Home I lettori ci scrivono Maestra sarda sospesa dal servizio per un’Ave Maria

Maestra sarda sospesa dal servizio per un’Ave Maria

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Il fatto. Venti giorni di sospensione con riduzione di stipendio per una preghiera. È il provvedimento disciplinare inflitto, dal dirigente scolastico, ai danni di Marisa Francescangeli, maestra nella scuola primaria di San Vero Milis (Oristano), la quale, nel fare gli auguri di Natale, il 22 dicembre 2022, ha recitato con i ragazzi un’Ave Maria e un Padre Nostro.

La maestra Francescangeli – insegnante di materie scientifiche e musica, nonché dirigente del coro parrocchiale di cui fanno parte gli stessi bambini della sua classe – si trovava in aula per sostituire il collega d’Italiano. Visto che era l’ultimo giorno di scuola prima di Natale, decide di far realizzare ai bambini un braccialetto che rappresenta il rosario. Poco prima del suono della campanella, la maestra fa gli auguri ai bambini: “Abbiamo recitato assieme il Padre nostro e l’Ave Maria. Insomma, per me è normalità, non mi sembrava di avere fatto nulla di grave”.

Tuttavia, qualcuno non ha gradito. Passate le feste, due mamme si lamentano con il dirigente scolastico dell’istituto e la maestra viene convocata dal preside per un incontro con i due genitori dissidenti. Da notare, però, che il preside non sente il parere degli altri genitori i quali, stimando la maestra in questione, restano sorpresi quando apprendono del provvedimento. Alla stessa maestra, il dirigente non prospetta alcuna intenzione di infliggerle una sanzione disciplinare, tanto che lei rimane incredula quando, a sera, apre una busta chiusa che il preside, un giorno, alla fine delle lezioni, le mette in mano senza commenti. Secondo il dirigente scolastico, la maestra avrebbe fatto propaganda religiosa violando il principio della laicità della scuola pubblica.

Ed ora la riflessione.

Prima domanda. Cosa significa laicità della scuola e chi la trasgredisce? Per laicità della scuola dobbiamo intendere un vuoto culturale asettico in cui è vietato fare riferimento a tutto ciò che può avere risonanza valoriale, oppure la laicità consiste piuttosto nel garantire una pluralità di visioni della realtà? Insomma, pluralismo o nichilismo valoriale?

Seconda domanda. Può esistere una cultura astratta, basata su definizioni generali, oppure la conoscenza, per essere percepita concretamente, è bene che rispecchi la situazione socio-culturale di un territorio? Ora, nella classe della maestra Francescangeli, nessun bambino si era avvalso dell’esonero dall’ora di religione cattolica, e, in altre occasioni, la maestra, aveva chiesto ed ottenuto dai genitori il permesso di sottolineare le principali feste religiose con una preghiera.

Terza domanda. Possiamo o no considerare cultura preghiere storicamente radicate nella nostra memoria storica, come il Pater e l’Ave Maria, così come consideriamo cultura Halloween, i Beatles, le lingue straniere o espressioni artistiche e musicali di vario genere?

Quarta domanda. Cosa prevedono gli ordinamenti normativi della scuola italiana? No, fino ad ora non presumono che la cultura debba essere un vuoto valoriale asettico, come avviene ormai in alcune nazioni, quali l’America, dove è proibito ad un insegnante persino nominare espressioni religiose particolari o esprimere apprezzamenti, positivi o negativi, sui comportamenti.

Noi Italiani, grazie a Dio (se è ancora consentito nominarlo) siamo convinti che una pluralità di concezioni a confronto non costituisce una minaccia alla libertà ma un arricchimento. E che la scuola è l’ambito privilegiato del pluralismo. Perché, è evidente che non è il fatto che si esprima un’idea o una valutazione su qualcosa ad essere una minaccia per la libertà, ma il fatto che tutta la cultura venga ricondotta ad una sola visione del mondo. Così, se nella scuola, si parlasse solo di Cristianesimo, questa sì sarebbe una minaccia alla libertà delle idee ed alla laicità dello stato e della scuola. Oppure, per fare un altro esempio, uno a caso, se si parlasse della sessualità solo come scelta libera dei soggetti (alla maniera Gender), anche questo sarebbe un affronto alla libertà di chi pensa, al contrario, che la sessualità abbia un fondamento biologico.

Cosa significa questo? Che nella scuola primaria di San Vero Milis (Oristano) c’è una sola persona che ha abusato del suo potere, condannando il legittimo desiderio degli Italiani di adeguarsi alle loro tradizioni. E questo è il dirigente scolastico. Il quale, per altro, si è comportato in modo subdolo, senza preavvisare del provvedimento che stava per prendere (venti giorni di sospensione! Non vengono dati neanche ai prof che sottopongono i ragazzi alla visione, in classe, di film porno!). E soprattutto, senza sentire democraticamente l’assemblea dei genitori della classe. Costui, sì, andrebbe sanzionato dal Ministro.

Luciano Verdone

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