
Molti vip avrebbero voluto fare, come alternativa, i docenti. Nel corso di una puntata del podcast “Non lo faccio x moda” di Giulia Salemi, la showgirl Paola Barale ha detto proprio questo, di voler fare l’insegnante. Ma per un motivo particolare: ecco perché.
“Volevo fare la professoressa di ginnastica, perché mi sembrava qualcosa di poco impegnativo, mi sembrava di avere tre mesi di vacanza, e mi sembrava di avere amici sportivi”, queste le sue parole ironiche, che ovviamente si basano su stereotipi che non corrispondono alla realtà.
Signorini docente al liceo classico
Sempre in questi giorni il conduttore Alfonso Signorini ha rivelato che se non fosse diventato famoso avrebbe continuato a fare l’insegnante. “Mi manca il contatto con i ragazzi. Che bella energia!”. Il giornalista ha lavorato come docente di Italiano, Latino, Greco, Storia e Geografia al Liceo Classico, come riporta Il Corriere della Sera.
“Siamo lavoratori, non missionari”
Una docente, nelle pagine de Il Post, ha scritto un anno fa un lungo articolo dal sapore tragicomico in merito alla professione dell’insegnante, gli stereotipi riguardo ai tanto bistrattati “tre mesi di ferie estive”, e a ciò che significa davvero insegnare. Ecco lo sfogo.
“Qualcuno si chiede, fuori da ogni polemica, dove finiscono i docenti d’estate, dall’8 giugno in poi, dopo la chiusura delle lezioni per la pausa estiva. Li porta via un furgone o un vattelapesca? Migrano verso i paesi caldi? Si nascondono? Scappano col circo? È la scuola che ci abita, non noi che la abitiamo, e anche per lo stacco estivo nessuno se ne va mai davvero.
Innanzitutto non abbiamo tre mesi di ferie. Fino al 30 giugno le scuole dell’infanzia funzionano normalmente. Gli esami di terza media si chiudono nella quasi totalità sempre il 30 giugno, compresi tutti gli adempimenti amministrativi e burocratici di fine anno. A seguire ci sono commissioni e attività per docenti impegnati in particolari funzioni, che li trattengono a scuola anche fino a metà luglio e più. I colleghi delle superiori hanno i giorni della maturità che si chiudono verso fine luglio e gli esami di recupero calendarizzati a fine agosto.
I docenti sono lavoratori, non missionari, e hanno un normale diritto alle ferie che devono fruire però tassativamente in periodi vincolati dai calendari scolastici regionali per le lezioni, gli scrutini e gli esami di stato. Se avessimo anche ali d’anatra, non potremmo mai volar via per un weekend in bassa stagione o per un viaggio di piacere fuori dai limiti del calendario scolastico. E allora perché le nostre ferie suscitano nell’italiano medio reazioni strane, ammiccanti, velenose, come quel tal cugino di mio padre che, complimentandosi per il mio ingresso in ruolo alcuni anni fa, mi disse che finalmente avrei goduto a sbafo di tre mesi di ferie ‘pagati dalle sue tasse’?
In base alla mia esperienza il docente non va in ferie: il docente agonizza. Le sue non sono proprio vacanze, è una convalescenza. Chi insegna arriva alla fine delle attività scolastiche col fiato alla gola, letteralmente. I mesi di frequenza continuativa sono estenuanti. Anche per gli insegnanti volenterosi e sani occorrono diversi anni di pratica per riuscire a staccare la mente durante l’anno, almeno ogni tanto. Si rischia l’overthinking, il burnout.
In occasione dell’open day, dello spettacolo di fine anno, di quella gita particolare, della preparazione delle Invalsi, dell’arrivo di un nuovo NAI (gli studenti Neo Arrivati in Italia), di una rissa inaspettata l’ultima ora del venerdì… quasi ogni giorno il lavoro si prolunga nel weekend, nella sera, nella notte. E non si è davanti a un pc a inserire dati: si media, ci si accorda, si fa e si disfa, è come lavorare a un processo di pace internazionale senza arrivare mai a un risultato definitivo, soddisfacente. Anche quando si briga fino alle dieci di sera, il giorno dopo il lavoro viene smontato da un numero indefinito di variabili, imprevisti, avvenimenti indecifrabili che ti riportano alla casella di partenza”.