
Rischi, pericoli, responsabilità varie in gita: ma quale docente vuole sobbarcarsi ancora tutto questo, senza avere nemmeno una retribuzione che, almeno, possa, appunto, “premiare” lo sforzo e la fatica e tutto ciò che si mette a repentaglio per accompagnare i propri alunni?
Dopo la tristissima notizia di ieri, 19 maggio, relativa alla morte di una docente di 43 anni in gita scolastica con i suoi alunni in Lombardia si torna a riflettere su questo tema. Quanto vengono pagati gli insegnanti per andare in gita scolastica? Spoiler, poco. E non è nemmeno una novità.
Docenti in gita, soppressa diaria
Da qualche anno, dell’entrata in vigore della legge 23 dicembre 2005, n. 266, è stata soppressa la cosiddetta diaria, l’indennità di trasferta sul territorio nazionale per i docenti in gita, prevista dal decreto del presidente della Repubblica del 16 gennaio 1978, n. 513.
Il decreto del presidente della Repubblica del 16 gennaio 1978, n. 513, alla Tabella B, riportava le seguenti cifre:

Per quanto riguarda i viaggi all’estero, le diarie sono state soppresse dalla legge 122/2010.
Come vengono pagati i docenti in gita?
Ma oggi, come vengono pagati i docenti in gita? Incredibile ma vero: ai docenti non spetta alcun compenso aggiuntivo specifico per le gite. Non esiste proprio una voce “gita”: tutto ricade dentro le “ore aggiuntive non di insegnamento”.
I docenti ricevono quindi delle retribuzioni aggiuntive per le gite, ricavate dal Fis, Fondo per le Istituzioni Scolastiche, che fa parte del Fondo per il miglioramento dell’offerta formativa.
Ecco la tabella allegata al CCNL scuola 2019/2021. Si parla di € 38,50 per ogni ora di insegnamento per attività aggiuntive al servizio curricolare; € 19,25 per ogni ora funzionale all’attività di insegnamento al di fuori delle 40 + 40 ore previste da contratto.
In realtà, però, spesso ai docenti, per le gite viene dato un compenso forfettario deciso in sede di contrattazione d’istituto. Questo vuol dire che in ogni scuola può venire assegnato un compenso diverso.

Nessuno vuole più accompagnare gli alunni in gita
I risultati di un sondaggio della Tecnica della Scuola che ha coinvolto 2.055 utenti di cui 1.938 docenti parlano chiaro: alla base del rifiuto di andare in gita ci sono motivazioni pratiche, emotive ed economiche.
Dall’indagine è emerso che il 48,8% dei docenti ha dichiarato di evitare le gite per l’alto rischio legato a eventuali incidenti, che comportano enormi responsabilità legali e morali. Un carico spesso non sostenuto da una tutela adeguata. Il 27,7% indica come causa la gestione complicata delle classi, che negli anni si sono fatte via via più difficili da contenere, soprattutto in contesti fuori dall’ambiente scolastico. Il 21,7% punta il dito contro i compensi irrisori, che non giustificano l’impegno richiesto: accompagnare una classe vuol dire rinunciare al proprio tempo libero, lavorare ben oltre l’orario d’obbligo, con una retribuzione quasi simbolica.
I rischi sono aumentati?
In molti sostengono che i rischi relativi alle gite sono aumentati: basta pensare all’avvento degli smartphone che fa aumentare banalmente quelli relativi alla privacy di studenti e alunni.
Per non parlare dell’aumento del numero di alunni con disabilità che hanno necessità particolari. Secondo un report Istat sull’inclusione scolastica degli alunni con disabilità relativo all’anno scolastico 2023/2024, sono sempre più gli alunni con disabilità che frequentano le scuole italiane di ogni ordine e grado: quasi 359mila nell’anno scolastico 2023-2024, il 4,5% del totale degli iscritti (+6% rispetto al precedente anno scolastico), 75mila in più negli ultimi cinque anni (+26%).
Per non parlare poi di incidenti vari, di alunni che si ubriacano, che mettono a soqquadro stanze di albergo, che fanno scherzi di pessimo gusto.
Infine, impossibile non parlare della culpa in vigilando e tutti gli eventi che finiscono poi in contenziosi tra scuola e genitori. I docenti sono chiamati a vigilare degli studenti: in linea di principio, ai sensi dell’articolo 2048 del codice civile ricade sul docente la responsabilità dei danni causati dai suoi allievi a meno che egli non riesca a dimostrare di “non aver potuto impedire il fatto”.
Si deve però deve considerare che sempre più spesso i giudici fanno riferimento anche alla “culpa in educando”, ovvero alla responsabilità genitoriale. Questo significa che nel caso in cui uno studente provochi un danno a terzi per un comportamento palesemente “ineducato” la responsabilità potrebbe ricadere interamente sulla famiglia.