Home Alunni Obbligo vaccini e cellulari a scuola: intervista del TG3 a Giannelli (ANP)

Obbligo vaccini e cellulari a scuola: intervista del TG3 a Giannelli (ANP)

CONDIVIDI

Sull’obbligo vaccinale e sui rischi connessi all’avvio dell’anno scolastico è intervenuto Antonello Giannelli, Presidente dell’Associazione Nazionale Presidi (ANP), ospite del Tg3 delle 14:20 del 6 agosto 2018.

In particolare, alla proposta di creare delle classi ad hoc per i non vaccinati per proteggere i bambini immunodepressi, Giannelli ha risposto che si tratta di una soluzione impossibile da attuare, perché al momento della formazione delle classi mancano tutte le informazioni necessarie per poter stabilire se gli studenti non sono stati vaccinati per scelta delle famiglie oppure per ragioni di salute. Inoltre, non si può pensare di segregare i non vaccinati: nella scuola, non esistono solo le lezioni in classe, ma ci sono anche momenti e luoghi di condivisione e aggregazione, come in mensa, in bagno, nei corridoi. Insomma, non può essere questa la soluzione al problema.

Altro tema affrontato dal TG3 riguarda il divieto dell’uso dei cellulari a scuola introdotto in Francia. Ma com’è la situazione in Italia?

In Italia – risponde Giannelli – abbiamo un decalogo varato dal Ministero dell’Istruzione, per cui siamo per un utilizzo consapevole; riteniamo che sia anacronistico lasciare i cellulari fuori dalle scuole e quindi la scuola deve essere maestra di vita e insegnare ai ragazzi ad usarli in maniera responsabile”.

I docenti hanno gli strumenti adatti per insegnare ai ragazzi ad usare gli smartphone in modo responsabile?

Sicuramente da parte di molti docenti c’è molta sensibilità all’argomento e non dobbiamo dimenticare che è stato fatto un grosso sforzo per dotare le nostre scuole di reti digitali. Indubbiamente – conclude Giannelli – ritengo che ci sia da fare e che il Ministero debba investire economicamente per aggiornare i docenti per fare capire ai ragazzi quali sono le potenzialità di questi strumenti che sono dei computer, perché pensare ad uno smartphone come ad un semplice telefono è piuttosto riduttivo”.