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No allo smartphone ai figli piccoli: fa perdere il senso della realtà. La lettera dei genitori

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Il 70% dei bambini tra 2 e 5 anni utilizza già smartphone e tablet. I dispositivi digitali finiscono anche nelle mani del 30% dei bambini tra 0 e 12 mesi. E molto spesso i genitori li utilizzano per “calmare” i figli. I dati arrivano da uno studio nazionale condotto dal “Centro per la Salute del Bambino Onlus” di Trieste, così rilanciati dalla Tribuna di Treviso.

Diverse associazioni di genitori di alunni della provincia trevigiana si scagliano contro l’uso degli smartphone: “Se cominciassimo cercando di evitare che ai bambini delle scuole elementari, in occasione di compleanni, promozioni di fine anno o della Prima Comunione fosse già regalato il loro primo smartphone?”. È l’incipit del documento dei genitori di alunni della scuola primaria di Roncade e Monastier, nel Trevigiano, diffuso attraverso i social media e che affronta in modo critico, il precoce utilizzo dei terminali mobili, in particolare per quanto riguarda il loro impiego per lo scambio indiscriminato di informazioni ed immagini.

“Internet – si legge nella lettera aperta – in pochi anni ha provocato una moltiplicazione di informazioni, contatti, e interazioni specialmente sotto forma di social, chat eccetera, che spesso proprio per la loro quantità, velocità e tempo che assorbono, rischiano di far perdere il senso della realtà autentica”.

 

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Per giovanissimi, “il punto d’incontro e socializzazione è in rete e sempre meno in campetti piazze o oratori. Sono sempre di più gli occhi incollati al piccolo schermo di un cellulare dove si incrociano voci e parole ma nessun viso, nessun suono, nessuna emozione genuina” ed in cui “uno sbaglio, una leggerezza o una confidenza magari personale, talvolta fotografica, commessa proprio a causa dell’inesperienza, dell’ingenuità, non è rimediabile perché la rete non dimentica né cancella nulla”.

I comitati, infine, auspicano “un ritorno del buon senso, meglio se con un accordo ampio fra tutti i soggetti educatori, genitori in primis, insegnanti catechisti e istituzioni. Stabiliamo noi tutti assieme il momento in cui fornire il telefono ai figli e confrontiamoci per riflettere magari dandoci un decalogo comune su come accompagnare le nuove generazioni nello sconfinato mondo del digitale che noi stessi, forse, per primi e non senza colpa – concludono – conosciamo troppo poco”.

 

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