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Nuove Indicazioni 2025 al CSPI. Scrive Loredana Perla: “I numeri non si possono cambiare”

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Dalla coordinatrice della Commissione incaricata della revisione delle Indicazioni per scuola dell’Infanzia e primo ciclo, professoressa Loredana Perla, riceviamo questa nota che ospitiamo con piacere. Una sola osservazione: l’articolo chiamato in causa dalla professoressa Perla è titolato “Il CSPI non dà nessun parere ma chiede diverse modifiche”. Ovviamente siamo tutti in attesa di leggere il documento prodotto dal Consiglio in modo da comprendere meglio il punto di vista del CSPI sulla proposta della Commissione. (R.P.)

Caro vicedirettore, nella giornata di ieri, in un articolo a sua firma, ha voluto dare risalto a un presunto “no” del Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione alle Indicazioni Nazionali 2025, alimentando nei lettori l’idea di un documento contestato, divisivo, addirittura “irricevibile”, come sostenuto da alcune sigle sindacali che, non da oggi, manifestano una chiusura pregiudiziale verso ogni proposta di riforma firmata Valditara.
Tuttavia basta considerare con attenzione i contenuti emersi nel dibattito per comprendere che non si è trattato affatto di una bocciatura, ma di un pronunciamento a favore certificato da ventitré voti positivi e nove contrari. Nessuna delle osservazioni fatte in sede di CSPI ha messo in discussione l’impianto culturale e pedagogico delle Indicazioni, anzi, molte ne confermano la direzione e ne sollecitano un’applicazione ancora più chiara e funzionale al contesto scolastico.
Ciò che viene invece veicolato dal suo articolo è una rappresentazione parziale del dibattito. La questione del termine “magister”, per esempio, è stata caricata di significati che il testo non contiene: nessuna nostalgia autoritaria, nessun ritorno all’insegnante-dominus, ma il tentativo di restituire dignità e autorevolezza a una figura centrale del sistema scolastico, oggi troppo spesso ridotta a mero esecutore di adempimenti. Parlare di “magister” – nel senso etimologico di “colui che è di più” – significa riaffermare il valore del sapere e della relazione educativa in un contesto in cui il docente non è un funzionario della burocrazia ma un punto di riferimento culturale. Sconcerta, piuttosto, che a osteggiare questa visione siano proprio quelle organizzazioni che da anni denunciano lo svuotamento del ruolo docente: è forse diventato un problema riconoscere agli insegnanti finalmente la centralità che meritano? Analogamente, parlare di identità culturale non equivale a proporre un’idea chiusa o etnica di cittadinanza. Il documento mette in relazione identità e alterità, radicamento e apertura, memoria storica e dimensione globale. Si insiste sulla costruzione di una cittadinanza attiva e consapevole, capace di riconoscere l’altro senza rinunciare a sé. Non si può chiedere alla scuola di educare alla cittadinanza globale senza riconoscerle anche il compito di offrire strumenti per comprendere criticamente la propria storia e il proprio contesto culturale. Quanto alle osservazioni sul rischio di assimilazione nei confronti degli studenti con background migratorio, è utile chiarire che le Nuove Indicazioni promuovono una visione inclusiva, attenta alla pluralità dei percorsi, al riconoscimento delle differenze e alla valorizzazione di tutti i talenti, nel pieno rispetto dei principi costituzionali e delle linee guida sull’educazione civica.
Anche sul fronte dell’intelligenza artificiale e del digitale, si è sostenuto che il documento non sia al passo con i tempi, quando invece è proprio in queste pagine che si propone una riflessione etica e pedagogica sull’uso delle tecnologie, sui rischi del sovraccarico cognitivo, sui pericoli legati alla rete, ma anche sulle potenzialità formative delle competenze digitali, da sviluppare in modo critico e responsabile. Non si tratta di rincorrere le tecnologie, ma di governarle, e la scuola, come comunità educante, è chiamata a farlo con lucidità e intenzionalità educativa. Quanto infine alla presunta assenza di partecipazione nella stesura del testo, va ricordato che il lavoro che ha portato alle Indicazioni 2025 è il frutto di un processo lungo, durato più di un anno, ampio, plurale, in cui hanno avuto voce esperti universitari, docenti in servizio, dirigenti scolastici, comunità scientifiche, comunità professionali e in cui sono stati recepiti numerosi suggerimenti provenienti dal dibattito pubblico. Parlare oggi di verticalismo o autoreferenzialità appare una lettura poco aderente al percorso che ha portato alla definizione del documento.
Le Nuove Indicazioni Nazionali 2025 rappresentano un passo significativo per aggiornare il curricolo scolastico, offrendo una visione formativa coerente con le sfide educative contemporanee. Si tratta di un documento che propone contenuti e orientamenti pensati per rafforzare la qualità dell’insegnamento e sostenere la crescita degli studenti in tutte le loro dimensioni. Al di là delle letture strumentali o semplificatorie, sarebbe auspicabile che il confronto avvenisse su basi costruttivamente pluralistiche, riconoscendo la complessità del lavoro svolto e la sua apertura al dialogo con la scuola reale.