Home Politica scolastica L’insostenibilità delle 36 ore deve fare riflettere

L’insostenibilità delle 36 ore deve fare riflettere

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Partiamo dal presupposto che un docente  che si dedica principalmente alla didattica e all’insegnamento della propria disciplina, non riesce a svolgere altre mansioni di carattere organizzativo se non a discapito della qualità della strategie di apprendimento e dell’efficacia del metodo didattico utilizzato.
Non esistono in realtà docenti super eroi capaci di fare tutto, e soprattutto  contemporaneamente all’attività di insegnamento, senza che venga sacrificata la didattica a causa di un eccesso di lavoro aggiuntivo.
Ci vorrebbero più di 24 ore in una giornata ed in particolare un’elevatissima concentrazione mentale, perché uno stesso docente possa pensare in itinere alle strategie didattiche e alla programmazione da utilizzare nel corso dell’anno scolastico, e allo stesso tempo possa organizzare un orario scolastico, provvedere alle sostituzioni giornaliere dei docenti assenti, fare ore eccedenti in sostituzione dei colleghi malati o assenti per qualsiasi altra esigenza, organizzare i corsi di recupero invernali ed estivi, organizzare il piano annuale delle attività, organizzare il piano dell’offerta formativa, organizzare le attività di orientamento in entrata e in uscita, organizzare convegni, corsi di formazione e aggiornamento, dedicarsi con scrupolo ai rapporti scuola-famiglia e a tutte le altre attività collegiali, svolgere le attività individuali e funzionali all’insegnamento.
Per questi motivi  l’incarico affidato al primo collaboratore del dirigente scolastico, prevede per le scuole secondarie e per le scuole con almeno 55 classi, l’esonero totale dall’insegnamento. Mentre per scuole più piccole, ma sempre con più di 40 classi ma meno di 55, esiste l’istituto del semiesonero dall’insegnamento di un docente individuato dal DS a collaborare.
L’esonero e il semiesonero dall’insegnamento dei collaboratori del DS , che tra l’altro è previsto dal “Testo Unico” della scuola, è stato disposto proprio perché è insostenibile il potere conciliare le 18 di lezione in aula con altre 18 ore di stretta collaborazione organizzativa. È del tutto evidente che, chi collabora con il DS, è talmente impegnato in questioni di controllo e organizzazione delle attività curricolari ed extracurricolari, che non può svolgere contemporaneamente anche l’attività didattica. Nelle scuole dove ci sono meno di 40 classi, dove con le nuove norme non è consentito l’esonero dal servizio per i collaboratori del dirigente scolastico, si registra un profondo disagio da parte dei prof che collaborano con il DS, nel riuscire a conciliare i compiti da svolgere nelle 18 ore di lezione frontale e quelli nelle 18 ore di collaborazione. Chi la scuola la vive sa benissimo che i collaboratori del Ds non esonerati dal servizio, sono molto spesso fuori dalle loro aule, quando avrebbero lezione, per occuparsi di questioni organizzative.
Questo fenomeno capita anche, in alcuni casi,  alle funzioni strumentali, a chi si occupa di orientamento, a chi, a qualsiasi titolo, cerca di collaborare per il bene della scuola. Detto questo, la domanda che ci poniamo è: “Ma al Miur queste cose le sanno?”. Sembrerebbe proprio di no! Sarebbe opportuno riflettere prima di predisporre piani “strampalati” e buttati in pasto ad alcuni giornali durante le giornate afose di luglio. Esiste un evidente problema di insostenibilità delle 36 ore di servizio degli insegnanti a cui viene richiesto di fare tutto, ma  non basterebbe il  tempo per fare niente. Le 36 ore di servizio i docenti italiani le svolgono già per fare le loro lezioni, per prepararle adeguatamente, ma anche per predisporre verifiche e correggerle.
Il piano Reggi che posto all’esame del “tempo” non si regge in piedi, oltre le 36 ore che già i docenti tutti o quasi svolgono, prevede anche altri carichi di lavoro per almeno altre 18 ore settimanali e non incamera in esse nemmeno le 80 ore delle attività collegiali. Ma allora si rendono conto al Miur dell’enormità che hanno sparato? Si tratta di un piano di 56 ore settimanali  di servizio, le 36 ore che già si svolgono più le 18 ore aggiuntive del piano Reggi-Giannini, più ancora le 2 ore settimanali che scaturiscono dalle 80 ore tra collegi docenti e consigli di classe. Siamo proprio alla follia, si tratta di una esagerazione, proposta da chi non conosce il lavoro professionale della docenza. Ma siamo speranzosi nelle capacità di riflessione e di buon senso del nostro ministro dell’istruzione e del bravo sottosegretari Reggi.