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La prof è transessuale, la scuola la licenzia: mi hanno detto che spiego male e sono indietro col programma

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Una docente di italiano precaria sostiene di essere stata licenziata da un istituto paritario di Roma perché transessuale.

Lo scrive la stessa insegnante, Giovanna Cristina Vivinetto, con un lungo post pubblicato su Facebook, per la quale è iniziata una vera gara di solidarietà sul web.

La donna, 25enne, sostiene che “dopo appena due settimane di servizio, ieri la scuola paritaria che mi ha assunta mi ha licenziata in tronco, con motivazioni confuse, nebulose e, in sostanza, poco credibili. Mi hanno detto che spiego male e sono indietro col programma. Ma probabilmente c’entra il fatto che io sia una donna transessuale“.

La docente, vincitrice anche del Premio Viareggio per la sezione poesia, riporta le motivazioni del licenziamento seguito “a tre giorni di malattia la scorsa settimana per una forte tonsillite batterica con febbre a 39”.

“Non ho la tempra del docente”

“Durante questi tre giorni di assenza, dice la preside, i ragazzi e i genitori “hanno trovato il coraggio” e sono andati a lamentarsi perchè sono indietro col programma; spiego troppo velocemente (contraddizione con il primo punto); quando spiego sembro confusa e insicura, a tal punto che non si capisce dove voglia andare a parare; non riesco a farmi rispettare dai ragazzi; non ho la tempra del docente perché, per “vocazione”, sono una poeta tout court”, dice la professoressa.

Eppure, sostiene la prof, gli studenti “mi hanno sempre riferito tutt’altro, giudizi entusiastici del tipo: “Prof., che bello rivederla oggi! È proprio un piacere” o “È la nostra docente preferita perché riesce a spiegare bene risultando molto simpatica”, oppure, a fine lezione, “Che belle le sue spiegazioni!””.

Non c’è serietà e professionalità

“Credo in sostanza che – continua la donna – le motivazioni di questo gesto, ai miei occhi imprevisto, ingiustificato e imprevedibile, risiedano altrove. Probabilmente a loro è pesata la mia assenza per malattia, dal momento che una scuola privata spesso sfrutta e non guarda in faccia nessuno. Probabilmente c’entra il fatto che io sia una donna transessuale, e questo sarebbe già molto più triste e ingiusto. E non voglio pensarci”.

“Resta che mi spiace e che la serietà e la professionalità per assurdo non si trovano in quei luoghi dove dovrebbero essere date per scontate perché da li passa la cosa più preziosa che abbiamo, il nostro futuro. Perdonate l’amarezza dello sfogo”, conclude la prof.