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La didattica a distanza che riduce le distanze: la fotografia di Chema Madoz per esprimere il disagio

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Ormai anche gli ultimi scettici si saranno ricreduti: didattica a distanza non è sinonimo di vacanza ad oltranza, anzi!

Da Nord a Sud, i docenti di ogni ordine e grado hanno dimostrato  di sapere gestire l’emergenza con professionalità e di non essere per niente refrattari – come alcuni vorrebbero far credere – all’uso, competente, delle nuove tecnologie.
Tutto ciò, bisogna dirlo e sottolinearlo, con la convinta partecipazione degli studenti che hanno messo in campo tutta la serietà e responsabilità di cui sono capaci.

Uno tra i tanti, interessanti ed originali progetti che in questo momento attraversano l’Italia, è sicuramente quello ideato e coordinato dalla professoressa Agnieszka Kwiatek, docente di Spagnolo presso il Liceo Linguistico e delle Scienze Umane “G. A. De Cosmi” di Palermo.

Dopo avere studiato l’opera del celebre fotografo spagnolo Jose Maria Rodriguez Madoz, meglio conosciuto come Chema Madoz, i ragazzi coinvolti nel progetto sono stati chiamati a dare forma fotografica, sul modello dell’artista iberico, ai loro stati d’animo, sensazioni, paure, speranze, in queste settimane di isolamento.

Come affermato dallo stesso fotografo, “gli oggetti hanno lo stesso carattere delle parole, si contaminano l’un l’altro generando significati sempre nuovi”.

Attraverso lo scatto fotografico, gli alunni avevano, dunque, il compito di dare voce alle proprie emozioni  e al tempo stesso di esprimere una propria visione della realtà, nella consapevolezza che è illusorio pensare che l’unica realtà sia quella che noi vediamo.

Gli alunni-artisti si trasformano così, proustianamente parlando, in moltiplicatore di mondi da offrire agli altri. Il risultato, lo capirete guardando le foto delle ragazze e dei ragazzi, è strepitoso.

Con buona pace di chi ancora pensa che i nostri adolescenti siano interessati, bene che vada, soltanto ai videogiochi.