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Mobilità e discontinuità didattica: chi sono i responsabili del caos?

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Il giornalista del Corriere della Sera Gian Antonio Stella negli articoli del 9.01.17 ” Il caos nelle aule.Un ragazzo su tre ha cambiato Prof ” e del 10.01.17 ” I nostri studenti dimenticati”, insieme a Tuttoscuola nel dossier ” Mobilità docenti 2017: il grande caos, atto secondo: e agli studenti chi ci pensa?” hanno analizzato le problematiche della mobilità dei docenti, della discontinuità didattica e della centralità della scuola, che deve essere rappresentata dagli studenti.

Un’analisi certamente condivisibile, ma con molti errori, valutazioni forzate e visione parziale dell’enorme problematica attuale della scuola.

Provo ad analizzare alcuni punti.

 

1) Mobilità docenti e discontinuità didattica

Nello scrivere un articolo si dovrebbe partire dai fatti per arrivare poi al titolo, nel caso di Stella e Tuttoscuola, invece, si è partiti dai titoli per poi forzare i numeri in modo da confermare le dichiarazioni riportate.

I suddetti autori affermano che 250.000 docenti su 750.000 dell’organico totale hanno cambiato scuola, coinvolgendo oltre 2 milioni e mezzo di studenti, con gravi ripercussioni sulla continuità didattica. I numeri appaiono un pochino amplificati in quanto vi sono stati inclusi anche i docenti assunti a tempo determinato, che poco hanno a che fare con le operazioni di mobilità e con difficile valutazione del reale impatto degli stessi sulla continuità didattica.

La CISL Scuola riporta il numero di quelli che sono stati i docenti coinvolti nei trasferimenti 2016-17, che ammonta a 157.901 unità. Il titolo dell’articolo di Stella sarebbe stato già diverso: un quinto invece di un terzo. Si deve considerare, poi, che circa 85.000 domande sono state obbligatorie, per l’assegnazione della sede definitiva ai docenti immessi in ruolo con il piano di assunzioni straordinario. Senza quest’ultimo, la mobilità avrebbe riguardato circa 70.000 docenti, un decimo dell’organico, in linea con gli anni precedenti. In definitiva, l’elevato numero dei trasferimenti dell’anno in corso è da attribuire alla mobilità straordinaria ed era largamente prevedibile, considerata l’obbigatorietà della domanda per la maggior parte dei docenti.

Oltre ai numeri totali non corretti, Stella eTuttoscuola parlano di un’enorme migrazione degli insegnanti da Nord a Sud (“esodo biblico” viene definita), con uno svuotamento delle cattedre al Nord, che arriva addirittura a togliere il sonno al leader della lega Salvini. Su 250.000 trasferimenti, vi sarebbero stati circa 130.000 insegnanti diretti da Nord a Sud. Mai numero è stato così lontano dalla realtà. Se ci fossero stati così tanti posti disponibili al Sud, i problemi non sarebbero mai iniziati. Cerchiamo di riportare i dati corretti allora.

Le domande presentate nella mobilità straordinaria sono state  205.444, di cui 109.812 hanno riguardato la mobilità provinciale e 95.632 quella interprovinciale. I dati sono del MIUR e riportati dal sito CGIL Scuola.

Se le richieste di trasferimento interprovinciale sono state a livello nazionale 95.632, sembra impossibile che 130.000 insegnanti possano essersi spostati da Nord a Sud.

All’interno dei suddetti trasferimenti, poi, i movimenti prevalenti sono stati verso Nord ( più di 30.000 docenti “deportati” dalla mobilità forzata), contro un numero inferiore diretto a Sud ( circa 15.000 insegnanti prevalentemente assunti ante 2015). Ne viene fuori un bilancio negativo di arrivi/partenze al Sud.

In definitiva sono stati più gli  insegnanti trasferiti da Sud a Nord, rispetto alla direzione opposta. Come si fa a parlare di 130.000 docenti, che da Nord sono tornati a Sud? Per favore avvisate Salvini di dormire sonni tranquilli. Successivamente ci sono state le assegnazioni provvisorie, ma di questo parleremo dopo. 

Prima è necessario smentire un’ulteriore bufala.

Stella e Tuttoscuola gridano allo scandalo ed allarmano i genitori perché il prossimo anno si replicherà quanto avvenuto in quello in corso, con altri 200.000 trasferimenti ed un ulteriore colpo alla continuità didattica.

Denunciano l’accordo MIUR-Sindacati del 29.12.16 sulla mobilità 2017-18, che prevede la deroga al vincolo triennale per un altro anno.

Il prossimo anno non ci sarà alcuna mobilità straordinaria, anzi forse sì, ma al contrario. Mentre da sempre la mobilità interprovinciale ha interessato il 50% dei posti disponibili (25% territoriale e 25% professionale), riservando l’altro 50% alle immissioni in ruolo, per il 2017-2018 le percentuali saranno del 60% per il ruolo e 40% per la mobilità (30% territoriale e 10 % professionale).

Queste sono le percentuali, ma i posti disponibili al Sud sono molto pochi, per cui gli spostamenti in quella direzione saranno molto limitati .

Allora, il prossimo anno non ci sarà nessuna nuova migrazione, perché la percentuale dei posti destinati alla mobilità è bassa, con cattedre al Sud, poi, veramente limitate.

Anche Tuttoscuola  riconosce, con un atteggiamento veramente schizofrenico,  che alla fine saranno pochissimi quelli che potranno tornare al Sud.

Non facciamo agitare troppo i genitori allora. 

Vediamo adesso il problema della deroga al vincolo triennale.

Il fatto che ci sia o meno la deroga non cambia nulla circa la percentuale degli insegnanti trasferiti. Se non potranno effettuare la domanda i neoassunti, la faranno  quelli che hanno più di 3 anni di servizio nella sede.

In pratica, non si riduce il numero dei trasferimenti togliendo la deroga. Il vincolo triennale, poi, si applica solo alla mobilità interprovinciale, per cui resterebbero invariati tutti i movimenti all’interno della provincia, che tra l’altro sono prevalenti

Per quanto riguarda, invece, la continuità didattica, questa sarà sì compromessa, ma lo sarebbe anche nel caso di trasferimenti con più di tre anni di servizio o all’interno della provincia.

Penso sia un falso problema. Anche Tuttoscuola, in un approfondimento, riconosce che l’influenza della mobilità sulla continuità didattica è relativamente limitata.

Il problema principale per quest’ultima è rappresentato dal fatto di non avere tutti gli insegnanti già assegnati all’inizio delle lezioni.

E’ necessario terminare tutte le operazioni della mobilità, delle immissioni in ruolo, delle assegnazioni provvisorie e delle assunzioni a tempo determinato in tempo per l’inizio dell’anno scolastico. In questo modo non si avrà la girandola degli insegnanti fino a Natale e non ci saranno alunni con rotazione anche di 3-4 docenti nello stesso anno.

Non è la mobilità il problema, ma la necessità di terminare tutte le operazioni prima dell’inizio delle lezioni, con insegnanti definitivi, e non fino all’avente diritto, già dal primo giorno di scuola.

L’anno in corso ha fatto eccezione perché c’è stata la mobilità straordinaria prevista dalla legge 107, con docenti trasferiti contro la propria volontà.

Inoltre, la giostra degli insegnanti è stata anche la conseguenza delle assunzioni da concorso, che si sono prolungate a causa del ritardo della conclusione dello stesso.

Il Governo ha voluto mettere fretta ad ogni cosa, anche al Concorso, che è stato preparato in modo molto disorganizzato. Commissioni allestite in fretta e furia ( fatte e disfatte continuamente, poi), prove irrazionalmente selettive o selettive a macchia di leopardo sul territorio nazionale, graduatorie finali ancora non completate. Tutto per terminare ad ogni costo per le immissioni in ruolo 2016-2017. Forse sarebbe stato più corretto fare le cose per bene anche mettendo in conto di ritardare di un anno le assunzioni. Meglio avere gli insegnanti giusti e preparati, anche se non subito, piuttosto che assunzioni ad ogni costo. 

Vorrei fare un piccolo commento circa la guerra in atto tra i docenti ancora in GAE e gli assunti fasi B e C. Volano coltelli e non si risparmiano violenti polemiche.

Le percentuali di assunzioni e di mobilità sono state stabilite, per il prossimo anno, con uno sbilanciamento verso le assunzioni ( 60% contro 40%).

La deroga al vincolo triennale non ridurrà per chi sta in GAE e per i vincitori di Concorso 2016 la percentuale di assunzioni. Cioè, anche nel caso di permanenza del blocco triennale ( che tutti chiedono a gran voce), ci sarà comunque sempre un 40% di trasferimenti di docenti con più di tre anni di servizio.

Il numero di assunzioni da GAE e Concorso non aumenterebbe anche con il blocco triennale. Quest’ultimo serve ( dovrebbe servire) alla continuità didattica, non a ridurre il numero di trasferimenti. Cambierebbe solo chi si trasferisce e non il numero.

Pretendere invece percentuali maggiori di posti riservati alle immissioni in ruolo sarebbe un’ingiustizia. Già lo è aver modificato le normali percentuali, che sono sempre state 50% e 50%.

Penso che la soluzione per tutti sarebbe  trasformare i posti di fatto in diritto, rendere disponibili tutti i posti di sostegno, aumentare il tempo pieno al Sud. 

Concludendo, è vero che c’è stato un grande caos, che la mobilità ha interessato un elevato numero di docenti e che la continuità didattica ha subìto un grosso colpo, ma ritengo che i numeri riportati da Stella e Tuttoscuola siano  sbagliati. I trasferimenti totali sono stati molto inferiori a quelli riportati, non c’è stata alcuna migrazione da Nord a Sud e non è vero che il prossimo anno si ripeterà di nuovo una mobilità con i numeri di quello in corso.

I problemi non sono né i trasferimenti, né la deroga al vincolo triennale in quanto il prossimo anno i numeri torneranno nettamente nella normalità. La cosa fondamentale da fare per evitare un nuovo caos, sarà terminare tutte le operazioni di mobilità e delle assunzioni prima dell’inizio delle lezioni. In tal modo tutti gli alunni avranno gli stessi insegnanti dall’inizio alla fine dell’anno scolastico.

Per quanto riguarda la continuità didattica vorrei dire alcune cose. Sembra sia diventata la causa di tutti i mali della scuola. Grande esposizione mediatica, con commenti e preoccupazione dei vari politici. Non mancano Question time, dichiarazioni trasversali dei parlamentari, con una preoccupazione crescente degli stessi, tale da dover quasi chiedere l’intervento dell’Europa per salvare i nostri studenti dalla piaga della discontinuità didattica.  E’ intevenuta anche la Gelmini, che si è detta preoccupatissima. Dopo tutto quello che ha combinato come Ministro dell’Istruzione, dovrebbe essere oggetto di un provvedimento restrittivo, con obbligo di non avvicinarsi alla scuola, pena l’accusa di “stalking” nei confronti della stessa.

Non voglio dire che la continuità didattica non sia importante, ma pensare che sia sufficiente non cambiare gli insegnanti per risolvere tutti i problemi della scuola è un’assurdità.

Si è gonfiata una polemica con impatto relativo sull’insegnamento, basandosi, tra l’altro, su dati non corretti.

 

2) I colpevoli del caos

Mentre nel primo articolo Stella ha distribuito le colpe del caos tra Governo Renzi, Istituzioni scolastiche e sindacati, nel secondo (“I nostri studenti dimenticati”) ha affinato la mira e puntato il dito contro i sindacati ed in subordine contro gli insegnanti traferiti, “colpevoli” questi ultimi di aver osato chiedere di tornare a casa dopo la mobilità forzata.

Premetto che non sono un sindacalista e non ho alcun motivo per difenderli, ma per amore di verità bisogna dire che accusare i sindacati del caos attuale è paradossale ed ingiusto.

Certamente hanno molte colpe ( oltre a quelle storiche di aver “sessantottizzato” la scuola, essersi piegati alla 107 accontentandosi di piccole modifiche ed aver firmato un contratto sbagliato sulla mobilità straordinaria), ma il colpevole unico e totale del caos attuale è il Governo Renzi con la riforma della Buona Scuola.

Il piano di assunzione straordinario (fatto con criteri scellerati, dilettanteschi e con scelte cervellotiche), l’organico del potenziamento (una mostruosità), la mobilità straordinaria e forzata, gli ambiti territoriali, la chiamata diretta, tutte queste cose hanno creato il caos incredibile, che è sotto gli occhi di tutti e che condizionerà la scuola ancora per molti anni.

Non è giusto accusare gli insegnanti solo perché desiderano tornare a casa (qualcuno ha parlato addirittura di “turismo”, altri di “malafede”).

L’errore macroscopico l’ha fatto il governo con il piano di assunzione straordinario. Non era necessario inventarsi l’organico del potenziamento, le assunzioni su base nazionale, l’algoritmo, la mobilità straordinaria.

Sarebbe stato sufficiente trasformare tutti i posti di fatto in diritto, assumere con le regole esistenti, da GAE e da concorso, su base regionale e provinciale.

Le scuole avrebbero avuto gli insegnanti di cui necessitavano e non ci sarebbe stata la mobilità forzata.  Sarebbe stato un piano di assunzione razionale, giusto, condiviso.

I sindacati avevano messo continuamente in guardia il Governo ed hanno lottato per cambiare le cose ed allora ritengo sia totalmente ingiusto che siano loro a fare da capro espiatorio, coprendo in tal modo i veri responsabili.

E’ vero che i sindacati sono solo i rappresentanti dei lavoratori della scuola e che non rientra nei loro compiti  preoccuparsi delle esigenze degli studenti, penso però che questi ultimi abbiano subìto molti più danni dall’operato di chi deve direttamente preoccuparsi di loro ( Governo, Ministero dell’Istruzione, Istituzioni Scolastiche), piuttosto che dai sindacati stessi.

Non credo poi, come dicono Stella e Tuttoscuola, che gli studenti non abbiano sindacati. Forse è vero il contrario e cioè che ne hanno troppi. Oltre ai genitori ( lo sono anch’io e quindi mi autoaccuso), che difendono sempre e comunque i propri figli, anche quando hanno torto e che sono sempre più presenti ed influenti nelle decisioni scolastiche, gli studenti sono rappresentati dal sindacato più potente di tutti: il Ministero dell’Istruzione.  Questo ha deresponsabilizzato totalmente gli alunni, con ogni forma di protezione e di sbilanciamento dell’autorità dagli insegnanti agli studenti stessi. Ormai possono fare tutto e permettersi ogni cosa nella più totale impunità.

Una protezione ed un buonismo, che non possono che fare male agli studenti stessi ed al futuro che ci aspetta tutti.

Il problema, quindi, non è l’assenza di sindacati per gli alunni, quanto la loro eccessiva protezione di cui siamo responsabili tutti.

 

3) Assegnazioni provvisorie

Certamente il numero di assegnazioni provvisorie nel corrente anno è stato maggiore rispetto al solito e prevalentemente da Nord verso Sud.

La colpa è da attribuire al piano di assunzione straordinario ed alla successiva mobilità straordinaria, con  grossolani errori e scelte sbagliate, che hanno creato un’enorme quantità di trasferimenti sul territorio nazionale (anche gli errori dell’algoritmo hanno contribuito).

Questo ha portato ad un aumento di numero delle assegnazioni provvisorie, che hanno rappresentato un salvagente per chi aveva subìto la mobilità forzata.

Si è avuta una vera girandola di docenti che si è protratta fino a Natale. Il prolungamento delle operazioni, però, è dipeso anche dalle assunzioni da concorso e dall’aggiornamento delle graduatorie permanenti e d’istituto. Un balletto di inseganti aggravato spesso dalle assunzioni fino  “all’avente diritto”.

Le assegnazioni hanno danneggiato la continuità didattica? Sicuranente sì. Ma qualche riflessione è possibile fare anche su questa situazione specifica.

I trasferimenti da assegnazione provvisoria hanno coinvolto prevalentemente gli insegnanti dell’organico del potenziamento. Quindi, nella stragrande maggioranza, docenti che ancora non avevano preso servizio effettivo nella sede di destinazione. Non si potrà parlare allora di vera discontinuità didattica, ma solo di ritardo nella presa in servizio da parte del docente sostituto.

E non credo che nei giorni/mesi di ritardo gli alunni abbiano perso chissà quali insegnamenti ed attività. Sappiamo cosa fa un insegnante dell’organico del potenziamento. Avranno avuto un tappabuchi in meno e non credo che si saranno accorti di nulla. E’ una constatazione amara, ma la realtà è questa. Il potenziamento è una vera mostruosità. 

Ci sono state polemiche  perché le assegnazioni provvisorie avrebbero ridotto gli incarichi a tempo determinato.

La guerra tra chi ha aderito al piano di assunzione e chi no continua.

Bisogna dire che per tutti, a suo tempo, è stata una scelta difficile, con notti insonni e  fiumi di ansiolitici.

Chi ha scelto di aderire sapeva di poter rischiare il trasferimento ( ma le FAQ del Ministero rassicuravano in tal senso), chi, invece, ha scelto di non aderire sapeva che sarebbe stato più difficile lavorare ( e le FAQ del Ministero erano state minacciose e quasi intimidatorie verso chi decideva di restare in graduatoria).

Certo, era in atto una campagna acquisti, una televendita di posti, penso però sia stato difficile per tutti scegliere.

Per quanto riguarda alcune modifiche in corso d’opera alla legge 107, c’è da dire che hanno danneggiato sia i docenti ancora in GAE ( deroga al vincolo triennale nella mobilità straordinaria e nelle assegnazioni provvisorie per gli assunti 2015-2016), sia quelli assunti in fase C ( mobilità straordinaria con priorità dei docenti idonei al Concorso 2012 ed assunti  ante 2015, trasferimento degli stessi su scuola invece che su ambito).

Voglio dire che tutti hanno subìto dei danni dai cambiamenti in corsa della legge 107.

Del resto, se in futuro quest’ultima dovesse essere di nuovo modificata togliendo il limite dei tre anni oltre i quali non si possono avere più incarichi a tempo determinato, i docenti ancora in GAE cosa faranno? Rifiuteranno la modifica per il principio inviolabile che le leggi non si possono cambiare?

Tornando alle assegnazioni provvisorie, si stima che circa 30.000 insegnanti l’abbiano chiesta, nella quasi totalità  in direzione Nord-Sud.

Questo dato deve far riflettere chi dice che al Sud i posti non ci sono, chi in modo contraddittorio afferma prima che 130.000  insegnanti si sono trasferiti da Nord a Sud e subito dopo che al Sud non ci sono cattedre libere, per cui si devono spostare per forza gli insegnanti al Nord.

Al Sud le disponibilità sono molte, serve solo trasformarle in posti di diritto. Se non ci fossero state, dove sarebbero andati tutti gli insegnanti che hanno ottenuto l’assegnazione provvisoria?

Certo, al Nord le cattedre disponibili sono molte di più, ma questa discrepanza dovrà essere colmata attraverso i concorsi e non con la mobilità forzata. 

Vorrei parlare un momento della Deputata PD Anna Ascani.

L’Onorevole, alla trasmissione radiofonica “Zapping radiouno” del giorno 11.01.17 alle ore 19.30, dove era ospite anche Gian Antonio Stella, forte del sostegno e del racconto sulla scuola di quest’ultimo, ha colto la palla al balzo ed ha dichiarato che la Buona Scuola è un’ottima riforma e che il caos attuale è da attibuire alla mobilità ed alle assegnazioni provvisorie, sotto la spinta e la compiacenza dei sindacati.

La deputata fa la figura di quei soldati giapponesi che continuavano a combattere, perché nessuno aveva comunicato loro che la guerra era finita.

Lo stesso Renzi ha ammesso che nella riforma ci sono stati molti errori e la ministra Giannini è stata l’unica a non essere riconfermata nel nuovo governo, segno che qualche errore forse la riforma l’aveva fatto

Il PD sta cercando di ricostruirsi una verginità sui temi della scuola individuando come capri espiatori i sindacati.

Secondo la nuova visione, la Buona Scuola è un’ottima riforma, sono stati i cattivoni dei sindacati, che si preoccupano solo dei privilegi degli insegnanti, ad impedirne la gioiosa realizzazione. 

Voglio concludere dicendo che tutte le cose di cui abbiamo parlato sono solo la punta dell’iceberg dei problemi della scuola.

Il grosso è rappresentato dalla progressiva ed inarrestabile perdita di contenuti e dal degrado in cui versa la stessa oggi.

Un’idea di quello che sta diventando si può cogliere nell’articolo giusto del Corriere della Sera del 9.01.17, quello di Susanna Tamaro “Educare non solo istruire, contro il buonismo di stato”  e nel bellissimo ed illuminante articolo di Ernesto Galli della Loggia sul Corriere della Sera del 16.01.17 “La grande crisi della scuola”. Articoli che invito vivamente a leggere, dove si cerca di fare un’analisi ragionata dei problemi della scuola e non ci si limita a riportare solo dei numeri, sbagliati poi.