
Tra le discipline che sembrano poter recuperare peso e dignità nella scuola italiana con la riforma del ministro Valditara c’è, da quanto si è potuto apprendere, la Geografia. Finalmente – è il caso di dire – dopo qualche decennio di scellerato declassamento della materia, fino quasi ad annientarla. Il ministro ha giustamente sottolineato l’importanza che la Geografia ritorni nei licei, mettendo fine a quel nonsenso che è la Geostoria, foglia di fico con la quale si è maldestramente tentato di mascherare la scomparsa della disciplina dal piano di studi liceale. Benissimo. Ovviamente, però, ci si attende anche che alla materia sia attribuito un congruo numero di ore e non, per esempio, come accade oggi negli istituti professionali, un’ora alla settimana, con la quale si fa ben poco e che tutt’al più consente solo di affermare “meglio di niente”. Superfluo ribadire poi che ci si attende l’assegnazione delle cattedre di Geografia ai docenti specializzati in questa disciplina e quindi della classe di concorso A021: diversamente, vorrebbe dire perpetuare un altro nonsenso, peraltro con un danno agli studenti, se è vero che un docente specializzato è verosimilmente mediamente più preparato di un docente di una diversa classe di concorso. Voglio tuttavia qui soffermarmi un attimo su un’altra criticità che connota l’insegnamento di questa splendida disciplina, segnatamente nell’indirizzo tecnico turistico. Ebbene si tratta, se non erro, dell’unico caso, nella SS2, in cui l’insegnamento della Geografia è sopravvissuto per tutti e cinque gli anni. Deo gratias, è il caso di dire: almeno lì. Tuttavia, è giusto segnalare una palese incoerenza che anche in questo caso prorompe in modo solare. Mi riferisco al fatto che se, nel biennio, la disciplina può contare su tre ore settimanali, nel momento in cui si passa al triennio e la Geografia si tramuta in Geografia turistica, materia professionalizzante dell’indirizzo, anziché ampliare il suo spazio nel piano di studi si vede decurtare un’ora, sicché rimangono a disposizione del docente due misere ore settimanali, per affrontare peraltro programmi di notevole consistenza. Ora, chi scrive ha la massima stima per discipline quali, per esempio, l’Italiano e la Storia, purtuttavia viene spontaneo domandarsi che senso abbia, in un triennio di un tecnico-turistico, che ad evidenza è cosa ben diversa da un liceo, il fatto che al docente di italiano/storia siano attribuite sei ore, mentre una materia di indirizzo si veda addirittura decurtare un’ora per scendere appunto a due. Si tratta insomma di un’altra incongruenza palese, a danno ancora una volta della disciplina geografica, che si auspica di vedere sanata con la riforma in fieri.
Sergio Mantovani