Home Politica scolastica La proposta di Civati rischia di “spaccare” il movimento

La proposta di Civati rischia di “spaccare” il movimento

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La decisione di Pippo Civati di proporre un referendum abrogativo della legge 107 sta provocando non pochi problemi nello schieramento anti-Renzi che si è costituito in questi mesi.

I più accesi nelle critiche a Civati sono coloro che fanno parte delle organizzazioni che il 12 luglio scorso hanno sottoscritto a Roma il documento conclusivo della Assemblea nazionale alla quale hanno preso parte tra gli altri Unicobas, Comitati a sostegno della LIP, Flc-Cgil.
La proposta del 12 luglio, infatti, prevedeva di rinviare al 6 settembre prossimo ogni decisione in merito al referendum; anche perchè le firme andranno raccolte e depositate entro il prossimo 30 settembre, scadenza non facile da rispettare.
Ma la presidenza della Assemblea nazionale del 12 luglio, intervenuta proprio oggi, sottolinea anche questioni di merito: il quesito referendario proposto da Civati riguarda infatti quasi esclusivamente la questione dei poteri del dirigente, mentre a Roma i problemi emersi sono stati molti altri (finanziamento alle paritarie, disparità di trattamento fra Ata e docenti nella assegnazione delle sedi, scarse garanzie per la libertà di insegnamento).
A rincarare la dose è intervenuta sempre oggi anche Marina Boscaino che dal suo blog “rimprovera” Civati dicendogli apertamente: “Caro Civati, così non si può”.
Al leader del nuovo movimento “Possibile” viene addebitato il fatto di trascurare un po’ troppo le conseguenze di un eventuale risultato negativo dell’intera operazione.
Se il referendum non andasse a buon fine o se, addirittura, non si riuscisse neppure a mettere insieme 500mila firme per poterlo realizzare le conseguenze per il movimento anti-legge 107 potrebbero essere pesantissime.
Un chiarimento potrebbe arrivare però proprio nelle prossime ore da Firenze dove sta iniziando il Politicamp promosso da Possibile e nel corso del quale Civati dovrebbe intervenire proprio sulla questione referendaria.