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Lettera di Renzi ai prof: “Ci siamo presi gli insulti, ma adesso basta con il precariato”

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Grazie alla riforma della “Buona Scuola” finisce “l’ingiustificato e odioso precariato tra i docenti”. Un provedimento per il quale “ci siamo presi critiche, insulti, offese, ma adesso ci siamo”, “le cose sono cambiate”. Lo scrive il premier Matteo Renzi, in una lettera inviata ai docenti assunti grazie alla riforma.

 

Ecco il testo:

La mia generazione è cresciuta all’insegna del precariato. Doveva essere flessibilità, spesso era solo precariato, talvolta al limite dello sfruttamento. Credo che essere di sinistra non sia fare i convegni o organizzare piccoli partiti che non vinceranno mai. Essere di sinistra – e ancora prima essere per la giustizia sociale e per l’uguaglianza – significa lottare contro il precariato. Negli ultimi vent’anni solo due leggi hanno ridotto il precariato: il JobsAct e la Buona Scuola.

Ieri altri cinquantamila insegnanti italiani, costretti per anni a un precariato umiliante e disorganizzato, hanno ricevuto la proposta di assunzione a tempo indeterminato. Un altro impegno mantenuto. Ho scritto a loro questa lettera.

Gentile Professoressa, gentile Professore,

La ringrazio per aver accettato la proposta che il Ministero Le ha formulato ieri.
Benvenuta nella comunità delle donne e gli uomini che lavorano a tempo indeterminato per lo Stato.
Le faccio i migliori auguri, a nome mio personale e a nome di tutto il Governo.

Per anni le Istituzioni hanno permesso che si creasse un ingiustificato e odioso precariato tra i docenti. Conosco bene la rabbia e la frustrazione che tutto ciò ha provocato in molti suoi colleghi. Non poter assicurare continuità educativa ai ragazzi, dover cambiare istituto ogni anno senza una progettualità, ricevere la lettera di licenziamento alla fine dell’anno scolastico anziché gli auguri di buone vacanze. Essere considerati pacchi postali da spedire in varie zone della provincia e attendere le convocazioni di fine agosto come un rito umiliante e angoscioso. So quanto per molti di voi tutto ciò sia stato vissuto come una profonda ingiustizia: impossibile del resto apprezzare uno Stato che rende precario il lavoro più importante, quello di insegnante.

Le cose sono cambiate. Con la Buona Scuola abbiamo innanzitutto messo più soldi nell’educazione, più soldi per i professori, più professori per i nostri figli contro l’insopportabile filosofia delle classi pollaio. E con la Buona Scuola abbiamo anche messo la parola fine al modo scandaloso con cui vi hanno trattato in questi anni. Vorrei essere chiaro: abbiamo solo fatto il nostro dovere, niente di più. Lo Stato infatti aveva formato Lei e i suoi colleghi per diventare professori. Vi aveva attribuito il diritto di diventarlo. E poi vi ha lasciato per anni nel limbo. Non abbiamo fatto niente di speciale, solo il nostro dovere. Ma ci abbiamo messo passione, impegno, determinazione. Senza la Buona Scuola gli insegnanti sarebbero restati per anni, qualcuno per più di un decennio, precari, ostaggi di convocazioni, graduatorie, punti da conquistare con discutibili procedure.
Ci siamo presi critiche, insulti, offese, ma adesso ci siamo. Ci hanno chiesto di fermarci, raccontando tante falsità come quella di chi diceva che le assunzioni ci sarebbero state comunque in nome di una presunta sentenza europea. Non è così, naturalmente. Se avessimo bloccato il cammino della Buona Scuola oggi saremmo tornati all’anno zero. Abbiamo fatto tesoro delle tante critiche ricevute, ma abbiamo mantenuto la parola data: Lei adesso è a tutti gli effetti un insegnante a tempo indeterminato. È finalmente “entrato di ruolo”. Auguri!

Spero che possa festeggiare con la Sua famiglia, con i Suoi cari, con i Suoi amici. Brindo metaforicamente al Suo lavoro. E mi permetto di chiederLe una cosa.
Il Suo lavoro è persino più importante del mio. Lei si occupa di educazione e non c’è priorità più grande per l’Italia dei prossimi anni. Lei lavorerà nella scuola più tempo di quanto io starò al Governo. Lei ha la possibilità di tutti i giorni di valorizzare i sogni e le passioni dei nostri ragazzi che sono il bene più prezioso che abbiamo. La prego, dal profondo del cuore: non ceda mai al vittimismo, alla rassegnazione, alla stanchezza. Sia sempre capace di affascinare i suoi studenti, di spronarli a dare il meglio, di invitarli a non cedere al cinismo e alla meschinità.

Lei ha studiato, ha sicuramente un’ottima preparazione, conosce bene la materia che insegna. E noi siamo orgogliosi della scuola italiana che con tutti i suoi limiti ha punti di forza straordinari. Abbiamo bisogno che indipendentemente dalle differenze religiose, politiche, culturali, civili, economiche la scuola dia ai nostri ragazzi l’opportunità di credere nei loro mezzi. Di valorizzare i propri talenti. La scuola è la più grande opportunità per dare a tutti – nessuno escluso – la possibilità di trovare la propria strada per la felicità. Lei ha una responsabilità meravigliosa e difficilissima, non si stanchi mai di crederci, anche quando Le sembrerà difficilissimo. L’Italia di domani sarà come la faranno i professori di oggi.
Noi faremo di tutto per aiutare questo lavoro, cercando di fare sempre di più per la scuola di questo affascinante e struggente Paese.

Il mio saluto più cordiale, congratulazioni e buon lavoro.

Qualcuno diceva che avremmo “deportato” i professori e soprattutto in qualche regione come la Puglia si è detto di tutto contro la Buona Scuola. Evito di dire quello che penso rispetto all’espressione infame della deportazione che richiama una storia di dolore inenarrabile. Mi limito ai fatti. In Puglia, per esempio, su 4037 posti disponibili, hanno ottenuto la cattedra nella provincia indicata 3683 docenti. 269 sono stati nominati in altra regione per loro scelta, 85 sono venuti da altre province. 380 insegnanti sono stati assegnati a un’altra provincia.

Dunque fuori regione andranno in 150.

Matteo Renzi