che dopo una prima reazione di shock ha avvertito la tv NY1, principale canale cittadino, innescando la tempesta di polemiche.
Genitori e baby-sitter si sono precipitati all’uscita della scuola per prendere i figli, minacciando la preside, Adele Schroeter, di ritirarli in assenza di “severe contromisure”.
La scuola ha reagito lanciando “un’inchiesta interna”, accompagnata dalla disposizione a tutti i docenti di seguire “corsi di aggiornamento urgenti” per “avere maggiore sensibilità verso i bambini”.
Ma il sindaco Michael Bloomberg vuole vederci chiaro e ha ordinato autorità scolastiche cittadine di redigere un rapporto sull’insegnamento della “matematica razzista” a neanche 2 chilometri di distanza da City Hall. Anche l’Fbi si sta interessando al caso, perché potrebbe configurare il reato di “hate crime” ovvero razzismo in quanto si trasmette l’immagine stereotipata dello schiavo: aggressivo, ribelle e in quanto tale da uccidere o frustare. Il nome della docente al centro della bufera resta al momento top-secret.