Home Archivio storico 1998-2013 Riforme L’Italia celebra Giuseppe Verdi, ma nelle scuole si fa meno musica

L’Italia celebra Giuseppe Verdi, ma nelle scuole si fa meno musica

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“Il popolo italiano ama Verdi, perché lo comprende, lo considera interprete delle sue aspirazioni, dei dolori e delle speranze dell’intera Nazione. E ancora oggi la sua musica, il suo ricordo, il suo pensiero vola sulle ali dorate di un’Italia che deve riscoprire la forza e la speranza del suo destino”. Abbiamo scelto le parole pronunciate in Aula dal presidente del Senato, Pietro Grasso, per ricordare il bicentenario della nascita del musicista, Giuseppe Verdi, che fu senatore fino alla sua scomparsa nel 1901, ma soprattutto dai più considerato il più grande compositore italiano, assieme ad Antonio Vivaldi, autore di melodrammi che fanno parte del repertorio operistico dei teatri di tutto il mondo.
“Le celebrazioni – ha continuato Grasso – si pongono in ideale continuità con le celebrazioni dell’identità culturale italiana nel 150° anniversario dell’Unità. Come venne ricordato in quest’Aula il 26 gennaio 1951, la sua fu ‘musica unificatrice anche politicamente’. Come scrisse D’Annunzio: ‘diede una voce alle speranze, ai lutti. Pianse ed amò per tutti’”.
Anche il ministro dell’Istruzione, Maria Chiara Carrozza, ha voluto soffermarsi su Verdi. E sull’importanza di praticare la musica negli istituti scolastici: "studiare la musica a scuola e soprattutto ascoltarla – ha scritto il Ministro in un tweet – è importante: oggi è il bicentenario della nascita di Verdi".
All’ammirazione e alle celebrazioni per il 200° anno dalla nascita di Verdi non corrispondono, tuttavia, dei fatti concreti di sostegno da parte dello Stato italiano verso la musica. Sono tanti i docenti della scuola superiore che, a seguito della riforma Gelmini, lamentano una riduzione radicale e incomprensibile delle ore di musica e di storia della musica, in particolare nell’ indirizzo di scienze umane dei licei. Per tutti vale lo sfogo della professoressa Gabriella Corcione, che attraverso una lettera sostiene che la scelta di ridurre le ore di musica può essere spiegata “solo nella logica dell’impoverimento generale culturale, che caratterizza l’attuale scuola italiana, e che nel settore dell’arte musicale, ha voluto colpire in maniera mirata e spropositata, portando in condizioni gravissime, tutti docenti di Ed. Musicale a T. I. della classe di concorso A031 negli istituti secondari di II grado titolari prima, attualmente in esubero e in DOP in tutta Italia”.
La docente ricorda che “la Musica è disciplina trasversale ai saperi e culmine intellettuale dei saperi stessi”. Per questo motivo, continua  Corcione, “occorrono nuovi provvedimenti, per non lasciare le giovani generazioni private della conoscenza del patrimonio musicale che ci invidia tutto il mondo e della formazione musicale che favorisce capacità d’ideazione, immaginazione e creatività, oggi, abilità fondamentali per un futuro lavorativo di qualità. Pertanto, è importante, rivedere la riforma GELMINI. E’ l’unico modo – conclude la docente – per ripristinare la CULTURA in ITALIA!”.
Per dare voce alla loro richiesta, gli insegnanti dì MUSICA della classe A031 delle scuole superiori stanno sostenendo l’appello “La musica bene comune” al ministro delll’Istruzione, Maria Chiara Carrozza, formulato e promosso dal Forum nazionale per l’educazione musicale attraverso il blog “Fare musica tutti
Nell’appello si chiede che “si attivino le necessarie determinazioni legislative per l’inserimento organico nel primo ciclo d’istruzione di un insegnante specializzato in didattica della musica in ogni scuola come promotore e coordinatore delle attività musicali; l’inserimento organico nella Scuola secondaria di II grado di docenti di materie musicali al fine di garantire un’adeguata presenza della musica, della sua cultura e della sua storia nella formazione degli studenti; il sostegno alle attività formative musicali, e in generale artistiche, anche attraverso deduzioni fiscali come già avviene per le attività sportive”.