
Ieri 29 maggio, sono stati resi noti i risultati di una ricerca condotta da Fondazione Agnelli e Fondazione Rocca. L’aspetto che è emerso? C’è un enorme divario nei risultati di apprendimento tra Nord e Sud, ma anche tra quartieri delle stesse città, o, ancora, tra indirizzi di studio.
La polemica
A commentare i dati, con tono polemico, è stato il giornalista Davide Giacalone, ai microfoni di Rtl1025. “Il problema è che non si è riusciti a organizzare gli insegnanti e non si è mai visto neanche da lontano il merito. Quello sta sulla carta intestata, sulla targa. La valutazione per merito, la carriera per merito, la retribuzione per merito. Come stabilire il merito di un insegnante? Chi lo stabilisce? Il preside? Il gradimento degli studenti? Si può misurare, si può misurare tutto”, ha esordito.
Ecco alcune dichiarazioni in merito all’uso dei soldi Pnrr nelle scuole: “Il Ministero ha stabilito che bisogna tornare al diario scritto a mano, poi però nelle scuole arrivano tablet e computer. Ci sono i soldi del Pnrr e non si sanno spendere. Digitalizzare non significa comprare, significa avere i contenuti. Si potrebbe avere una banca dati di lezioni, abbiamo insegnanti eccellenti, si potrebbe digitalizzare la loro memoria. E non abbiamo niente. Questo uccide la cultura”.
“C’è un divario, ma se si guardano i risultati alla fine dell’anno delle pagelle e degli esami i voti più alti stanno dove c’è la cultura più bassa. Licenziare chi glieli ha dati? No, si fa fare loro carriera insieme agli altri”, ha concluso duramente.
I dati
Come riporta La Repubblica, l’indagine ha confermato la forte relazione tra condizioni di contesto socioeconomico e culturale delle regioni e i relativi risultati di apprendimento. Non c’entra quindi semplicemente la regione geografica di provenienza. Ci sono casi di disallineamento. Ciò dipende da differenze fra le scuole e all’interno delle scuole.
Ci sono molti elementi che concorrono: ad esempio l’origine, la formazione sociale e culturale, anche il genere: “Prendendo come standard un ragazzo maschio italiano, le ragazze fanno più fatica in matematica ma spiccano in italiano; gli stranieri di prima e seconda generazione soffrono di più in entrambe le materie”.
Molto significativo è poi, secondo lo studio, l’impatto degli indirizzi di studio. Ad esempio, a parità di altre condizioni, frequentare il liceo classico o linguistico ‘spiega’ uno svantaggio rispetto al liceo scientifico, misurabile in 14 punti Invalsi in matematica in meno.
Come fa notare Il Corriere della Sera, al termine del secondo anno di scuola superiore un ragazzino di Taranto è talmente indietro in matematica che è come se fosse andato a scuola due anni in meno di un suo coetaneo di Treviso.
E le differenze non finiscono qui: perché anche nel Nordest dei miracoli ci sono enormi divari fra un indirizzo e l’altro, tanto che un alunno di un istituto professionale a quindici anni è indietro addirittura di più di tre anni rispetto alla media dei risultati dei suoi coetanei.
Da un lato ci sono regioni virtuose come la Puglia che ottengono risultati molto migliori delle altre regioni del Sud e altre come il Lazio che invece va decisamente peggio non solo delle altre regioni del Centro ma anche dell’Abruzzo e del Molise (dati Invalsi e Ocse-Pisa).
Ma soprattutto a pesare nella differenza fra scuole sono i singoli indirizzi: i primi ritardi dei ragazzi (in italiano) e delle ragazze (in matematica) si notano già alle elementari.