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Luigi Di Maio, l’abbandono del riformismo per pochi spiccioli

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Luigi Di Maio e l’abbandono del riformismo. Pessima involuzione! La scuola vive di futuro! Le risorse per la scuola sono sempre finalizzate a un disegno alto . Diversamente servono, quando ci sono, a sedurre, distrarre dai veri problemi che stanno strangolando il sistema formativo, grazie alle riforme degli ultimi venti anni.

Luigi Di Maio, una dichiarazione sconfortante

Ha dichiarato Luigi Di Maio: “Oggi dobbiamo fare molto di più sia per gli studenti sia per gli insegnanti. Prima di riformare la scuola, bisogna finanziarla e dobbiamo investire molte più risorse sia con il nuovo Def sia con la legge di Bilancio per garantire continuità didattica per gli studenti che vuol dire meno precariato per gli insegnanti e un’edilizia scolastica che sia all’altezza
Dichiarazione fumosa! Coerente con la comunicazione postmoderna, caratterizzata dal virus dell’annuncite che nasconde il Nulla (incertezza sulle risorse e sulla tempistica). Come affermato da V. Pascuzzi, la dichiarazione dell’esponente del M5s conferma lo stile generico del programma di governo, riguardante la scuola.

Indietro non si torna, ma neanche avanti

Qui però vorrei riflettere sulla ritirata del Movimento dalla prospettiva del futuro, che giustificava e dava senso alla sua iniziale azione politica. In altri termini, è confermata la tendenza a considerare irriformabili le aberrazioni pedagogiche volute dalla destra (Riforma Moratti e Gelmini) e quelle del centrosinistra (Legge 59/97 e Legge 105/15).
La prospettiva delle suddette riforme è l’ingabbiamento del sistema scolastico in una logica aziendale, caratterizzata dall’ottimizzazione, dall’efficacia, dall’efficienza…
Da questo abbraccio mortale, la scuola ha perso il futuro, consolidando la pedagogia che il presente è immodificabile. Il dio denaro potrà al limite risolvere qualche problema secondario.
Si preferisce mettere in atto la strategia di sedurre la scuola, sventolando il fazzoletto delle risorse finanziarie, svincolate da ogni progettualità alta. Se queste ci saranno, sicuramente non risolveranno nulla, considerata la stagnazione economica. Serviranno a finanziare e mantenere vitali le riforme che non necessitano di risorse significative, consolidando di fatto il quadretto descritto sopra.
Probabilmente il cambio di strategia deriva dalla percezione che si sta perdendo definitivamente la scuola. La disconnessione dal mondo della scuola è iniziata, affidando il Miur a un leghista. Si sta ripetendo, comunque la medesima situazione vissuta da M. Renzi.
E a noi cosa resta dopo l’ennesima delusione? Sicuramente non il ritorno tra le braccia mortali di Berlusconi o del renzismo. Quindi è meglio non rispondere!

di Gianfranco Scialpi