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Leva obbligatoria per imparare l’educazione, tutti contro Salvini: i 15 miliardi li dia alla scuola pubblica

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Ha riscosso un’alta dose di dissensi l’idea del vicepremier Matteo Salvini di reintrodurre la leva obbligatoria, cancellata dall’ultimo governo D’Alema e lasciata in vigore fino a nati del 1985, ‘per far imparare ai ragazzi e alle ragazze l’educazione’: tra i no a raffica ricevuti, nelle ultime ore è arrivato quello della ministra della Difesa Elisabetta Trenta, che ha parlato di “un’idea romantica, ma “non più al passo con i tempi”. Una posizione non molto distante l’hanno espressa, in successione, diversi politici appartenenti all’opposizione, a partire da Forza Italia, Fratelli d’Italia, Pd e Leu.

Brignone (Possibile): il vero investimento è la sicurezza degli edifici

Ad esprimere il proprio dissenso per la proposta Salvini è anche la segretaria di Possibile, Beatrice Brignone, che parla di “ennesimo spot che probabilmente non andrà da nessuna parte, visto che – secondo quanto riportato da Fanpage.it nello scorso febbraio – questa misura costerebbe 15 miliardi di euro”.

La Brignone aggiunge: “Ma se davvero Salvini trovasse dal nulla 15 miliardi di euro, non sarebbe meglio investirli davvero nell’educazione di ragazzi e ragazze, destinandoli alla scuola pubblica statale?”.

Il riferimento dell’esponente di Possibile è alla volontà espressa dal vicepremier leghista di rendere ordinari i controlli antidroga davanti alle scuole, oltre che di trasmettere ai giovani quel senso civico che ‘mamma e papà non sono in grado di insegnare’: “Sulla sparata delle ‘scuole sicure’ – aggiunge Brignone – l’iniziativa che richiederebbe un investimento di risorse allo scopo di ‘beccare’ gli spacciatori fuori dalle scuole già da settembre e che, a dire di Salvini, vedrebbe l’adesione di 20 sindaci, il Comitato Scuola di Possibile si era già espresso. L’unico investimento che immaginiamo per le ‘scuole sicure’ è quello che riguarda la sicurezza degli edifici”.

“Salvini si preoccupi delle vere emergenze”

La Brignone ricorda che “sul sito del Miur si trova un resoconto dell’Associazione Nazionale Presidi, secondo il quale solo il 3% degli edifici scolastici italiani è in condizioni ottimali di manutenzione”, mentre “il resto necessita di interventi più o meno consistenti e onerosi e la media dei crolli è di 44 all’anno (quasi uno a settimana)”.

“Sempre secondo l’Anp, un edificio su quattro è sottoposto a una manutenzione inadeguata. Il ministro farebbe bene a preoccuparsi di questi dati allarmanti anziché di crocefissi e reintroduzione della leva militare”.

I numeri del pericolo

Come avevamo rilevato, Anp ha ricordato, scrivendo al ministro, che “una scuola su quattro” ha una “manutenzione inadeguata e solo il 3% in ottimo stato di manutenzione. Non dobbiamo attende una tragedia per renderci conto dell’urgenza della questione”.

Il sindacato dei presidi ha qundi ricordato che “il 23% delle scuole presenta uno stato di manutenzione del tutto inadeguato. La media nazionale di investimento in manutenzione straordinaria annua per singolo edificio degli ultimi 5 anni è di 20.535 euro. Oltre il 41% delle scuole si trova in zona sismica 1 e 2 e solo il 12,3% delle scuole presenti in queste aree risulta progettato o adeguato alla normativa tecnica di costruzione antisismica”.

E ancora: “La metà delle scuole non ha mai ricevuto dall’ente proprietario il certificato di idoneità statica, di collaudo statico, di agibilità e di prevenzione incendi. Gli impianti elettrici sono completamente a norma in meno di un’aula su quattro e soltanto nel 15% delle palestre e nel 9% delle mense. Nel 18% delle scuole a più piani, non sono presenti scale di sicurezza, né vi sono uscite di sicurezza sui corridoi”.

A nulla serviranno controlli e sanzioni

La conclusione, sempre per il sindacato dei capi d’istituto, è che “se non si interviene in modo deciso sugli Enti Locali cui destinare risorse economiche adeguate per gli interventi di messa in sicurezza degli edifici scolastici, a nulla serviranno controlli e sanzioni”.

Anp, infine, ricorda che il 18 aprile scorso, “il Ministero dell’interno ha diramato una nota che sembra indirizzare l’attività di controllo a carico dei dirigenti scolastici con la pretesa che siano solo questi ultimi a dover risolvere le diffuse e vistose carenze edilizie con misure di carattere meramente organizzativo, non considerando che la proprietà degli immobili è degli Enti locali”.

“Onorevoli Ministri, l’Anp chiede di porre la massima attenzione sulla questione della sicurezza degli edifici scolastici che accolgono quotidianamente per molte ore milioni di cittadini (studenti e lavoratori), al fine di colmare il divario esistente tra la qualità delle strutture scolastiche e le prescrizioni di legge”, conclude il sindacato.

Chiude ItaliaSicura/Scuole

Intanto, solo qualche giorno fa, ItaliaSicura/Scuole ha fatto sapere che “il Governo in carica non ha rinnovato il mandato della Struttura di Missione per la riqualificazione dell’edilizia scolastica presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri“. Si interrompe qui, sempre a detta di ItaliaSicura/Scuole, l’investimento prodotto dagli ultimi due governi Pd: 10 miliardi per l’edilizia scolastica di cui oltre 5 già spesi da Comuni, Province e Città Metropolitane per interventi di messa in sicurezza e realizzazione delle scuole. Sono stati edificati oltre 300 nuovi edifici scolastici in tutta Italia e le task force edilizia scolastica hanno monitorato sul campo oltre 2.100 interventi in 15 regioni.

ItaliaSicura/Scuole – si legge nel sito dell’organismo – ha inoltre compiuto un’azione quotidiana di supporto e guida per le Amministrazioni locali che hanno sempre trovato nell’ufficio un punto di riferimento. L’operazione #Sbloccascuole, avviata da #Italiasicura nel 2014 e replicata fino al 2018 ha permesso allentamenti dei vincoli di bilancio degli Enti locali per 1.196 milioni di euro che hanno finanziato oltre 1.000 interventi di edilizia scolastica“.

Nei giorni successivi, dal governo sono però giunte rassicurazioni: i cantieri sulla sicurezza non chiudono affatto, anzi a breve sarà reso pubblico il programma di rilancio del progetto utile alla manutenzione e ristrutturazione degli edifici.