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Orari di entrata e uscita dalle scuole decisi senza sentire i dirigenti scolastici. Lo prevede il DPCM

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A tre mesi dall’inizio dell’anno scolastico è ormai chiaro che il problema dei trasporti scolastici è quello più complicato da affrontare e da risolvere, soprattutto per quanto riguarda la scuola secondaria di secondo grado in quanto coinvolge praticamente tutti gli studenti, 2 milioni e mezzo in tutto.

Proprio per questo il nuovo DPCM prevede che presso ciascuna prefettura venga istituito un tavolo di coordinamento, presieduto dal Prefetto, “per la
definizione del più idoneo raccordo tra gli orari di inizio e termine delle attività didattiche e gli orari dei servizi di trasporto pubblico locale, urbano ed extraurbano, in funzione della disponibilità di mezzi di trasporto a tal fine utilizzabili, volto ad agevolare la frequenza scolastica anche in considerazione del carico derivante dal rientro in classe di tutti gli studenti delle scuole secondarie di secondo grado”.

Il punto debole della disposizione – stando almeno a quanto sostengono le scuole – sta nella composizione del tavolo stesso: “Al predetto tavolo di coordinamento – si legge infatti nel DPCM – partecipano il Presidente della provincia o il sindaco della città metropolitana, gli altri sindaci eventualmente interessati, i dirigenti degli ambiti territoriali del Ministero dell’istruzione, i rappresentanti del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, delle Regioni e delle province autonome di Trento e di Bolzano, nonché delle aziende di trasporto pubblico locale”.
Mancano, come si vede, i dirigenti scolastici che certamente, più di altri soggetti, conoscono le singole realtà scolastiche e le esigenze degli studenti.
E infatti, in rete, già circolano messaggi e posti di dirigenti che manifestano il loro stupore per la disposizione.
“Per parte nostra – ci dice Mario Rusconi, presidente dell’Associazione nazionale presidi del Lazio – auspichiamo che ai tavoli possa essere presente anche la voce delle scuole dal momento che si parla di questioni che riguardano proprio la vita delle singole comunità scolastiche. Le esigenze delle scuole non possono essere rappresentate solo dagli uffici periferici del Ministero”.
“Non si può parlare di orari di entrata e di uscita dalle scuole e di trovare soluzioni operative al problema degli assembramenti – conclude Rusconi – senza tenere conto della voce di chi conoscere la situazione delle diverse scuole e cioè dei dirigenti scolastici.”