
Da due anni, grazie al lavoro di Runi Pace, la rete delle università della pace coordinata da Marco Mascia, è partito il primo dottorato di interesse nazionale dedicato ai Peace studies, gestito dall’Università la Sapienza e diretto dal prof. Alessandro Saggioro . Primo nel suo genere in Italia e a livello internazionale il dottorato promuove un percorso innovativo di alta formazione e di ricerca interdisciplinare sulle tematiche del conflitto e della pace. Al suo interno 10 curricula che si occupano di temi differenti tutti convergenti sull’idea di costruzione di pace, ma attraverso approcci e discipline differenti. Tra i temi un posto centrale è riservato ai percorsi connessi a scuola, educazione, migrazioni e pace.
All’interno dell’Assemblea dell’Onu dei Popoli, organizzata a Perugia dalla fondazione PerugiAssisi per la cultura della pace, si sono tenuti oggi gli stati generali delle dottorande e dei dottorandi negli studi per la pace. L’incontro è avvenuto presso l’Università per Stranieri di Perugia ed è stato aperto da Magnifico Rettore Valerio De Cesaris ed ha visto la partecipazione anche di Tomaso Montanari, rettore dell’università per stranieri di Siena e di Flavio Lotti oltre a Mascia, Saggioro e circa 30 dottorandi.
Quando la scuola riproduce le disuguaglianze
E’ qui che abbiamo incontrato Francesco Camattini, dirigente scolastico a in provincia di Parma ma al momento uno dei dottorandi in Pace Studies. Con lui abbiamo parlato della sua ricerca.
“Io ho la fortuna di potermi occupare- ci dice Francesco Camattini – di un tema molto delicato e di poter svolgere la mia ricerca sul mio territorio, ovvero Parma e provincia. In particolare io mi occupo di comprendere se la scuola sia un contenitore in cui le disuguaglianze di partenza – di ordine economico-sociale – dei minori con background migratorio vengono riprodotte oppure al contrario la scuola contribuisce ad interromperle, ovvero mette in atto meccanismi virtuosi di mobilità sociale.
La mia ricerca- – continua Francesco Camattini – si appunta sull’idea che esiste una violenza strutturale che attraversa le istituzioni scolastiche che non dipende dalla cattiva volontà dei singoli, ma che sta alla base di alcuni meccanismi che rendono la scuola meno accessibile per categorie svantaggiate di persone. Faccio riferimento per esempio alle difficoltà linguistiche e alla difficoltà di inserimento in un tessuto sociale nuovo per chi ha dei percorsi migratori. Per quanto riguarda le scelte scolastiche per esempio, dopo la fine del primo ciclo le disuguaglianze tra italiani e minori con cittadinanza non italiana riguardano anche le informazioni (un vero e proprio capitale informativo) cruciali, che permettono un buon orientamento verso le scuole superiori e successivamente verso l’università.
Il tema è comunque molto complesso poiché si intrecciano molti fattori differenti, tra cui per esempio il consiglio orientativo che – hanno notato studi recenti-è un dispositivo di segregazione piuttosto che di promozione delle capacità dei minori con cosiddetto background migratorio. Banalmente a parità di capacità minore come migratorio è indirizzato verso un istituto professionale mentre un minore italiano no. Così nella mia ricerca mi chiedo se l’educazione alla pace possa essere un dispositivo di interruzione della catena delle disuguaglianze che vengono riprodotte in ambiente scolastico”.
La lezione di Maria Montessori
Come ha ricordato il rettore Valerio De Cesaris, Maria Montessori, che a insegnò a Perugia, disse che dobbiamo “organizzare la pace preparandola scientificamente nell’educazione”.
Un’ottima sintesi del percorso e degli obiettivi del dottorato nazionale Peace Studies.




