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Maestra compra il cellulare alla figlia e le fa firmare un contratto con otto regole: “Il mancato rispetto porterà alla confisca”

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Un contratto per l’uso del cellulare: questo è ciò che ha fatto firmare alla propria figlia, di dodici anni, una maestra nota sui social. Quest’ultima ha postato sulla sua pagina Facebook il documento, che consiste in otto punti.

I punti del contratto

Ecco i punti in questione:

  • Oggi ti consegniamo il tuo primo smartphone. Per poterlo usare, dovrai seguire alcune regole fondamentali. Il mancato rispetto di una o più di queste regole porterà alla confisca del telefono, quindi ci metteremo seduti e ne parleremo. Ricordati la regola principale: siamo nella stessa squadra. Vinciamo assieme e, quando capiterà di perdere, ricominceremo assieme.
  • Sapremo sempre codici e le password. Almeno per i primi tempi: non è un controllo, è un aiuto per scoprire insieme questo nuovo mondo. Sul tuo telefono è stata installata un’app di parental control collegata al telefono della mamma. Non dovrai mai disinstallarla.
  • Consegna il telefono a uno dei tuoi genitori alle 20.30 nei giorni di scuola e alle 21 nei fine settimana. Resterà spento durante la notte e sarà acceso nuovamente alla mattina. Il telefono non viene a scuola con te.
  • Non usare il telefono per prendere in giro o deridere qualcun altro. Non usarlo per fare cose che non faresti nella vita reale. Il digitale è reale, ricordalo. Non inviare foto del tuo corpo o qualunque immagine di cui potresti vergognarti o che potrebbe metterti nei guai. Quello che metti online rimane lì per sempre.
  • Non ci si può iscrivere ai social network prima dei 13 anni: è una legge che ha un suo senso. Lo capirai. Quando sei in compagnia, metti via il cellulare. Si sta insieme agli altri, non si sta “soli in mezzo agli altri”. Non lasciare che il telefono ti cambi.

Genitori spaventati

A fare una cosa del genere è stato l’anno scorso un docente universitario di Macerata, Emanuele Frontoni, ha deciso di comprare il cellulare alla figlia di dodici anni, ma ad una condizione: tutto è stato subordinato alla firma di un vero e proprio accordo unilaterale.

Tanti genitori italiani hanno paura dello smartphone. Per questo motivo, 13 genitori ogni cento scelgono una linea integralista. Vietano ai loro figli (minori di 16 anni) l’uso del cellulare, la navigazione in Rete, l’iscrizione ai social network. Perfino la visione dei tg viene spesso negata ai più giovani.

L’indagine “I fabbisogni di alfabetizzazione mediatica e digitale” – che il Garante delle Comunicazioni (AgCom) ha presentato oggi, 2 luglio, come riporta La Repubblica  – dà notizia del blackout imposto da parecchie famiglie alle bambine e ai bambini di casa, nell’Italia del 2025.

Sono i genitori stessi a confessare la loro linea dura nelle risposte a un questionario che il Garante ha sottoposto a 7.053 individui (“rappresentativi – si dice in questi casi – della popolazione italiana dai 6 anni in su”).

Se tante famiglie scelgono una linea di totale prudenza, altre sono molto più permissive e disinvolte. I loro figli sono liberi di fare quello che vogliono (anche in Rete) senza alcun limite o vigilanza. Una assoluta libertà d’azione viene concessa dal 4,8% dei genitori.

In mezzo a queste due posizioni estreme, ce ne sono altre più moderate. L’11,9% dei genitori permette l’accesso ai media (Internet e social inclusi) solo dai dispositivi di mamma e papà; il 22,8% per un tempo limitato della giornata; il 19,6% in alcune fasce orarie (resiste l’abitudine di usare lo smartphone durante i pasti per il 20% delle persone tra i 6 e i 34 anni).

Nota il garante Agcom che un italiano su tre (con più di 14 anni) non ha “alcun grado di alfabetizzazione algoritmica”, e non sa niente di profilazione. Un quarto ha una conoscenza accettabile. Tutti gli altri si barcamenano, consapevoli ma non abbastanza.