Home Estero Nuove disposizioni sulla sicurezza in classe, ecco cosa sta accadendo in Regno...

Nuove disposizioni sulla sicurezza in classe, ecco cosa sta accadendo in Regno Unito

CONDIVIDI

A seguito della crescente ondata di violenze nelle scuole d’Europa, culminata con i fatti di Graz e Zagabria ampiamente trattati negli approfondimenti de La Tecnica, numerosi Ministeri dell’Istruzioni cercano disperatamente, attraverso l’introduzione di disposizioni sempre più severe, di limitare i rischi per studenti e personale scolastico. L’esempio francese è il più noto: nelle aree s maggior rischio ritroviamo agenti dei corpi di polizia, metal detectors all’ingresso degli istituti, sistemi di deterrenza avanzati e pronto intervento in caso di aggressioni al personale, anche con armi bianche e da fuoco. Anche nel Regno Unito, date le crescenti preoccupazioni delle famiglie e delle maggiori sigle sindacali, figurano tentativi di reazione istituzionale al problema, ma adottando differenti approcci e velocità su base nazionale. In Inghilterra si adottano misure più stringenti con sanzioni pecuniarie elebate, mentre in Scozia ci si concentra maggiormente sulla deterrenza di eventuali azioni violente. In Galles si fornisce pieno potere alle Forze di Polizia, mentre in Irlanda del Nord sono state inasprite le condanne penali per chi aggredisce il personale scolastico e docente.

L’opinione degli esperti

Uno psicologo dell’educazione, intervistato dalla BBC, ha affermato che il momento giusto per insegnare a un bambino a non lanciare una sedia non è durante l’atto stesso, ma molto prima, quando si lavora quotidianamente sulla regolazione emotiva e sulle relazioni. Questa osservazione riflette una più ampia corrente pedagogica che punta sulla prevenzione dei comportamenti problematici attraverso l’instaurazione di rapporti positivi, ambienti sicuri e strategie relazionali coerenti. Tuttavia, molti insegnanti scozzesi — intervistati dalla BBC — segnalano un deterioramento dell’equilibrio tra “cura educativa” e “conseguenze”. Secondo dati recenti, oltre il 20% dei docenti ha subito aggressioni fisiche da parte di studenti, mentre l’80% riporta almeno un episodio di comportamento violento o minaccioso in classe nel corso dell’anno. Dopo la pandemia, si è registrato un netto aumento di crisi comportamentali nelle scuole, alimentato anche da disagi psicologici non trattati. Molti insegnanti sostengono che l’approccio centrato esclusivamente sull’inclusione rischia di lasciare il personale privo di strumenti concreti per intervenire in tempo utile e con efficacia, alimentando un senso diffuso di frustrazione e insicurezza.

Le misure

Per affrontare la questione, il governo scozzese ha pubblicato nel 2024 una serie di linee guida ufficiali intitolate Fostering Positive, Inclusive and Safe School Environments. Il documento promuove un modello scolastico centrato su interventi relazionali, strategie riparative e attenzione ai diritti dell’infanzia. Tra le misure proposte vi sono: l’adozione di “exit cards” (che permettono agli alunni di uscire temporaneamente dall’aula in momenti di stress), l’uso di spazi sensoriali e silenziosi per la regolazione emotiva, e l’impiego di pratiche restorative come il circle time o la mediazione tra pari. L’esclusione temporanea è prevista solo come ultima risorsa, subordinata a un piano di reinserimento e supporto. Il documento raccomanda inoltre la formazione sistematica degli insegnanti nella gestione della de-escalation, nella valutazione del rischio e nell’uso di approcci non coercitivi. Tuttavia, queste linee guida sono state fortemente criticate dal Partito Conservatore, che le ha definite vaghe e teoriche: “Non ci sono indicazioni chiare su quando e come escludere un alunno violento”, ha dichiarato un portavoce. Anche alcuni dirigenti scolastici esprimono dubbi sull’applicabilità quotidiana del modello proposto, in assenza di personale adeguatamente formato, risorse aggiuntive e tempi scolastici realistici per attuare pratiche così complesse.