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Manifesti anonimi contro Fedeli, tanta solidarietà ma c’è chi attacca: la verità infastidisce

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Non c’è solo il PD a difendere il ministro dell’Istruzione Valeria Fedeli dagli attacchi anonimi sui muri di Roma, sui quali campeggia una sua foto in primo piano.

Agli interventi del premier Paolo Gentiloni, che le ha confermato la piena fiducia, di Francesca Puglisi, responsabile scuola, università e ricerca del Pd, e Titti Di Salvo, vicepresidente del gruppo del Partito Democratico alla Camera, e pure dell’ex ministro Giannin, che su Twitter ha espresso tutta la sua “vicinanza e solidarietà” alla collega, hanno fatto seguito le parole di esponenti politici di altri raggruppamenti. E pure sindacali.

All’unisono, si sono sono schierati contro la scritta apparsa nella capitale: “Per fare il professore ci vogliono: laurea, abilitazione e concorso. Per fare il ministro dell’Istruzione: terza media, amicizie e molte bugie“.

“L’attacco spregevole” nei confronti del ministro Fedeli “va duramente stigmatizzato”, ha dichiarato l’ex presidente del Senato, Renato Schifani (Fi).

“Gli attacchi anonimi sono sempre vigliacchi”, “mi auguro che si faccia chiarezza su questa vile aggressione” ha solidarizzato il presidente della Commissione Antimafia, Rosy Bindi.

 

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“Il dissenso politico non dovrebbe mai scadere nell’attacco personale, né prescindere dal rispetto istituzionale. Per questo non posso che esprimere la mia solidarietà alla ministra Fedeli”, ha detto la responsabile Scuola e Università di Forza Italia, Elena Centemero.

“La mia solidarietà al ministro dell’Istruzione Valeria Fedeli. Le critiche politiche sono una cosa, le volgarità gratuite e gli attacchi personali non dovrebbero avere diritto di cittadinanza in una democrazia matura e in un paese civile”, ha dichiarato Maurizio Lupi, presidente dei deputati di Area popolare.

“Confermiamo la stima nel ministro fedeli che merita di essere giudicata per le cose che fa. Ma forse proprio questo è il problema”, ha tenuto a dire Pino Turi, segretario generale della Uil scuola, , parlando di manifesti “denigratori e beceri”.

L’unica voce fuori dal caro è quella di Mario Adinolfi, leader del Popolo della Famiglia: “per i manifesti che irridono (giustamente) Valeria Fedeli, il Pd si agita e parla di ‘macchina del fango’. Definizione inventata da Roberto Saviano per attaccare coloro che descrivevano gli imbrogli di Gianfranco Fini con la casa di Montecarlo. Quando la verità infastidisce, meglio un sano silenzio”.

E’ probabile, a questo punto, che la vicenda si chiuda qui. E che si parli, giustamente, di Valeria Fedeli per il suo operato a capo del dicastero di Viale Trastevere.