
Si intitola Célestin Freinet. Storia e attualità di una pedagogia l’ultimo lavoro editoriale di Enrico Bottero, ricercatore e pedagogista, che da anni studia il pensiero e l’opera di Freinet, educatore e promotore della pedagogia cooperativa.
Il libro è pubblicato da Junior Editore ed esce in una collana diretta Carmen Betti, Stefano Oliviero, Tiziana Pirone e Rossella Raimondo. Il volume ha un rilievo scientifico e pratico allo stesso tempo. Offre agli insegnanti e agli educatori di oggi indicazioni importanti su cosa sia la pedagogia Freinet e come si possa praticarla oggi.
Ne parliamo con l’autore.
Innanzitutto, perché questo libro?
Il libro era necessario perché fino ad oggi in Italia non c’era una pubblicazione del genere. Si sentiva l’esigenza di far conoscere meglio ai ricercatori, ma anche agli insegnanti e gli educatori la storia della pedagogia Freinet .
La seconda ragione è che io ho sempre pensato che il nostro patrimonio pedagogico non possa essere solo oggetto di ricerca storica separata dalla realtà, ma debba essere anche una fonte documentale importante per gli educatori di oggi. È dunque un libro che è anche destinato a chi lavora nella scuola e negli altri luoghi educativi.
Come è strutturato il volume?
Il libro si articola in due parti; la prima parte ripercorre tutta la storia della pedagogia Freinet a partire dalle sue prime esperienze basate sulle promenades scolaires (passeggiate scolastiche), il testo libero, la tipografia e la corrispondenza interscolastica.
La seconda parte riguarda l’evoluzione della pedagogia Freinet dopo la morte del fondatore (1996)
Immagino che proprio questa seconda parte sia stata difficile da scrivere…
Sì, è così, e il motivo è semplice: le fonti storiografiche sono minori e poi, soprattutto, mancando l’unità determinata dal leader, dopo il 1966 ci sono stati sviluppi diversi anche se alcuni principi di fondo sono tuttora presenti nei diversi Paesi in cui si è diffusa la pedagogia Freinet. Sono cioè rimasti i principi di fondo di cui scrivo alla fine della seconda parte. Ovviamente ci sono stati sviluppi non secondari rispetto alle esperienze di Freinet e dei suoi rimi compagni della Coopérative d’Enseignement Laïc. Penso, ad esempio, all’influenza della pedagogia istituzionale e all’interpretazione del tâtonnement sperimentale, che, pian piano, ha assunto tutte le caratteristiche di un vero e proprio percorso di ricerca.
In altri lavori su Freinet lei ha sempre sottolineato che non si può parlare di un metodo. Questo nuovo libro conferma questa linea interpretativa?
Sì, Freinet rifiutava il termine “metodo” (da lui identificato con qualcosa di rigido). Agli inizi della sua esperienza non parlava neppure di pedagogia. Oggi possiamo parlare di una pedagogia con suoi principi e pratiche solo perché osserviamo la pedagogia Freinet a posteriori. All’inizio Freinet aveva ideato alcune tecniche per superare la scuola trasmissiva e autoritaria (quella che aveva formato soldati e non cittadini). Il seguito è venuto dopo. L’evoluzione progressiva è quella che anche oggi seguono gli insegnanti che vogliono praticare la pedagogia Freinet. Non potrebbe essere che così. Ogni insegnante è “autore” della pedagogia Freinet e dei suoi sviluppi. Freinet utilizzò però anche lui una volta il termine “metodo”. Accadde a proposito del “metodo naturale”, su cui scrisse anche un libro.
Il libro contiene anche un ricco apparato documentario; anche questo deve aver richiesto molto lavoro…
È stato un lavoro complesso e delicato perché si tratta di materiale in gran parte soggetto a copyright. Abbiamo superato la difficoltà grazie alla collaborazione con gli Enti francesi titolari dei diritti che ci hanno concesso l’utilizzo di immagini originali e di un testo (La Carta della scuola moderna) che si trova in Appendice. Nel corso del testo, poi, ho inserito molte citazioni (con mia traduzione dal francese) di testi di Freinet, di sua moglie Élise, della figlia Madeleine e di molti altri. Ho pensato che tutto questo fosse necessario per offrire al lettore italiano un accesso, sia pur limitato, sia alle fonti originali che ai commenti critici.
Il libro si caratterizza anche per un altro aspetto: mi pare che abbia un taglio molto internazionale, o mi sbaglio?
Il libro ha di per sé un respiro internazionale. Anzitutto la pedagogia Freinet è nata in Francia ma, grazie alla cooperazione tra gli insegnanti, ha avuto presto un profilo internazionale al di là del Paese d’origine. Nel libro, dedicato principalmente agli sviluppi in Francia, mi occupo in parte anche di questo. Il respiro internazionale è anche dettato da altri scritti presenti nel volume: la prefazione di Antón Costa Rico, docente di storia dell’educazione all’Università di Santiago di Compostela (Spagna) nonché autore di una storia della pedagogia Freinet nel suo Paese. Nella sua prefazione Antón ricorda anche il suo incontro con Mario Lodi.
In Appendice pubblico un testo di Philippe Meirieu. È la versione italiana della conferenza da lui tenuta a Vence nell’ottobre del 2024 nel corso di un seminario promosso in occasione del novantesimo anniversario dell’apertura scuola creata (e anche materialmente costruita!) da Célestin Freinet. L’anno precedente, infatti, pur a malincuore, Freinet aveva deciso di lasciare la scuola pubblica a seguito di una persecuzione di cui era stato oggetto a Saint Paul. A questa vicenda (l’affaire Freinet) dedico il quinto capitolo della prima parte.
La scuola di Vence esiste ancor oggi ed è una scuola pubblica.