
Lucia Azzolina, l’ex ministra dell’Istruzione, ha dato alla luce la sua seconda figlia domenica 8 giugno, poco dopo essere andata a votare per il referendum. Lo ha raccontato lei, in un post Facebook in cui ha ribadito l’importanza di andare a votare.
“Nel pomeriggio avevo sentito dei dolori. Ho chiesto al mio compagno di portarmi subito a votare per il referendum. Dentro di me avevo intuito di non avere tanto tempo. Dopo qualche ora, alle 22.19, è nata la piccola Aurora”, queste le sue parole.
L’attuale dirigente scolastica di un istituto di Biella ha rilasciato un’intervista a Il Corriere della Sera in cui ha risposto ad alcune critiche: “Qualcuno ha persino scritto ‘come rovinare un bel momento’, riferendosi al voto. Per me invece era fondamentale, andare ad esercitare il mio diritto”.
Ecco perché Azzolina ci teneva tanto a votare: “Per me era importante votare soprattutto per il quesito sulla cittadinanza, anche se dimezzava i tempi solo per i cittadini maggiorenni. Ma è una questione di principio. Io dirigo una scuola multiculturale che raccoglie 850 studenti dai 3 ai 14 anni, e che accoglie tantissimi ragazzini che giuridicamente non hanno la nazionalità italiana ma sono nati e cresciuti in Italia, conoscono anche il biellese che io non conosco! Mi sembra una follia che non siano considerati italiani a tutti gli effetti. Per me lavorare in questo contesto è un arricchimento continuo, ci si confronta tantissimo, si cresce insieme”.
“Non mi manca la politica”
“Sono contenta di averlo fatto, pur immaginando che non si sarebbe raggiunto il risultato. Le guerre non si combattono solo perché si pensa di vincerle. Mi dispiace per il risultato ma non immaginavo qualcosa di diverso. Purtroppo ho capito che tanta gente, tante donne soprattutto in Italia e nel mondo, non conoscono quante lotte siano state fatte per esercitare il diritto di voto. Che poi uno non voglia esercitarlo, è un conto: ma che si critichi chi vuole esercitare il diritto di voto, soprattutto se donna, lo trovo un po’ denigrante”, ha aggiunto.
“In questo momento non mi manca la politica. Sono più felice oggi, la politica si può fare in tanti modi e il primo è interessarsi degli altri, non ragionare per meri interessi individuali ed egoistici: ho 850 studenti invece di 8 milioni, ma ciascuno ha i suoi bisogni e mi fa piacere seguirli. Mai dire mai. La vita è un libro bianco da scrivere. Ho un ricordo bellissimo del mio anno da ministra, ma anche dolorosissimo: annunciare la chiusura delle scuole per me che nella scuola sono cresciuta e tornata, è stato davvero difficile. Tuttora tanti degli studenti di quel periodo mi scrivono sui social, mi raccontano com’è andata. Sono contenta”, ha concluso.
Referendum, niente quorum
Il referendum non ha raggiunto il quorum. L’affluenza che si è fermata poco sopra il 30%. Niente da fare per i cinque quesiti sul lavoro e sulla cittadinanza. In particolare, è un dato interessante, al quesito che proponeva di ridurre da dieci a cinque gli anni per ottenere la cittadinanza italiana più di un cittadino su tre ha votato “no”.
Doveva essere il quesito che avrebbe trascinato gli altri quattro, invece quello sulla cittadinanza si è rivelato il più fragile e con la percentuale di sì più bassa rispetto a quelli sul lavoro: intorno al sessanta per cento contro più dell’85 per cento.
“Oggi in Italia si votano dei referendum che non passeranno: la cittadinanza non è un regalo, chiediamo regole più chiare e severe per essere cittadini italiani, non basta qualche anno in più di residenza”. Lo ha detto il vicepremier e leader della Lega, Matteo Salvini, intervenendo sul palco della “Festa della Vittoria” dei Patrioti Ue, come riporta La Repubblica.
Tajani così rilancia la proposta di Ius scholae: “La riforma più giusta per garantire l’integrazione, è quella di FI: 10 anni di scuola con profitto e poi si può richiedere la cittadinanza”.