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Premio Giacomo Leopardi, che cos’ha ancora da dire il poeta agli adolescenti di oggi? – INTERVISTA ai docenti referenti

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Si avvia alla conclusione l’ottava edizione del Premio “Giacomo Leopardi”, indetto dal Centro Nazionale di Studi Leopardiani di Recanati nell’ambito della promozione delle eccellenze e nella prospettiva di innovazione dell’apprendimento/insegnamento disciplinare in lingua e letteratura italiana e in filosofia. Riservata alle studentesse e agli studenti del triennio conclusivo della Scuola Secondaria di secondo grado, statale e paritaria, il concorso avrà termine domenica prossima, 1 giugno, con la finale nazionale di Recanati.

Dalle selezioni regionali, svoltesi il 14 aprile scorso, sono emersi i 17 finalisti che tra meno di una settimana si contenderanno il titolo.

La prova, della durata di quattro ore complessive, è organizzata in due parti: una prima parte, nella quale si richiede la parafrasi di alcuni versi di Leopardi e la risposta a quesiti di ordine lessicale, metrico e stilistico; una seconda parte, nella quale si propone di sviluppare liberamente una traccia di riflessione tematica.

La premiazione si svolgerà nel pomeriggio del 2 giugno. Sono previsti, per i vincitori, premi in denaro: 1000 euro al primo classificato, 500 al secondo e 200 al terzo.

Ma entriamo un po’ di più nel merito. Abbiamo contattato il professore Franco Sarcinelli, docente di filosofia e referente per la Lombardia del Premio Leopardi.

Professore, com’era strutturata la prova di selezione?

“Il testo è stato formulato dal Centro di Recanati, identico per tutte le sedi regionali, e si è articolato in due parti: la prima riguardante parafrasi, lessico, metro e tematica delle due ultime strofe de “Il tramonto della luna”; la seconda il commento di un brano dello Zibaldone riguardante il confronto che Leopardi opera tra Dante e Tasso.”

Che rapporto hanno gli studenti con Leopardi? Apprezzano di più il poeta o il pensatore?

“Intanto mi lasci dire che il Centro Nazionale di Studi Leopardiani sta sottolineando l’importanza del Leopardi pensatore, oltre a quella, magari più evidente al grande pubblico, del Leopardi poeta. Lo evidenzia il fatto che la griglia della valutazione finale divisa in due parti dava maggior importanza alla seconda parte relativa allo Zibaldone, che non a quella di esegesi  poetica. Per rispondere poi alla sua domanda, dall’esame degli elaborati l’impressione che si ha è che gli studenti, in questo momento di pesante crisi internazionale e dei valori culturali dell’Occidente, si riconoscano nelle domande e nelle angosciose considerazioni  che ritroviamo negli scritti non meno che nelle poesie di Leopardi. Mi sembra che Leopardi più di altri poeti italiani dell”800 offra  un riferimento di attualità che  insegnanti e studenti  colgono e apprezzano.”

Da Milano a Catania, parliamo con la professoressa  Paola Zafarana, docente di Lettere al Liceo Classico Europeo presso il Convitto Nazionale ‘Cutelli’ e referente per la Sicilia.

Professoressa, Giacomo Leopardi ha ancora – a suo avviso – qualcosa da dire agli adolescenti del XXI secolo?

“Non è per niente facile rispondere a questa domanda e soprattutto la risposta non sarà mai  esaustiva. Per esperienza in classe, posso dire che agli studenti piace Leopardi, non lo sentono così lontano da loro. Forse inizialmente sono incuriositi dai ‘pessimismi’ leopardiani; poi sfatando quest’immagine, entrano in dialogo con un giovane poeta che riflette in versi sulla felicità e sulla finitezza umana. E invita a vivere pienamente la giovinezza. La poesia parla alle nostre anime e ci ricorda la nostra umanità attraverso l’emozione.”

Anche per la professoressa Anna Maria Borrello, referente per la regione Calabria, “Giacomo Leopardi insegna ancora molto, tutto, agli adolescenti del XXI secolo, come sempre fa la letteratura che, quanto più inquieta tanto più segna le coscienze. In particolare Leopardi insegna a fronteggiare gli attacchi della natura sempre più maligna, attraverso la social catena, ovvero la solidarietà tra gli esseri del genere umano, che dovrebbe aiutarci a condividere il dolore e a dare senso all’esistenza.”

E allora chiudiamo lasciando che sia proprio lui a parlare, Giacomo Leopardi, con questo pensiero tratto dallo Zibaldone, che inviamo come augurio ai finalisti del Premio e ai ragazzi e alle ragazze di ogni dove: “La somma felicità possibile dell’uomo in questo mondo, è quando egli vive quietamente nel suo stato con una speranza riposata e certa di un avvenire molto migliore. Questo divino stato l’ho provato io di 16 e 17 anni trovandomi quietamente occupato negli studi senz’altri disturbi e colla certa e tranquilla speranza di un lietissimo avvenire.”