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Luciana Littizzetto e le sue dichiarazioni sulla prof colpita da pistola ad aria compressa: alcuni docenti protestano

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Sulla questione e le ragioni che hanno spinto una docente di Rovigo a denunciare tutta la sua classe dopo che un gruppo di studenti le ha sparato con una pistola ad aria compressa, il dibattito pubblico si è mostrato spaccato.

Ad intervenire sulla vicenda è stata la comica e presentatrice Luciana Littizzetto che ha in qualche modo messo in discussione il punto di vista della docente vittima degli attacchi.

Dopo la pubblicazione dell’articolo, diversi lettori ci hanno mandato il loro punto di vista. Il maestro Max Zulian afferma: “Posso essere d’accordo in generale sui concetti espressi dalla Littizzetto, ma dopo il fatto avvenuto, ritengo che si debba solidarizzare in maniera totale con la professoressa, che potrebbe anche aver sbagliato … potrebbe non essere stata “empatica, simpatica, autorevole e quant’altro, ma il gesto è orribile, con l’aggravante di averlo poi reso pubblico …In assoluto condanno tutta la classe a crescere ,a migliorare, ad accettare anche una professoressa imperfetta e debole ….nella scuola si dovrebbe crescere insieme (docenti e allievi, genitori e dirigenti scolastici).

E ancora, la prof.ssa Mirella Rigamonti aggiunge: “Sono un’ insegnante di scuola primaria in pensione oramai da dieci anni. Non mi voglio definire ex insegnante perché ho amato così tanto il mio lavoro che sento di appartenere ancora a quel mondo. Tramite colleghe ancora in servizio so come sta procedendo la scuola e le problematiche che si porta dietro. Colgo così l’ occasione per rispondere alla signora Littizzetto dicendole che sono in parte d’ accordo con lei. Premetto che dopo solo nove anni di servizio forse la signora non ha avuto modo di fare confronti tra l’ atteggiamento dei ragazzi e ahimè anche dei genitori da trent’anni a questa parte. Non sono stata un’ insegnante severa e neppure una legata alla figura della maestra unica, ho accettato di buon grado i cambiamenti avvenuti nella scuola sia per quanto riguardava l’ organizzazione delle classi, sia per quanto riguardava i programmi. Purtroppo negli anni quello che è cambiato è stato l’ atteggiamento dei genitori nei confronti della scuola. È cambiata l’ attenzione verso il lavoro scolastico dei figli, oggi spesso lasciati soli ad affrontare eventuali difficoltà, liquidati con “non ho tempo di seguirti, arrangiati se non studi, veditela tu con la tua maestra”. Questo manca, il rispetto verso gli insegnanti e l’ insegnamento, il denigrare continuamente i docenti e il loro  operato anche e soprattutto tramite quel “meraviglioso” canale in cui passano le voci delle comari o delle galline che fanno a pezzi le persone senza pietà. E questo tempo che le mamme dedicano a scrivere le loro cavolate (sono pochi gli uomini), lo sottraggono alla cura dei figli. In fondo questa scuola è lo specchio di questa società malata, di questo uso eccessivo dei social che sottraggono tempo a tutto: a parlarsi a quattr’occhi, ad osservare, a partecipare di persona, a riferire e a ricordare fatti accaduti”.

La prof.ssa Simonetta Lucchi ci scrive: “Trovo veramente superficiale il commento di Luciana Littizzetto a proposito della docente colpita con un fucile ad aria compressa, e mi chiedo come mai si debbano leggere certe “sparate”. Distinguere i professori tra “deboli” e “non deboli”. Profonda analisi.
Fabio Fazio scrive libri di storia dell’arte insieme a un professore…ma perché? A ognuno il suo.
Il rapporto con la classe è questione complessa e delicata. E’ abbastanza facile ottenere il rispetto “abbassando i voti” o “dando tanti compiti”. Più difficile cercando di essere onesti nelle valutazioni, incoraggiando, lavorando bene in classe in modo da lasciare tempo agli alunni per attività sportive o altro, ascoltare anche loro e non solo sé stessi. Fondamentale il rapporto con il consiglio di classe: tra i docenti ci dev’essere equilibrio e correttezza reciproca. Importante che a scuola il docente sia sostenuto, un incarico, un commento, un apprezzamento dal/dalla dirigente o dai colleghi. Poi, ognuno ha il suo “stile”. Non ci sono regole fisse, occorre coinvolgere e far comprendere l’importanza degli argomenti e anche quella dei giudizi e valutazioni che si danno. È ovvio che dare note per un insegnante non è mai utile e “chiamare il preside”, come dice la Littizzetto, si faceva in tempi ormai remoti. Come nei rapporti con le persone, le cose possono andare bene o male: si può creare sintonia o meno. Alle volte intervengono anche fattori esterni. Chiacchiere o pettegolezzi. Incomprensioni, malintesi. Periodi di malattia o debolezza dell’insegnante. Momenti difficili degli alunni. Per quanto alle volte…tempo fa sentivo in corridoio delle ragazze dire di una collega che era “stupida”. Le rimprovero e dico loro di riflettere. Stupida perché? “Perché è buona- mi dicono- non dà insufficienze”. “Ma è preparata? “Chiedo, per difendere la docente. “Sì, spiega molto bene”.
E quindi? Dobbiamo mancarle di rispetto? Il mondo è strano, alle volte. Siamo sempre più interessati “al voto”,  meno alla qualità e alla correttezza. Andiamo a udienza solo dall’insegnante “cattivo”, quello “buono” non serve. Questo, forse, andrebbe detto. E che la scuola e la società sono cambiate, negli anni, e tanti “esperti” onnipresenti, con le loro battute, li vorrei proprio vedere, in classe”.

Concludiamo con il commento della prof.ssa Sara Alonzi: “Ho appena letto il commento che la Littizzetto ha fatto in merito alla docente a cui hanno sparato in classe. Sostiene che la professoressa non era abbastanza empatica con gli studenti. Mi suona molto come l’accusare una donna violentata di essersi vestita in maniera provocante. Eh sì chi ha violentato va punito, però anche la ragazza, poteva vestirsi più casta. Eh sì chi ha sparato va punito, però la prof poteva anche essere più coinvolgente con i suoi studenti. Cara Littizzetto, ti seguo da molti anni e mi piaci, ma qui hai proprio toppato. Stiamo scherzando? Un’aggressione va condannata senza se e senza ma. Aggiunge che lei avrebbe risolto la questione privatamente, senza mettere di mezzo i media, senza fare denunce. E di nuovo sbaglia: innanzitutto i media li hanno coinvolti i ragazzi mettendo in rete il video, quindi la professoressa è stata trascinata suo malgrado nella macchina mediatica. Se la gente viene informata di qualcosa che mi ha coinvolta, che mi ha ferita, che mi ha addirittura umiliata e derisa, come minimo voglio far sentire la mia voce, mica mi nascondo. Quanto alla denuncia, siccome la sospensione non è stata attuata, è l’ultima carta che rimane per far comprendere a dei ragazzi che continuano a essere protetti dai genitori qualsiasi cosa facciano, che invece le azioni provocano reazioni. Concludo che insegnando musica ci sono molti “ganci” con il mondo dei giovani, molti spunti per attirare l’attenzione ed essere empatici/simpatici, forse non è così per tutte le materie, già la matematica la vedo molto più difficile, ma purtroppo esistono materie che fanno funzionare il mondo e forse forse vanno imparate con fatica e sacrificio, anche se l’insegnante ci sta antipatico, anche se bisogna rinunciare a uscire con gli amici, anche se non ci fa esaltare l’idea di passare il pomeriggio a far esercizi”.