Home Attualità Metaverso e didattica, il caso singolare del Giappone. Come si combatte la...

Metaverso e didattica, il caso singolare del Giappone. Come si combatte la dispersione scolastica nell’estremo oriente asiatico?

CONDIVIDI

Le nuove tecnologie sviluppate in seno alla didattica hanno il notevole e complesso fine di garantire la somministrazione di nozioni e lo sviluppo autonomo della coscienza critica, di abilità, di stimoli, competenze secondo l’artificio del dubbio e della curiosità.

I fenomeni già descritti da La Tecnica circa abbandono prematuro degli studi e la dispersione, connessa ad una crisi prima economica e poi sociale che colpisce e dilania territori e generazioni, possono essere combattuti con un approccio più innovativo, risoluto, strutturale ed efficace. L’utilizzo della realtà aumentata e virtuale, sempre nelle tesi futuriste e fantascientifiche, permettono di accedere al Metaverso, ovvero un’iterazione di internet come unico, univoco, grande spazio virtuale.

Chiunque, dai colossi della Silicon Valley Apple, Google e Facebook (ribattezzato nel 2021 come Meta) desiderano investire, per aumentare il coinvolgimento dei consumatori, sulle realtà aumentate. Lo stesso, curiosamente, provvede a fare il Ministero dell’Istruzione nipponico, al fine di correggere fenomeni che interessano la didattica tradizionale ed invitare chi ha lasciato prematuramente gli studi ad una nuova forma di apprendimento.

L’utilizzo del Metaverso in Giappone. Una questione solo didattica?

La questione dovrebbe essere un’area politica chiave per la nuova agenzia governativa per gli affari dell’infanzia e della famiglia, che sarà lanciata ad aprile, al fine di comprendere al meglio quale è stato l’impatto della pandemia da COVID-19 sulla didattica e sul fenomeno dispersivo nel suo complesso. L’esecutivo attuale prende in considerazione ingenti misure al fine di supportare i ragazzi distanti dalle aule e poco attratti dalle attività didattiche in generale, fruendo anche delle nuove tecnologie.

L’organizzazione senza scopo di lucro con sede a Tokyo Katariba utilizza il Metaverso per fornire supporto educativo a questi ex-studenti, offrendo uno spazio di apprendimento online chiamato room-K. Questo sistema nasce per aiutare ragazzi e ragazze a creare relazioni di fiducia con i consulenti di ruolo, acquisire un senso di appartenenza, sviluppare ed intrattenere nel tempo abilità sociali e concentrarsi sullo studio e sulla formazione, hanno affermato i responsabili di Katariba

Circa 110 studenti delle scuole elementari e medie della prefettura di Hiroshima, del quartiere Bunkyo di Tokyo e di altri luoghi stanno partecipando alle attività tenute presso la Room-K. Questi possono selezionare cosa vogliono studiare e quando sui loro schermi. I programmi, fissati a 45 minuti per sessione, includono giapponese, programmazione e lettura con altri studenti. Nonostante il fenomeno dispersivo risulti dipendente da differenti fattori, quasi il 10% degli studenti che hanno preso parte alle attività sono già rientrati in aula per l’anno scolastico corrente. 

Quali le strategie adottate in Europa? Tracking e monitoraggio attivo al centro 

Il Vecchio Continente, di fatto, ha intrapreso strade assai distanti da un approccio digitale ed innovativo, insistendo sulla presenza costante e ben distribuita sul territorio di assistenti sociali, scuole, istituti e centri per l’ascolto. È una pratica ben strutturata che non tiene conto però delle esigenze e delle attività sempre più digitali di una generazione meno avvezza al confronto reale.

I programmi europei e gli investimenti pare non siano in grado di arrivare al cuore del fenomeno, di natura sociale. La crisi economica apre scenari di instabilità, scarsa dedizione al lavoro ed allo studio, con un conseguente inasprimento del fenomeno in oggetto: occorre agire sugli scenari di crisi indotti dall’emergenza prima sanitaria, poi economica, poi energetica, secondo uno scenario di incertezza nei confronti dei quali gli individui si relazionano con attività a basso investimento. 

Le misure intraprese dagli Esecutivi e dai Ministeri per l’Istruzione europei, in tal caso, concordano fermamente con la retorica del tracking attivo, del monitoraggio dei nuclei familiari, del supporto sociale, educativo e formativo dei gruppi svantaggiati al fine di contenere il fenomeno.