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L’insegnante di sostegno è un docente della classe!

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Ho letto il vostro articolo “I docenti di sostegno non sono di serie B” e vorrei raccontarvi la mia esperienza.

Sono docente precaria da 10 anni di cui da 5 di sostegno, ho scelto di specializzarmi sul sostegno dopo aver lavorato ‎nel posto comune perché sentivo di voler dare qualcosa in più alla mia classe, qualcosa in più anche per quei bambini che evidentemente hanno qualche difficoltà, ma che per decisioni dei genitori non hanno una certificazione e quindi nessun diritto al sostegno nonostante abbiano una necessità evidente.

Negli anni come insegnante di sostegno ho incontrato diversi approcci nei miei confronti da parte dei colleghi di posto comune. Alcuni mi consideravano al loro livello, altri ad un livello superiore vista la mia formazione, altri non hanno mai capito il mio ruolo in classe e mi trattavano come l’insegnante di quel bambino. Quel bambino che per loro avrei dovuto portare fuori dalla classe perché disturbava, quel bambino che non può stare in classe con gli altri perché non sono in grado di gestire se manca l’insegnante di sostegno. Questa non è inclusione, ma non è neanche l’inclusione dell’insegnante di sostegno.

Nonostante io sia sempre stata insegnante di classe ‎perché aiutavo tutti i bambini cercando strategie individualizzate per tutti, perché potessero capire meglio la consegna, cercando di mediare tra i bambini su come dovevano approcciarsi al bambino con autismo e a spiegare ai bambini che siamo tutti diversi e per questo tutti straordinari, nonostante tutto questo mi è capitato che un’insegnante di posto comune non volesse farmi firmare il modulo della prova antincendio. Perché io cosa c’entro? Sono solo di sostegno.

Mi è capitato che non volessero farmi partecipare ai colloqui individuali con i genitori. Perché io cosa c’entro? Sono solo quella di sostegno.

Mi è capitato anche che mi abbiano detto di non presentarmi alla programmazione della classe perché tanto non c’è nulla che mi potesse interessare, si parla della classe non del sostegno. ‎Come se quel bambino non facesse parte della classe, come se io non fossi un’insegnante della classe.

Eppure sono più di vent’anni che la legge 104 esprime in maniera molto chiara la figura dell’insegnante di sostegno. Queste persone violano la legge sulla contitolatità dell’insegnante di sostegno (legge 104/92 art.13 c.6), la legge sulla collegialità tra tutti i docenti contitolari della classe della valutazione periodica e finale (DL 62/17 art.2 c.3). Questi docenti dovrebbero formarsi ed informarsi, dovrebbero accettare la diversità che in ogni classe troviamo e guardare le potenzialità di un bambino, non le sue disabilità.

Ecco perché io sono felice di fare l’insegnante di sostegno, perché io, al contrario di loro, vedo le potenzialità di questi bambini al di là di tutte le difficoltà che hanno, vedo le potenzialità e lavoro per sviluppare al massimo le capacità che non sono altro che nascoste o ancora ad un livello inferiore, ma ci sono.

Comunque sia nella mia breve carriera ho anche conosciuto insegnanti curricolari che lavorano per l’inclusione e che vedono in questi bambini e negli insegnanti di sostegno delle risorse indispensabili per la formazione di tutti i bambini.

Alcuni miei colleghi del sostegno sono passati al posto comune perché stanchi di essere considerati di serie B, perché stanchi che a fine anno i genitori passassero davanti a loro consegnando i regali agli insegnanti curricolari e dimenticandosi totalmente del lavoro che svolge l’insegnante di sostegno.

Io sorvolo su queste cose perché il mio lavoro mi riempie ogni giorno di piccole soddisfazioni, ogni piccolo traguardo ed obiettivo raggiunto da un bimbo speciale per me é una gratificazione enorme.

Se vi piace il mestiere dell’insegnante di sostegno non mollate, ci vuole collaborazione tra colleghi perché avvenga l’inclusione.

Bisogna lottare per questi bambini indifesi e per le loro famiglie, lottare per la nostra figura professionale perché non è meno importante di qualsiasi altra figura.

Lettera firmata