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La scuola che cammina per l’Italia: l’esperienza di alcuni studenti e dei loro prof

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Una scuola che cammina lungo l’Italia è quella intrapresa da otto studenti e quattro insegnanti, che finora hanno percorso oltre 3mila chilometri a piedi, un viaggio didattico che intreccia studio, incontri e scoperta del territorio.

Si chiama “Strade Maestre” ed è nata dalla cooperativa sociale Camminamenti, con il supporto di diverse realtà come Cai, Aigae, Agesci; un progetto che coinvolge ragazzi degli ultimi anni delle superiori provenienti da scuole di tutta Italia e che hanno  rinunciato per un anno scolastico a banchi e aule, orari e registri, scegliendo  un apprendimento in cammino tra studio e scoperta del territorio

Ogni tappa, si legge su Vita.it, si trasforma così in un’esperienza di apprendimento viva e concreta, come l’ultima che ha avuto inizio il 16 settembre da Orvieto e cha ha percorso oltre 3mila chilometri a piedi, attraversando borghi, città e paesaggi naturali, fino ad arrivare a Trieste, mentre le materie scolastiche si intrecciano con la scoperta del territorio e l’incontro con le comunità locali. Ogni lezione prende vita nei luoghi che la raccontano.

Una sorta dunque di pellegrinaggio finalizzato alla conoscenza e con tappe definite e luoghi di riposo scelte allo scopo, dove ci si rifocilla per poi proseguire oltre.

Negli zaini, invece dei libri,  sacco a pelo e materassino per dormire, pochi vestiti, l’essenziale per il campeggio e l’igiene personale, un tablet o un computer portatile. Il necessario per vivere e studiare in cammino. 

Tuttavia, per essere riconosciuta come scuola,  è stato necessario accreditarla come “istruzione parentale” che permette di fare scuola al di fuori delle scuole statali o riconosciute.

In ogni caso, a spiegare la validità didattica di questa scuola in viaggio sono gli stessi ragazzi, ben felici di tale straordinaria, nel senso di fuori dal comune, opportunità: lungo questo percorso ci si sente più responsabili. C’è più fatica ma si impara a contare su se stessi, come lavarsi i vestiti, prepararsi da mangiare, organizzare lo zaino per il giorno dopo, studiare.

Studiare camminando, tuttavia, alterna fasi itineranti e periodi più stanziali, in cui i ragazzi si fermano per consolidare lo studio e recuperare energie prima di ripartire: Quando sei fermo riesci a concentrarti di più sulle materie, hai più tempo per studiare”, racconta un ragazzo. Che aggiunge: “Riprendere a camminare è come riaccendere il motore della scuola itinerante. Anche perché ogni volta che riparti, non stai solo cambiando città: stai cambiando modo di imparare. Ho imparato ad associare lezioni e concetti a paesaggi diversi. Ad esempio, se mentre mi spieghi una cosa nuova vedo un albero dalla forma strana che mi colpisce, lego quell’immagine al concetto e non lo dimentico più. Il programma di quest’anno è organizzato nella mia memoria per tappe e paesaggi”.

È incredibile pensare a quanto abbiamo già camminato e a quanto ci manca ancora. Qualche volta mi sento un po’ sopraffatto, penso ai chilometri e alla mole del programma da tenere a mente”.

In ogni caso, viene aggiunto: “Camminando ho trovato finalmente la versione di me che mi è più facile amare. Qui ho scoperto di avere una memoria incredibile, mi ricordo tutto. Invece a scuola mentre i prof parlavano ero vinto solo dalla preoccupazione di dover capire cosa tenere a mente ai fini dell’interrogazione e cosa tralasciare. E alla fine non mi restava nulla”.

Qui con i prof “costruisci un legame profondo, e questo aiuta l’insegnamento, non lo rovina. Condividi con loro la vita, vedi quanto tempo ci mettono a preparare le lezioni, l’impegno e la dedizione. E questa cosa ti contagia. Inoltre la scuola in cammino è anche incontri, come dormire nei locali di una parrocchia o mangiare nella mensa Caritas con gli altri ospiti della struttura. È l’incontro con persone così che ti cambia la vita”, sussurra un altro giovane partecipante a questa avventura. Per lui, più che una rivoluzione, questa scuola è un ritorno alle origini.

In fondo, la cultura occidentale è nata proprio così, comminando nei giardini di Apollo  Licio della antica Grecia e dialogando e conversando: “Alla fine, ciò che facciamo qui non è così diverso. Quando impari camminando- spiega un altro studente-, il sapere diventa parte di te, si intreccia con l’esperienza. Non studi più per la verifica, studi perché quello che scopri ti serve a capire il mondo”.