Home I lettori ci scrivono La “Buona Scuola”: un accanimento terapeutico contro i docenti

La “Buona Scuola”: un accanimento terapeutico contro i docenti

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I Decreti Attuativi della riforma del Sistema d’istruzione sono la conferma che lo spirito della L. 107/2015 è una revisione generale dell’organizzazione del personale scolastico e soprattutto del sistema di reclutamento del personale docente.

Formazione Iniziale e Formazione continua in servizio dei docenti sono le nuove parole d’ordine, quasi a voler sottolineare che il principale punto debole della Scuola Italiana siano stati, nell’ultimo periodo storico, gli insegnanti con una preparazione non più adeguata ai tempi.

Senza nulla togliere all’importanza della formazione del personale docente nel buon funzionamento della scuola italiana, è forse questo il limite del nostro sistema scolastico?

Certo la Riforma della “Buona Scuola” non ha trascurato di consolidare l’autonomia delle Istituzioni Scolastiche al fine di renderla più libera nell’adeguarsi ai tempi e nell’ancorarsi alla realtà locale senza perdere la sua proiezione verso la dimensione globale. Ecco allora le varie sigle: N.IV. – R.A.V. – P.d.M. – P.TOF.

Certo la finalità della Riforma è la formazione e l’istruzione di CITTADINI consapevoli e competitivi nel MONDO GLOBALE contemporaneo. Ecco allora qualche altra sigla come P.N.S.D.

Tuttavia si ha l’impressione che i nuovi principi riformatori siano veicolati attraverso un’eccessiva burocratizzazione, paradossalmente retaggio di un passato che si vuole “rottamare”, finendo per caricare ancor di più i docenti in compiti che li allontanano dalla loro funzione principale: SVILUPPARE COMPETENZE E TRASMETTERE SAPERI AGLI ALUNNI.

Pare dunque che la finalità politica di risolvere la questione del reclutamento e dell’organizzazione del personale scolastico sia prevalsa su quella della riforma della scuola, generando confusione e difficoltà nella gestione del sistema scolastico.

Una nuova sigla, F.I.T., introduce una nuova procedura di reclutamento dei docenti che vede prolungare il loro percorso, una sorta di cursus honorum, della durata di tre anni. Alla fine del triennio ci sarà l’esito positivo o negativo sull’immissione in ruolo.

Durante il F.I.T. non è dato sapere ancora cosa sia il docente dal punto di vista giuridico-contrattuale. Unica certezza è la non certezza del proprio destino!

Dove finisce il diritto al contratto a tempo indeterminato dopo 36 mesi di supplenze?

I giovani che prenderanno la laurea per diventare insegnanti, pur probabili vincitori di concorso, si vedono allungare i tempi per la certezza di una cattedra.

A quale età vedremo i nostri figli trovare una stabile collocazione se scelgono l’insegnamento?

Non c’è dubbio, però, che il CARICO delle graduatorie sarà definitivamente scaricato dal groppone.