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Luciana Littizzetto e la docente aggredita, il prof Ricucci: “La sfida per gli insegnanti è essere motivatori, più che empatici”

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Hanno fatto molto scalpore le parole pronunciate dal volto televisivo Luciana Littizzetto nel corso della puntata del 21 gennaio di La Bomba, programma di Radio Deejay. La comica ha fatto una lunga riflessione sul caso della docente colpita con una pistola ad aria compressa in una scuola di Rovigo lo scorso ottobre.

La Littizzetto ha parlato di “empatia”, dicendo: “È l’empatia, quel qualcosa che fa intuire ai ragazzi che proprio li ami, altrimenti non saresti lì perché ti piace stare con loro, sei interessato a ciò che pensano e sentono. Se riesci a creare questa sensazione, non ti sparano con la pistola ad aria compressa”, queste le parole che hanno attirato una marea di critiche.

Le caratteristiche del docente del futuro

Il docente e saggista Mario Ricucci, che insegna italiano e latino al Liceo scientifico Leonardo di Milano, ha fatto una riflessione sul tema, dicendo che la vera sfida, per gli insegnanti del futuro, è dare agli studenti la motivazione giusta. “Siamo sicuri che un professore debba essere ’empatico’ e non piuttosto un ‘motivatore’?”, si è chiesto.

Secondo questa visione il docente deve prepararsi bene ad affrontare platee di studenti con una bassa soglia dell’attenzione: “Molti esperti di didattica e pedagogia sottolineano come la scuola del futuro si debba basare non solo sullo sviluppo delle competenze, ma anche sul consolidamento di soft skills: l’approccio tradizionale, infatti, perlopiù nozionistico-trasmissivo, non ha più presa sulle nuove generazioni, che appunto si annoiano”.

“La vera sfida, dunque, per il docente del terzo millennio è trovare strategie per coinvolgere, interessare, incuriosire lo studente che è nativo digitale, per far leva sulla motivazione come motore propulsivo dell’apprendimento. La scuola, in questa prospettiva, andrebbe rivoluzionata per renderla più ‘motivante’, accogliente e inclusiva”, ha concluso Ricucci.

Non si può però pensare che, per contrastare una vera e propria emergenza educativa in corso, molto non dovrà essere fatto dal lato dei genitori.