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Mobilità e l’ingiustizia del blocco quinquennale

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“L’uomo è nato libero e ovunque è in catene” (J.J. Rousseau)

Si è svolto ieri un incontro tra il Ministero dell’Istruzione, il Dipartimento per le Pari Opportunità, per le Politiche della Famiglia e l’A.N.C.I. (Associazione Nazionale dei Comuni Italiani).

Nel suo brevissimo intervento, come sempre Azzolina ha citato la Costituzione, ma presentando a mo’ di vanto personale il blocco quinquennale della mobilità e soprattutto delle assegnazioni provvisorie in nome della continuità didattica, al tempo stesso la tradisce.

Se, infatti, consideriamo i docenti sotto il profilo lavorativo di dipendenti statali, Ella vìola il principio di eguaglianza sancito dall’art.3 e di imparzialità esplicitamente affermato nell’art. 97, che dovrebbe sempre guidare la Pubblica Amministrazione nell’esercizio delle sue funzioni; riflettendo poi sul fatto che i docenti siano anche padri e madri, la violazione riguarda chiaramente il Diritto alla Famiglia con gli artt. 29,30 e 31 della Costituzione, nonché le più basilari norme comunitarie.

Per quanto concerne la continuità didattica nello specifico, forse la neo titolare del Dicastero di viale Trastevere fa confusione con la continuità di servizio, dal momento che l’art. 25, comma 4 del D.lgs 165/2001 afferma che “spetta al dirigente l’adozione dei provvedimenti di gestione delle risorse e del personale”, principio rafforzato dalla L.107/2015, Legge che il M5S aveva promesso di abrogare e invece se n’è scordato, così come ha dimenticato i docenti tapini che aderirono alla “Buona Scuola”. Ormai questi sono un capitolo chiuso, la stessa Azzolina, a luglio 2018, consigliò loro di rivolgersi ad un avvocato, ma vi è di più!

Contrariamente all’art. 465, comma 2 del D.lgs 297/94, secondo cui il 50% dei posti in organico di diritto spetta alla mobilità da altra provincia, la neo ministra ha chiesto ed ottenuto dalla maggioranza politica di destinare alle sole assunzioni i posti “quota 100”, recuperati dall’a.s. 2019/2020 (circa 9.000) e non assegnati, perché le certificazioni non erano arrivate in tempo.

Si continuano a ripetere gli stessi errori, basati sulle costrizioni, sugli “aut aut”, sul non rispetto della libertà individuale e professionale. È grave che essi provengano da chi dice di “aver vissuto la scuola”. Sono frutto di una visione univoca e personalistica della Scuola, per nulla aperta al dialogo con l’altro; eppure l’empatia dovrebbe essere propria dei docenti!

Ancora una volta, dunque, la mobilità si rivela essere un nodo cruciale per la Scuola, eppure basterebbe poco. È così difficile capire che l’unico vincolo dovrebbe essere quello dello svolgimento del periodo di prova, superato il quale tutti i docenti e il personale Ata hanno pieno diritto ad accedere alla mobilità, annuale o definitiva che sia, invece di creare differenze in base all’anno di assunzione? Quando la Politica cesserà di essere discrezionale e agirà non per accaparrarsi i voti di questo o di quello, ma per il bene comune? Siamo stanchi di essere merce di scambio, abbiamo bisogno di rispetto soprattutto dalle Istituzioni.

Filomena Pinca