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Intervista a d’Errico su assunzioni, contratto e legge 107

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A Stefano d’Errico, segretario nazionale dell’Unicobas, abbiamo posto alcune domande per saperne di più sulla posizione del suo sindacato in merito ai principali problemi che sono sul tappeto in questo momento.

Il vostro sindacato ha già diffuso il testo di una bozza di delibera che i collegi dei docenti potrebbero approvare a settembre nel tentativo di mettere qualche zeppa nell’ingranaggio della “Buona scuola”.  Pensate di ottenere una buona adesione?

L’obbedienza non è più una virtù! Il Governo ha fatto i conti senza l’oste e così, da settembre non ci sarà nessuna collaborazione. I presidi seri ne sono consapevoli: la nuova figura sovrapposta loro d’autorità somiglia a quella di un prefetto governativo. Nessun insegnante degno di questo nome potrà più prestarsi ad ‘autoprecettarsi’ facendone le veci, né potrà, in generale, collaborare come prima. Lo spettro di opzioni è molto vasto: no ‘vice’, vice del vice, etc.; dimissioni di collaboratori e coordinatori; no funzioni strumentali; no progetti e attività aggiuntive; no straordinari, sia per i docenti che per gli Ata; no sostituzione colleghi assenti; no all’accettazione passiva (e senza ordine di servizio …che sarebbe illegittimo) della divisione delle classi; no gite; no testi dell’industria libraria. E, naturalmente,  no Consiglio di valutazione (collegio perfetto che senza l’elezione dei 2 docenti previsti, da parte del collegio dei docenti, non potrà funzionare).
Noi siamo certi che le scuole sapranno usare cum grano salis queste opzioni, in toto o in parte, a seconda della consapevolezza, dei rapporti di forza, dell’orgoglio e dell’unità di categoria che sapremo mettere in atto. Questo preparerà il terreno per un altro forte sciopero unitario imposto dalla base.


Avete intenzione di contrastare anche l’approvazione dei POF triennali con relativi piani per l’organico dell’autonomia? Alla resa dei conti quando si parla di organico, si parla anche di posti di lavoro.

Il Nord resterà quasi senza organico aggiuntivo, perché, com’è ben comprensibile, al Sud gli aventi diritto non lasceranno le supplenze già avviate. Disagi? Sì, ma per le scuole. Per il Governo si tratta invece di un bel (cinico e calcolato) risparmio di 300milioni di euro, forse anche di più. Viceversa, l’assenza di delibere non impedisce certo le assunzioni: sarà per ben altri motivi che si riveleranno una mera boutade… L’organico funzionale non verrà ‘coperto’ neppure per metà: ‘ballano’ 35.000 posti (almeno), votati solo ad un quanto mai ‘futuribile’ concorso!

Nei prossimi mesi entreranno nelle scuole 100mila nuovi insegnanti.  L’operazione dovrebbe determinare un bel cambio generazionale e/o professionale. Sarà davvero così?

Come detto, i nuovi insegnanti non saranno 100mila, mentre gli aventi diritto con i requisiti previsti dalla sentenza europea sarebbero molti di più, comprendendo ‘tieffini’ e ‘passini’. Ma l’altra truffa è sui tempi: per ogni mese di ritardo sulle assunzioni (e ‘l’efficienza’ renziana farà sì che non se ne esca sino a febbraio) si risparmieranno 150milioni. Segnalo che nessun sindacato ammesso alle trattative, su questo ha chiesto ragione al Governo di dove finiranno questi soldi.  In quanto allo ‘svecchiamento’, vista l’annosa cronicità del precariato, passeremo da un’età media di 57 ad una di 55 anni.


Negli ultimi mesi , tutti i sindacati, compreso il vostro, si sono molto impegnati per contrastare l’approvazione della legge di riforma. Ci si è dimenticati che i lavoratori della  scuola sono ancora senza un contratto aggiornato?

Con dei sindacati (Cisl, Uil, Snals) che hanno appena firmato il contratto decentrato sul fondo di istituto dimenticandosi completamente degli scatti del 2013 (passati in ‘cavalleria’), senza neppure il coraggio di imporre alla Giannini di rispettare la formale promessa di ricapitalizzazione dello stesso (di nuovo asfittico come prima), di quale CCNL vogliamo parlare? Come abbiamo visto, con ritardi e truffe sulle assunzioni, Renzi risparmierà almeno 800milioni (fra quelli che sostiene di aver stanziato): mezzo contratto! Bene, costoro non ne chiedono neppure il reinvestimento nella scuola (…così i fondi andranno altrove).

Quale centralità ha, per voi, la questione del rinnovo contrattuale?

La partita sul contratto è epocale: occorre una nuova partenogenesi della rappresentanza sindacale. Docenti ed Ata devono uscire dalle secche del decreto legislativo 29/1993 e dal pubblico impiego, dove ci hanno portato confederali & C. insieme ai loro partiti di riferimento, riconquistando dignità professionale in linea con la Costituzione, con l’istituto della libertà di insegnamento e lo status di lavoratori non subordinati.
Il punto sta nella possibilità di ottenere aumenti oltre l’inflazione (senza i quali non possiamo aspirare a stipendi europei), riappropriandoci del ruolo (in luogo dell’incarico a tempo indeterminato o determinato), riconquistando veri automatismi d’anzianità (anziché la farsa di ‘alcuni’ scatti recuperati a danno del fondo di istituto e quindi delle retribuzioni aggiuntive).
La strada del cambiamento della rappresentanza è aperta: segnali positivi sono venuti dal voto per il Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione. Quella partita la giocheremo sino in fondo. Il resto è fumo.