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Maturità con media del 6, Fedeli: così è in Europa ma non sarà facile, II prova multidisciplinare

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Il 6 politico per arrivare alla maturità? È un’invenzione, non esiste. La pensa così il ministro dell’Istruzione, Valeria Fedeli.

Commentando la legge delega sulla nuova valutazione e sugli Esami di Stato – in particolare la norma che introduce la media del 6 per l’ammissione alle prove e non più la sufficienza in tutte le materie come avviene ora – il responsabile del Miur, intervistato in diretta da Radio Uno, ha detto che parlare di “6 politico” per l’ammissione al futuro esame di maturità, quello del 2018, “è un errore, una semplificazione che non corrisponde al dibattito di qualità”.

“C’è stata una lunga discussione – ha detto Fedeli – che ha portato a far valutare, come avviene anche in altri Paesi europei, tutto il curriculum formativo delle ragazze e dei ragazzi. In questo senso è una responsabilità in più che si mette in campo a quella valutazione da parte dei docenti. Sono molto contenta che se ne discuta, l’importante è che discutiamo su proposte e contenuti sapendo che non si può semplificare. Dire 6 politico è un errore, una semplificazione che non corrisponde al dibattito di qualità”.

 

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Nel corso della giornata, presentando poi le linee programmatiche del suo dicastero alle Commissioni Cultura riunite di Camera e Senato, il ministro ha ribadito che “l’esame di maturità non sarà più facile. Certo, si sono ridotte a due le prove, ma la seconda potrà essere multidisciplinare. L’esame sarà così più semplice nelle modalità, ma questo non vuol dire più facile”.

Più in generale, sul nuovo modello valutativo degli alunni, Fedeli ha detto che “quello che mi pare importante è il processo di valutazione che cambierà nell’approccio. Dando maggior peso al percorso dell’ultimo triennio e stimolando gli insegnanti ad esprimere una valutazione complessiva su ciascuna alunna e ciascuno alunno”.

“Dire che una sola insufficienza non è motivo per non essere ammessi all’esame è allora un modo di osservare e valutare meglio, in modo più attento e approfondito. Ben venga il dibattito tra proposte diverse che motivino l’efficacia del sistema di valutazione”, ha concluso il ministro.

 

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