Home Disabilità La nuova formazione dei docenti deve essere inclusiva

La nuova formazione dei docenti deve essere inclusiva

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Riceviamo e volentieri pubblichiamo il seguente intervento di Salvatore Nocera, presidente del Comitato dei Garanti della FISH (Federazione italiana per il superamento dell’handicap).

Ha fatto molto scalpore, specie tra le associazioni delle persone con disabilità e loro familiari il recente decreto-legge approvato dal Governo lo scorso 21 aprile (e poi pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 30 aprile) sulla formazione iniziale ed obbligatoria in servizio dei docenti futuri ed attuali. La FISH ha diramato un comunicato-stampa molto preoccupato, invitando il Ministero a convocare immediatamente l’Osservatorio scolastico per verificare come colmare i vuoti di tale importantissima riforma della scuola.

Infatti nel decreto-legge si prevede circa un anno di formazione obbligatoria dei futuri docenti e circa mezzo anno per quelli già in servizio e che entreranno in ruolo nei prossimi anni.

Però, non è detto quale debba essere il contenuto di questa formazione, a parte la previsione della formazione obbligatoria in servizio sulla formazione digitale e la didattica per il suo utilizzo aa scuola..

Ora, per comprendere la totale assenza di contenuti concernenti la pedagogia e la didattica generali e speciali, bisogna rileggere con attenzione l’interessante libro scritto dal Ministro Bianchi negli scorsi anni dal titolo “nello specchio della scuola“. Il Ministro ripercorre la storia dell’istruzione pubblica dall’unità d’Italia ad oggi, segnalando come la nostra scuola attuale sia rimasta “ottocentesca” nei metodi di insegnamento, nei programmi ministeriali, nella didattica e nel centralismo che, malgrado l’attribuzione dell’autonomia scolastica, rimane ancora nella prassi e nella mentalità di molti operatori della scuola troppo incombente. Di qui la necessità di passare da una scuola “ottocentesca ad una scuola 4.0”.

Per far questo il Ministro segnala quali sono i punti di attacco dell’attuale sistema dell’istruzione che vanno radicalmente riformati. Egli individua, tra i tanti, fondamentalmente due ambiti: quello della “dispersione” di troppi giovani che non raggiungono il diploma di scuola superiore (la cui percentuale è molto alta rispetto a quella degli altri Paesi europei)e quello del grave distacco trai livelli apprenditivi “del Sud rispetto al Nord” d’Italia, come dimostrato dai risultati delle deludenti prove INVALSI.

Ed a proposito dell’urgente necessità di colmare questi due divari il Ministro utilizza il termine “necessità di inclusione“. Questo termine, ormai divenuto universalmente noto, specie dopo la ratifica con legge n. 18/09 della Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità, è fondamentalmente applicato all’orientamento politico di far frequentare con successo gli alunni con disabilità nelle scuole di tutti, superando le vecchie discriminazioni determinate dalle scuole “speciali” per soli alunni con disabilità.

Però nel libro, tranne una breve nota bibliografica, non riferisce i propri contenuti a questi alunni, ma, ripeto, con molta giusta attenzione al superamento della dispersione scolastica ed al divario apprenditivo tra Sud e Nord.

A mio sommesso avviso è in questa visione che occorre individuare la causa dell’assoluta omissione nel recente decreto-legge di interventi formativi generalizzati per garantire l’inclusione scolastica anche degli alunni con disabilità.

E’ vero che la percentuale di questi alunni, pari a circa il 3,05% di tutti i compagni senza disabilità, è una percentuale quasi irrilevante. Però c’è il fatto che in Italia, a differenza di quasi tutti gli altri Paesi del mondo sviluppati ed in via di sviluppo, questa piccolissima percentuale di alunni è spalmata e presente in tutte le classi di tutte le scuole di ogni ordine e grado. Pertanto, mentre in altri Paesi ci si potrebbe accontentare di un aggiornamento formativo per i soli docenti delle scuole speciali, nel nostro Paese ciò è assolutamente impossibile e sarebbe pure illegittimo, stanti le numerosissime decisioni della nostra Corte costituzionale sull’affermazione del diritto costituzionalmente garantito allo studio di questi alunni in tutto il sistema nazionale di istruzione.

E, purtroppo, nonostante la pluridecennale normativa sull’inclusione generalizzata degli alunni con disabilità, non si è avuta in Italia una normativa contemporanea della apposita formazione dei docenti disciplinari, sulla pedagogia, sulla didattica generale e speciale nonché sulla psicologia giovanile, con riguardo agli alunni e studenti con disabilità.

Purtroppo a questa disattenzione avrà contribuito la massiccia attenzione, anche finanziaria, destinata alla formazione iniziale ed all’immissione in ruolo dei cosiddetti docenti “di sostegno”, che ormai costituiscono quasi un quinto di tutto il corpo docente italiano.

Se per i docenti disciplinari di scuola dell’infanzia e primaria alla formazione anche sulla pedagogia e didattica speciale hanno contribuito prima le “scuole magistrali“ ed ora i licei pedagogici e da ultimo, a livello di formazione universitaria il decreto n. 249 del 2010, per i docenti disciplinari di scuola media e superiore, nulla è stato fatto, malgrado dal 1987 la sentenza della Corte costituzionale n. 215 abbia sancito il diritto pieno ed incondizionato degli alunni con disabilità anche in situazione di gravità estrema come quella intellettiva e dell’autismo, allo studio nelle scuole superiori. A tal fine, giustamente il Ministero dell’Istruzione già, a seguito del parere n. 348/1991del Consiglio di Stato, ha introdotto nel nostro sistema il diritto di alunni in situazione di gravissime disabilità ad accedere alle scuole superiori anche con un semplice “attestato sui crediti formativi maturati” e allo svolgimento di un piano educativo individualizzato “differenziato”, finalizzato non al diploma di maturità ma a con sentire il diritto allo studio alla pari coi coetanei senza disabilità.

In tutta questa importantissima riforma continua e permanente della scuola, però, non si è tenuto presente che, i docenti di scuola secondaria non avevano nel loro curricolo degli studi universitari alcuna minima informazione sulla pedagogia e sulla didattica speciale.

Ciò, malgrado la sbandierata singolarità circa la presenza nelle scuole comuni di quasi tutti gli alunni con disabilità, la qualità dell’inclusione scolastica nelle scuole secondarie italiane è rimasta generalmente molto bassa e talora inesistente. La riprova si ha nei casi, sempre più denunciati, di docenti curricolari che delegano ai colleghi per il sostegno non solo l’insegnamento delle proprie discipline agli alunni con disabilità, ma talora assurdamente ed illegittimamente, anche la valutazione sugli apprendimenti degli stessi. Troppo spesso pervengono denunce di docenti disciplinari, ad es. di educazione motoria o di lingua straniera, di scuola superiore circa la pretesa dei colleghi disciplinari di qualunque disciplina di insegnare, trigonometria o filosofia, etc. Questa stortura è purtroppo conseguente alla totale mancanza di formazione iniziale e quasi inesistente in servizio dei docenti disciplinari sull’inclusione scolastica.

Le associazioni di persone con disabilità e loro familiari speravamo pertanto che, dopo aver denunciato a lungo, la carenza formativa iniziale dei docenti disciplinari, finalmente fosse venuto il momento di colmare questa gravissima abissale lacuna normativa, organizzativa e culturale.

Ecco il perché del nostro “sconcerto” dopo la lettura del decreto-legge del 30 aprile 2022.

Però noi, come FISH, pur essendo profondamente contrariati da questa gravissima omissione normativa e politica, non abbiamo immediatamente attaccato giuridicamente, come invece è avvenuto ad opera di talune associazioni col decreto interministeriale sui “nuovi PEI”, impugnati giurisdizionalmente senza alcun previo tentativo di dialogo col Ministero; noi, abbiamo chiesto al Ministero dell’Istruzione un’immediata riunione dell’Osservatorio sull’inclusione scolastica , anche in forza dell’art. 4 comma 3 della convenzione ONU cit. e dell’art. 15 del decreto legislativo n. 66/2017 che impongono al Ministero ed al Governo di richiedere un preventivo parere obbligatorio, ma non vincolante, alle associazioni di persone con disabilità maggiormente rappresentative a livello nazionale.

Siamo fiduciosi che, a seguito di un pacato dialogo col Ministero e col Governo, venga recepita la necessità di colmare le gravi lacune presenti nel decreto-legge n. 36/2022, pubblicato sulla G.U. del 30 aprile, e sia lo stesso Ministero dell’Istruzione a provvedere, in sede di approvazione parlamentare dello stesso, a far inserire gli emendamenti necessari per normalizzare la formazione obbligatoria iniziale ed in servizio di tutti i docenti disciplinari, adeguando così l’impegno politico su questo fondamentale aspetto all’impegno politico ormai pluridecennale sulla presenza degli alunni con disabilità nelle nostre scuole comuni.

A tal fine si auspica che nella commissione che dovrà elaborare i decreti previsti dall’art. 44 del decreto-legge cit. il Ministero voglia includere almeno un membro della SIPES, società di pedagogia speciale ed un esperto della FISH, organismi, entrambi membri dell’Osservatorio Ministeriale sull’inclusione scolastica.