Home Pensionamento e previdenza Pensioni anticipate, docenti mettetevi l’anima in pace: il Governo non interverrà

Pensioni anticipate, docenti mettetevi l’anima in pace: il Governo non interverrà

CONDIVIDI

“Sarebbe un errore scegliere ora come priorità la previdenza rispetto all’occupazione giovanile: purtroppo le risorse per tutto non ci sono”.

A dirlo, in un’intervista a Repubblica del 17 agosto, nella quale commenta i dati preliminari sulla crescita diffusi dall’Istat, è stato il viceministro dell’Economia Enrico Morando, attraverso cui sembra stroncare sul nascere le aspettative dei tanti lavoratori alle soglie della pensione che attendevano interventi pro-giovani anche attraverso la loro uscita anticipata rispetto ai 67 anni che a breve dovrebbero essere introdotti (anche se l’aspettativa di vita scende).

Dopo aver ricordato che “sulla previdenza abbiamo varato un intervento molto significativo l’anno scorso”, Morando ha sottolineato “il fatto che il Pil cresca a velocità superiore al previsto è un ulteriore vantaggio, ma questo non significa che i nostri problemi siano risolti e che la manovra di bilancio sarà facile, perché non lo sarà. Queste ulteriori risorse peseranno in positivo sull’economia italiana solo a condizione di concentrarle su pochi e qualificanti obiettivi, condizione difficile da realizzare sul piano politico”.

Il viceministro si è soffermato, quindi, su quelle che il Governo intende considerare le vere priorità: “un intervento strutturale a favore dell’occupazione dei giovani, un maggiore finanziamento del reddito di inclusione attiva, lo strumento universale a favore delle famiglie che vivono in povertà assoluta, e per far crescere gli investimenti pubblici”.

 

{loadposition carta-docente}

 

Sempre a favore dei giovani, ha aggiunto Morando, “l’ipotesi che mi convince di più è il taglio del 50% del cuneo fiscale e contributivo per i primi due anni a favore di chi assume giovani fino a 30 anni, anche un po’ oltre, con un contratto a tempo indeterminato. Dopo però la misura diventerebbe strutturale, con una riduzione del 4% (diviso a metà tra lavoratore e datore di lavoro, anche se il lavoratore viene assunto da un’altra impresa). È una misura che aiuterebbe molto il Sud, e ridurrebbe la disuguaglianza, così come l’allargamento della platea di chi potrà godere del reddito di inclusione attiva e l’aumento dei finanziamenti per le infrastrutture”.

Le convinzioni di Morando trovano il consenso, ovviamente, degli industriali: parlando al Tg3, il presidente di Confindustria Vincenzo Boccia ha detto che pensare alle future pensioni dei giovani “è importante ma forse non prioritario. Prima bisogna pensare a costruire il presente. Il futuro pensionistico è importante ma non prioritario quanto il lavoro”. Così. “Bisogna pensare ai giovani – ha aggiunto – per farli entrare nel mondo del lavoro”.

Quindi, agevolare il turn over, magari allargando la platea dei lavori usuranti, come paventato nei giorni scorsi, diventa un’ipotesi sempre più remota. Con buona pace dei tanti docenti della scuola ultra 60enni, costretti a rincorrere una soglia di pensionamento che cresce inesorabilmente più del loro sempre più faticoso tempo di lavoro.

{loadposition facebook}