Home Attualità Misurare la temperatura a scuola: aumentano i favorevoli. Ma è polemica

Misurare la temperatura a scuola: aumentano i favorevoli. Ma è polemica

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Le linee guida nazionali sul rientro a scuola parlano chiaro: la temperatura degli studenti va misurata a casa. Ma alcune regioni, come Campania e Piemonte, hanno deciso diversamente: la misurazione della temperatura sarà svolta all’ingresso delle scuole. Nelle ultime ore anche la Lombardia ha pubblicato un’ordinanza in cui si “raccomanda fortemente la rilevazione della temperatura nei confronti dei genitori/adulti accompagnatori e dei bambini, all’ingresso della sede dei servizi educativi e delle scuole dell’infanzia. In caso di temperatura superiore ai 37.5°C per il minore o per il genitore/accompagnatore non sarà consentito l’accesso alla sede“.

In Piemonte non si sa nulla ancora. Solo che sono le scuole a comprare i termoscanner

Si raccomanda a tutte le scuole di ogni ordine e grado del Piemonte di adoperarsi con ogni mezzo a disposizione al fine di procedere alla misurazione della temperatura agli studenti prima dell’inizio dell’attività didattica e ordina alle scuole di ogni ordine e grado, nel caso non si riesca a provvedere alla raccomandazione di cui sopra, di verificare giornalmente l’avvenuta misurazione della temperatura corporea agli alunni da parte delle famiglie prima dell’entrata nei plessi”. Così recita l’ordinanza della regione Piemonte, di cui abbiamo già parlato, che prevede quindi la misurazione della temperatura all’ingresso delle scuole.

Tuttavia, il problema in questo caso, come hanno fatto notare i dirigenti scolatici delle scuole e, addirittura Fabrizio Manca, direttore generale dell’Ufficio scolastico regionale, è la tempistica: a pochi giorni dalla prima campanella, si cambiano le regole in corso. Per di più, sono gli istituti che dovranno dotarsi dei termoscanner o altri strumenti validi per misurare la temperatura all’ingresso della scuola. “Non sappiamo nulla ad oggi. La Regione ci ha detto che dobbiamo dotarci di strumenti per misurare la temperatura ma non ha detto quale sia la spesa prevista”, riferisce un dirigente scolastico piemontese, che fa notare anche un altro aspetto: “C’è il problema dell’organizzazione di questa eventuale nuova operazione: se dobbiamo misurare la temperatura all’ingresso della scuola si creeranno file interminabili e le lezioni inizieranno necessariamente in ritardo”, dice il preside a La Tecnica della Scuola.

Ecco perchè il direttore Manca chiede di ripensarci alla Regione Piemonte, proprio perchè si tratta di un’iniziativa “tardiva e impropria» aggiungendo, si legge su Il Manifesto, «senza valutare gli impatti si decide, di cambiare le regole dettate dal governo per la riapertura in sicurezza delle scuole in base alle quali i dirigenti scolastici hanno pianificato con grande fatica e complessità l’organizzazione del servizio».

Anche la Ministra attacca la Regione Piemonte

Anche la Ministra Azzolina interviene sulla questione spiegando che si valuta di impugnare l’ordinanza piemontese: “Non escludiamo la possibilità di aprire un contenzioso con la Regione Piemonte e impugnare il decreto del presidente Cirio”, ha detto Azzolina in visita oggi in una scuola di Biella. “Il ministero – ha dichiarato la Ministra – ha detto che le temperature vanno prese a casa perché non è giusto che studenti contagiati utilizzino i mezzi di trasporto per arrivare a scuola. E non si può a 4 giorni dall’apertura cambiare le regole del gioco. È una questione di rispetto per le famiglie e per i dirigenti scolastici”, 

Temperatura a casa o a scuola?

Si è aperto quindi un altro fronte all’interno del dibattito sul rientro in classe, quello della misurazione della temperatura: il Ministero invita a seguire le indicazioni del Comitato Tecnico Scientifico, che prevede la misurazione della temperatura degli alunni a casa e non a scuola. In caso di febbre oltre a 37.5° l’alunno deve rimanere in casa.

C’è però un problema, fatto notare da alcuni esperti: chi mi assicura la veridicità del termometro che usano le famiglie? Fra i più scettici Andrea Crisanti,  virologo dell’Università di Padova: “Far misurare la febbre a 8 milioni di famiglie con termometri diversi, non è una procedura che porta alla chiarezza. Penso che si sarebbe dovuto misurare la temperatura a scuola con sistemi automatici ed efficienti che sono disponibili“, ha detto Crisanti ad Agorà su Rai 3.