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Maturità 2025, tutta la Commissione dovrebbe tornare ad essere formata da soli docenti esterni: ecco perché

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Cari studenti, iniziano stamattina gli esami di maturità. Così erano chiamati nel passato, ma mi piace pensare che lo siano per voi anche oggi.

Esami cioè come rito di passaggio dalla adolescenza alla giovinezza.

Anzitutto, dunque, un corale “in bocca al lupo”: non solo per gli esami in sè ma, cosa più importante, perché attraverso queste prove siete chiamati al vostro “dir di sì” al vostro futuro. Ed è la prima volta nella vostra vita, la possibilità cioè di essere voi i protagonisti delle scelte che segneranno il vostro domani.

La vita, è giusto ripeterlo, per tutti è segnata da alcuni “riti di passaggio”, attraverso i quali costruiamo le nostre scelte, cioè prepariamo il nostro avvenire. E questo, lo sapete anche voi, può dipendere da tante situazioni e relazioni, ma, anzitutto, dipende da quello che siamo in grado di costruirci. Ognuno per la propria parte. Questa volta, con gli esami di maturità, tocca a voi. Come recita l’antico motto: “ognuno è artefice del proprio destino”.

Lo sappiamo, i tempi non sono certo facili. Ed i punti fermi, in termini di valori di riferimento e di contesti sociali, non sono più scontati. Per nessuno. Meno ancora per voi. Quindi facile immaginare le incertezze, anche le fragilità.

Ma credo che, assieme alle vostre famiglie, la scuola vi abbia un po’ corazzato in questi anni. Vi abbia cioè dotato di conoscenze, opportunità, esperienze, direzioni di ricerca.

Questo esame è il punto finale del percorso scolastico. Con alcune prove specifiche, distinte per indirizzi di studio, ma inserite in un contesto di valutazioni non più meramente nozionistico, ma interdisciplinare e con uno sguardo storico-critico. Il tutto entro i confini dettati dal documento del vostro consiglio di classe. Per voi questo documento è la vostra polizza di assicurazione, che anche voi avete controfirmato, quindi condiviso, nella speranza di ridimensionare l’inevitabile ansia da prima degli esami. Un’ansia dovuta all’incognita dei commissari esterni, i quali assieme al presidente, garantiranno che la maggioranza della commissione sia formata appunto da docenti esterni.

E’ mia opinione, da vecchio preside, per tanti anni presidente di commissione, che tutta la commissione dovrebbe tornare ad essere formata da soli docenti esterni, per ragioni di equità, e per imprimere una ventata di aria fresca a certe situazioni scolastiche.

Infine, per aiutare voi tutti a rendervi conto che nella vita anche queste incognite sono importanti esperienze di vita. Perché, come amava ripetere il grande Eduardo, “gli esami non finiscono mai”. Nel senso che le prove non sono parentesi nella vita, ma, per le sfide e gli inevitabili cambiamenti, sono una costante.

Stamattina in programma, come sempre, vi è la prova di italiano per tutti, domani la seconda prova, quella di indirizzo, la più temuta. Dalla prossima settimana toccherà agli orali.

Ricordo che la valutazione finale dipenderà sì dalle singole prove, le quali varranno al massimo per ciacuna 20 punti. Ma questo punteggio andrà a sommarsi ai crediti acquisiti durante il triennio, per un massimo di 40 punti. Infine, ogni commissione potrà premiare, sino a 5 punti aggiuntivi, i candidati meritevoli, secondo criteri noti.

Quest’anno la novità è data dal voto di condotta: chi avrà un voto inferiore a 9 non avrà diritto al massimo dei crediti. Mentre chi si trova assegnato un voto 6 dovrà integrare la sua prova con un elaborato, durante l’orale, di “cittadinanza attiva e solidale”.

Un’altra novità riguarda, per essere ammessi all’esame, oltre alla frequenza scolastica di almeno il 75% del monte ore totale e avere sostenuto le prove Invalsi, avere svolto anche il 75% del monte ore di alternanza scuola-lavoro (oggi riassunta con l’acronimo PCTO), diversa per indirizzi di studio.

Ma la vera novità, penso ne avrete più volte parlato a scuola, è la traccia che sta lasciando, nel vostro sottofondo come di tutte le nuove generazioni, un quadro di incertezze, insicurezze, rivoluzioni tecnologiche impensabili sino a ieri.

In sintesi, quella che va alla maturità è la generazione del Covid, dei conflitti, del mito della violenza, delle fragilità psico-sociali. E, ciliegina sulla torta, di una pratica sempre più diffusa di intelligenza artificiale che sta già ridisegnando la cornice della ricerca della conoscenza, delle competenze, delle abilità, delle professionalità, delle socialità.

Chi siamo noi, in questa nuova epoca storica? Solo volontà e potenza di affermazione, con sullo sfondo la sola logica competitiva dell’apparire?

E la conoscenza è solo uno strumento interessato e succube di queste logiche, oppure pensiamo possa svelare ancora le dimensioni del vivere, libere anche dai bisogni e desideri?

Infine, la verità e l’oggettività che la scuola cerca con fatica di testimoniare col suo lavoro educativo sono solo, come molti ripetono, espressioni di qualche interesse, il quale è dunque sempre interesse di parte?

Come si può notare, qui sta il punto del valore della scuola, delle sue proposte culturali, e del valore dei docenti-maestri. Quelli che indicano i sentieri agli allievi, nella speranza che ognuno riesca ad attrezzarsi in termini di maturità, dunque di libertà e di apertura mentale e relazionale.

Dunque è il valore-conoscenza è la prima bisaccia che potrete portarvi come zaino esistenziale. L’unico passaporto da tutti riconosciuto e da tutti richiesto. Non fine a se stesso, però, ma un passaporto aperto al confronto, alla logica dei risultati, cioè alle competenze spendibili, da condividere in “squadra” con i vostri futuri colleghi di lavoro.

Noi sappiamo invece che non si diventa maturi per decreto, ma che è la maturità, cioè la responsabilità, che ci viene incontro. Che si impone.

Tant’è che dopo l’esame di maturità non saranno più gli altri che incideranno sulle vostre scelte, ma ognuno dovrà decidere per se stesso. Dovrà cioè prendersi le proprie responsabilità.

Il mio augurio è che viviate, tutti assieme, gli esami di maturità da protagonisti, al di là del livello di preparazione e delle singole aspettative, con passione e gusto culturale. Sì, con gusto culturale: perché la cultura non è il semplice possesso di tante o poche informazioni, ma è la maturazione personale, cioè la creativa rielaborazione delle informazioni o nozioni verso quel “domandare tutto” che è l’atto primo della nostra intelligenza, quello che ci spinge sempre “oltre”: verso nuove tappe della ricerca esistenziale e specialistica, verso nuove esperienze e conoscenze, sempre aperti a nuove concrete competenze.

Tutti noi, genitori e docenti, vi osserveremo. Vi seguiremo col pensiero. E con qualche giusta preoccupazione. Ma anche con tanta fiducia. Siete il nostro futuro.