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La ministra della Cultura del Brasile scippata del portafogli a Venezia, la beffa: non può denunciarlo perché straniera. Il prof di diritto penale: falso

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È diventato un caso nazionale il borseggio di cui è stata vittima a Venezia la ministra della Cultura del Brasile Margareth Menezes: borseggiata del portafogli su un vaporetto della linea di trasporto pubblico, la donna non avrebbe potuto infatti denunciare i malviventi perchè – ha scritto Il Fatto quotidiano e poi pesantemente commentato da Confturismo Veneto – nelle pieghe della riforma Cartabia vi sarebbe la previsione che i borseggiatori non possano essere querelati da chi è temporaneamente in Italia. Questo, perché con grande probabilità le “vittime” che hanno denunciato il fatto alle autorità competenti non sarebbero poi presenti in occasione di eventuali processi.

Il presidente di Confturismo Veneto, Marco Michielli ha chiesto addirittura l’intervento del ministro Nordio.

Il prof Gian Luigi Gatta: nessun limite per gli stranieri

Il professore Gian Luigi Gatta, ordinario di diritto penale all’ Università di Milano, vice presidente della Scuola superiore della magistratura e consulente giuridico di Marta Cartabia quando è stata ministra della Giustizia, ha però smentito questa tesi.

“Non esiste e non è mai esistito nella legge italiana alcun limite al diritto di presentare querela da parte dei turisti stranieri presenti in Italia, vittime nel nostro paese di reati procedibili a querela, come il furto”, ha replicato il professore all’Ansa.

“Basti pensare – ha continuato Gian Luigi Gatta – che il codice prevede che la querela possa essere presentata, oltre che alle forze dell’ordine, all’autorità consolare”.

E ancora: “Le eventuali difficoltà dei cittadini stranieri di partecipare ai processi che si svolgono in Italia – ha detto ancora il professor Gatta – non impediscono la celebrazione di quei processi: il processo penale si può svolgere anche in assenza della vittima, che può esercitare i suoi diritti presentando memorie scritte, facendosi sentire a distanza per via telematica e facendosi rappresentare da un avvocato italiano, oltre che dal pm”. Insomma “è’ del tutto irrealistico – conclude – immaginare che un ministro di uno stato straniero, anche per via diplomatica, possa incontrare difficoltà a presentare una querela, a farsi rappresentare in giudizio nel nostro paese o a collegarsi online per essere sentito dal giudice”.

“Il furto poi – fa notare – non è l’unico reato procedibile a querela: ce ne sono molti altri, ancor prima della riforma Cartabia, tra cui la violenza sessuale. Qualcuno ha mai seriamente pensato che una turista o una studentessa straniera violentata in Italia, come purtroppo è avvenuto in casi oggetto di clamore mediatico, sia priva di tutela nel nostro paese per le difficoltà di presentare querela o partecipare al processo? Se così fosse la nostra legge violerebbe i più elementari principi per la tutela delle vittime di reato, oltre al principio costituzionale di uguaglianza. Ma non è così”.

Le scuse della città di Venezia

Intanto, la ministra Menezes, in Italia per visitare il padiglione del Brasile alla Biennale Architettura, vincitore del Leone d’Oro per la miglior partecipazione nazionale, sta proseguendo il suo viaggio a Venezia.

Il prefetto Michele di Bari, che l’ha ricevuta in visita, le ha espresso i sentimenti di vicinanza e le scuse da parte della città e delle istituzioni per il brutto episodio.

Riferendosi all’importante presenza del Brasile alla Biennale, di Bari ha sottolineato come “proprio la cultura sia lo strumento che unisce i popoli, attraverso un linguaggio universale”.