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Maestre deridono bimbo con autismo in chat, felici perché ha il Covid: “Magari torna miracolato”, chiesta archiviazione

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Tre anni fa esatti sono stati resi noti i contenuti di una chat tra maestre che ha fatto letteralmente accapponare la pelle: un gruppo di docenti di una scuola di Roma avrebbe deriso e offeso un bambino con un autismo su un gruppo WhatsApp.

“Non svegliate il can che dorme”. “Speriamo che dorme e che non stia arrivando”. “Magari torna miracolato”. Questi alcuni dei messaggi le tre maestre si sono scambiate, come riporta Fanpage. Le insegnanti lo chiamavano ‘ansia’ e avevano anche gioito quando aveva preso il Covid. La vicenda aveva provocato molta sofferenza alla madre del bambino e a lui stesso, tanto da aver smesso di frequentare la scuola.

È notizia di oggi che la procura di Roma ha chiesto l’archiviazione per le tre insegnanti, indagate per il reato di diffamazione, perché quelle frasi, secondo il pubblico ministero, non sarebbero “denigratorie della reputazione del minore”.

La delusione del legale della famiglia

“Le suddette conversazioni, ampiamente documentate mediante screenshot allegati alla denuncia in atti, manifestano un chiaro disprezzo nei confronti del minore, la cui assenza da scuola viene accolta con ilarità, sollievo e con emoticon beffarde”, il commento dell’avvocato della famiglia del piccolo. “Contrariamente a quanto sostiene il pubblico ministero sono commenti che trascendono ogni normale manifestazione di disagio lavorativo e assumono un chiaro connotato denigratorio, discriminatorio e lesivo della dignità del bambino”. Per il legale, quelle frasi “denotano volontà di sminuire, ridicolizzare e stigmatizzare il minore per la sua condizione patologica, in un contesto lavorativo (scuola) dove invece egli dovrebbe essere tutelato e l’utilizzo di emoticon canzonatorie rafforza il tono offensivo e volontario, ben al di là di un generico malessere lavorativo”.

A commentare la richiesta di archiviazione, anche Asia Maraucci, presidente dell’associazione La Battaglia di Andrea, che sin dall’inizio ha affiancato la madre del bimbo in questa vicenda. “Siamo sconvolti e arrabbiati. Questa richiesta di archiviazione potrebbe creare un bruttissimo precedente in Italia che permetterebbe ad altri insegnanti di emulare il gesto di questi loro colleghi senza tutela alcuna per alunni disabili e familiari. Combatteremo affinché sia data giustizia”.

“Ho letto messaggi che mi hanno fatto male: nella chat le maestre chiamavano mio figlio ‘ansia’, scrivevano cose del tipo ‘domani ce tocca, ci faremo sostegno l’un con l’altra’. Soprattutto quando abbiamo avuto il Covid erano contente, l’insegnante di sostegno metteva faccine sorridenti informando le altre maestre che eravamo ancora positivi e che quindi il bambino non tornava. Dicevano che le loro giornate cominciavano bene perché mio figlio non c’era”, aveva dichiarato la madre. La donna era andata dalle maestre, chiedendo il perché di quelle frasi, ma non le avevano risposto.

Test psicoattitudinali per gli insegnanti?

“Test psicoattitudinali in partenza e in itinere per gli insegnanti”, queste erano state le parole di Rossano Sasso, in quel momento sottosegretario di Stato al ministero dell’Istruzione.

La mamma “mi ha fatto leggere le chat: certe cose non andrebbero nemmeno pensate. È per questo che credo che un docente dovrebbe essere valutato in maniera psicoattitudinale, non solo in partenza, ma anche in itinere, specialmente per quanto riguarda il sostegno: è una vocazione”, queste le sue parole di allora, riportate da La Repubblica.