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Mobilità, cosa e chi tentano di proteggere i sindacati?

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Dopo aver letto i resoconti degli incontri sulla mobilità 2016 fra Miur e sindacati confederali (Cgil, Cisl, Uil, Snals e Gilda), con particolare riferimento alla “chiamata diretta” degli insegnanti assegnati agli ambiti territoriali, c’è un forte senso di amarezza ed indignazione in tutti i docenti neoassunti.

I sindacati confederali, dimostrano ancora una volta di essere slegati dall’universo scuola, di essere lontani dai bisogni veri dei docenti, e di arroccarsi sempre più a difesa di posizioni cementificate. Con le loro proposte al Governo sulla “chiamata diretta”, con individuazione di indicatori/requisiti afferenti a tre macro-aree (informatica, lingue, disabilità e BES), stanno tentando di far passare criteri non meritocratici ma garantisti dello status quo. I criteri proposti dai sindacati non sono per nulla oggettivi e non favoriscono di certo una scelta obiettiva da parte del Dirigente Scolastico.

Le domande che sorgono spontanee sono due: cosa stanno tentando di proteggere? E soprattutto, chi stanno tentando di proteggere? Non si possono dare risposte definitive ma si può certamente ipotizzare.

Sul “cosa” stiano tentando di proteggere un’idea comune indica le loro “tessere storiche”, la loro funzione di contraltare al Governo, che è stata decisamente offuscata negli ultimi decenni (con la firma apposta agli ultimi 3 contratti scuola senza batter ciglio e senza alcuna vera lotta), e soprattutto la loro funzione garantista della “vecchia scuola”, non rendendosi conto che la scuola negli ultimi 15 anni si è trasformata enormemente ed ha acquisito una valenza fluida.

Sul “chi” stiano tentando di proteggere è presto detto: gli accumulatori di corsi e corsetti, i maghi del punteggio, i docenti che hanno avuto la possibilità economica di conseguire attestati su attestati e naturalmente gli enti di formazione, che con una possibilità del genere non faranno altro che vedere accrescere i loro fatturati.

La proposta dei sindacati rasenta il teatro dell’assurdo, si verrebbero a creare casi surreali come quello di docenti che utilizzano softwarealtamente professionali, ma senza alcuna certificazione, superati nel punteggio e quindi nella posizione di questa fantomatica nuova graduatoria da docenti con un semplice ECDL (la patente europea del computer), corso ultra basic che ormai quasi nessuno ritiene opportuno fare.

I sindacati chiedendo al governo di utilizzare questi criteri per la scelta degli insegnanti dagli ambiti stanno puntando ad un appiattimento totale dell’insegnamento, ad un livellamento verso il basso, ad un qualcosa che va contro ogni tipo di discorso meritocratico. Un docente non si valuta dalla somma dei suoi corsi, non si valuta “numericamente”, non si valuta anagraficamente. Un docente deve essere valutato per la sua capacità di trasmettere sapere, competenze, abilità, interesse, curiosità, stimoli, autostima. Un docente si valuta per il suo grado di empatia con gli allievi, si valuta per la passione con cui svolge il proprio lavoro, si valuta per la capacità di innescare meccanismi positivi nelle classi, si valuta per anche e soprattutto per la capacità di “tenere” le classi, con un atteggiamento autorevole e non autoritario, soprattutto in ambienti difficili e stressanti.

Gli insegnanti non vogliono essere numeri, non vogliono essere attestati dentro una carpetta, non vogliono essere valutati per corsi e corsetti spesso “comprati” o meglio “obbligati a comprare” per non farsi superare dai colleghi più reattivi e più furbi. I sindacati dovrebbero proporre la vera meritocrazia non una nuova “guerra fra docenti”, perché se dovessero passare queste proposte è questo quel che avverrà.

Per tutti questi motivi chiediamo con forza il RITIRO IMMEDIATO di queste proposte slegate dalla realtà scolastica. Chiediamo ai sindacati di tornare a fare i sindacati. Di muoversi politicamente, con tavoli programmatici con il Governo, e di lasciar perdere quella che ormai viene vista come unica via, quella dei Ricorsi. Un sindacato deve far pressioni politiche non basare tutta la sua azione su ricorsi continui (che dissanguano economicamente i docenti) e su decisioni dei magistrati. Tornare a fare i sindacati significa tornare a parlare di scuola, non di tribunali, significa cercare l’unità con decisioni forti, coerenti, inoppugnabili. L’universo scuola è stato spaccato in mille rivoli, l’un contro l’altro armati, e con proposte del genere non si fa altro che aumentare ancora di più le divisioni e l’astio fra colleghi.

Cgil, Cisl, Uil, Snals e Gilda hanno attaccato il Governo dicendo che non si è ascoltata la voce dei docenti ma loro, adesso, non stanno facendo la stessa cosa??? Hanno presentato proposte senza ascoltare la voce di chi la scuola la vive quotidianamente, senza ascoltare i consigli di migliaia e migliaia di docenti.

Se a prossimi incontri col Miur i sindacati continueranno con questa politica inqualificabile vi sarà una disdetta di massa da parte dei neoassunti (oltre 90 mila) ed una lotta capillare all’interno di ogni singola scuola italiana. Si deve garantire il vero merito e non un accumulo di punteggio.