Home I lettori ci scrivono Non siamo fannulloni: siamo noi che “facciamo la scuola”. Lettera alla Ministra

Non siamo fannulloni: siamo noi che “facciamo la scuola”. Lettera alla Ministra

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In questi giorni di grave emergenza e affannoso dolore, in cui morte, malattia e sofferenza penetrano nelle case dentro le quali ciascuno di noi è costretto a ripararsi, troviamo inaudito che lo Stato assegni 85 milioni di Euro (D.L. n.18 “Cura Italia”) alla cosiddetta D.A.D. (didattica a distanza), piuttosto che alla prioritaria salute del popolo italiano.

Il Coronavirus sta inesorabilmente falciando i nostri nonni, padri, madri, figli e nipoti; non c’è ormai famiglia immune da questa tragedia e, in un simile contesto, giudichiamo quantomeno inopportuno, se non addirittura vergognoso, che la Ministra della Pubblica Istruzione si sia rivolta ai Dirigenti scolastici con affermazioni del seguente tenore: – Voi che siete i comandanti della nave, adesso avete una responsabilità fondamentale: garantire che l’attività didattica a distanza venga effettuata.

Con il dovuto rispetto per il ruolo ricoperto dai Dirigenti Scolastici e per lo zelo con cui si prodigano nell’attuazione delle indicazioni ministeriali, vorremmo sottolineare, egregia Ministra, che i Maestri siamo noi: siamo noi che “facciamo la scuola”, quella vera, concreta, in classe, ogni giorno, con professionalità e Amore, sì, Amore nei confronti delle creature a noi affidate.

Non siamo fannulloni, lavativi come ci dipinge l’opinione pubblica: conosciamo bene i “ferri del mestiere”, l’insegnamento è per noi una vocazione e la Costituzione, all’articolo 3, ne sancisce ancora, per fortuna, la libertà. Nessuno può imporci come lavorare.

Ebbene, cara Ministra, durante questa crisi epocale i nostri scolari (nonché figli, per molti di noi) stanno continuando ad apprendere: stanno, ad esempio, imparando con sacrificio (e non attraverso un tablet) ad affrontare le difficoltà e gli imprevisti che la vita presenta loro; stanno imparando sulla loro pelle (e non tramite un PC) cosa è il senso civico, per il quale si ha il dovere di anteporre il bene comune a quello individuale, privandosi di una parte della loro spensierata infanzia. Stanno sperimentando, da innocenti, che la salute propria, dei propri familiari, dei propri amici, vale più di mille progetti e gite scolastiche.

Stanno imparando ad apprezzare il valore nudo e crudo della Vita stessa, per salvaguardare la quale han capito, meglio di molti adulti, che occorre fare costose rinunce.

Da insegnanti, oltre che da privati cittadini, ci sentiamo di condividere quanto espresso dal documento stilato dai Cobas Scuola Sardegna: la invitiamo pertanto, gentile Ministra, a leggerlo per comprendere meglio in quale Scuola crediamo e quale Scuola amiamo con tutto il cuore.

Vogliamo, infine, ringraziare immensamente tutti coloro (operatori sanitari, forze dell’ordine, commessi, volontari ecc.) che, rischiando la propria vita tutti i giorni, poiché spesso non possono proteggersi dal rischio di contagio, tentano disperatamente di salvare tante altre vite; vogliamo, inoltre, scusarci con queste persone perché, in codesto momento drammatico, la priorità per la nostra Ministra sembra essere la didattica a distanza, anziché il soccorso della Sanità Italiana in ginocchio.

“Respiratori, dispositivi di protezione, NON tablet”: questo chiediamo con forza, facendoci portavoce di un messaggio di solidarietà e responsabilità collettiva; educare dei (futuri) cittadini responsabili è uno dei principali obiettivi che la Scuola si pone da sempre, ma che oggi è la Scienza ad imporci, perché dal nostro essere responsabili, ora più che mai, dipende la salvezza un’enorme quantità di vite umane.

Alla luce di tutto ciò, è davvero importante “salvare” un anno scolastico.

 

Budoni, Torpè, Siniscola