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La teologia della parità scolastica

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In ambito scuole paritarie cerca di radicarsi una nuova disciplina, la “teologia della parità”, ovvero una attività speculativa che ha per oggetto la parità “completa” delle scuole cattoliche; questa nascente teologia opera già da tempo e in diversi modi, in diversi livelli, con numerose strutture, personaggi, personalità.
Le argomentazioni e i comportamenti a supporto della costruzione di detta “teologia della parità” sono principalmente:
– Una interpretazione innovativa dell’art. 33, Cost. dove per “senza oneri per lo Stato” dovrebbe intendersi invece come “liberazione da un obbligo senza prescrizione di un divieto”;
– L’interpretazione della legge n. 62/2000 (L. Berlinguer) come incompleta o inapplicata;
– Il riferimento selettivo a situazioni e normative di altri paesi UE, a dichiarazioni ONU e UE;
– Il risparmio indiretto che le paritarie “producono” al bilancio dello Stato, quantificato in circa 6 mld di euro, di cui rivendicano la titolarietà (?) e perciò pretendono il rimborso (!);
– Il fatto che le paritarie sono sempre alla vigilia del collasso, in agonia, cioè in permanente difficoltà economica (dovuta al fatto che praticano, bontà loro e per scelta, rette sottocosto e dumping); è pur vero che poi alcune chiudono, ma ciò solo a causa del calo di iscrizioni per denatalità e anche del calo delle vocazioni religiose;
– nelle loro riunioni, convegni, dibattiti hanno cura di invitare partecipanti già tutti concordi sul tema e fra loro omogenei; come argomento per ribattere a chi fa osservazioni sgradite o contrarie, ricorrono all’accusa gratuita e generica di ideologismo o di pregiudizio, anche di odio.
Veniamo ai fatti recenti, alla crisi innescata dalla pandemia del coronavirus. Con i governi Conte I e II, le paritarie si sono trovate in difficoltà: prima il ministro Bussetti/Lega ha congelato, reso inattivo, di fatto sciolto, il Gruppo di Lavoro (Fedeli-Berlinguer) sul mitico costo standard; poi è venuta Azzolina/M5S esplicitamente contraria ad aiuti alle paritarie.
Ma il virus, ha per così dire, portato una boccata di ossigeno alle rivendicazioni delle paritarie; una occasione da non perdere; infatti alle richieste comprensibili di contributi statali per rimediare alla situazione contingente, si sono subito aggiunte le richieste strategiche, cioè essenzialmente il recupero del costo standard per tutti; da qui l’iniziativa di protesta chiamata impropriamente “sciopero” nei giorni 19 e 20 maggio scorsi, con la consueta e massiccia ricaduta sui media e sui social; la politica, i partiti di destra ora all’opposizione sostengono e si intrufolano fra le richieste delle paritarie e lo fanno per loro interessi e obbiettivi (creare difficoltà al Governo, fare a buon prezzo propaganda politica ed elettorale, nascondere difficoltà nelle Regioni da loro governate), anche alcuni elementi sciolti (“transumanti”) di PD, IV, M5S si sono aggregati ed insieme hanno prodotto un “manifesto di impegno politico trasversale” velleitario, generico, sostanzialmente inutile che vorrebbe contribuire al tam tam mediatico e alla pressione sul governo.
Ancora c’è da osservare che volendo interpretare il “senza oneri per lo Stato” come “liberazione da un obbligo senza prescrizione di un divieto” non scaturisce automaticamente l’obbligo di finanziare le paritarie; e c’è da ricordare che le opposizioni del “manifesto trasversale”, quando erano loro al governo con Moratti, Gelmini, Bussetti nulla fecero (o poterono fare) per le paritarie.
Infine l’allarme (o pretesto, o slogan, o fake news) del 30% di scuole a rischio chiusura, con 300mila studenti e 2,4 mld di aggravio sul bilancio statale non risulta ancora supportato da dati, documentazioni, autocertificazioni affidabili e controfirmate da qualche sigla o esponente apicale.
Vincenzo Pascuzzi