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Prodi al Senato: “La scuola è una macchina complessa”

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Presentato al Senato dal Presidente del Consiglio Romano Prodi il programma di Governo: per la lettura delle 20 cartelle di testo il Presidente ha impiegato poco più di un’ora, accompagnato dagli applausi della maggioranza ma anche dai fischi e dalle proteste dell’opposizione.
Non sono mancati gli accenni alla scuola, ai giovani, all’Università, alla famiglia.“Porremo a noi stessi e agli enti locali – ha affermato Prodi – l’obiettivo di raddoppiare nell’arco della legislatura il numero degli asili nido, per andare incontro ad una domanda oggi largamente insoddisfatta”.
E parlando dei giovani ha sottolineato: “Apriremo spazi significativi ai giovani nelle università e nella ricerca, perché l’Italia ha bisogno di giovani che insegnino e facciano ricerca con stabilità e libertà”.
Ma il passaggio più significativo sui problemi della scuola arriva a metà discorso quando Prodi dichiara: “Per il futuro dell’Italia e per il suo sviluppo l’istruzione rappresenta l’elemento chiave: non si torna a crescere senza investire mezzi ed energie intellettuali nella ricerca, nell’innovazione e nella scuola. Dobbiamo investire in conoscenza diffusa, in qualità ed efficacia dei percorsi formativi, cominciando dalla scuola dell’infanzia fino ai livelli più alti, restituendo valore e dignità ai percorsi formativi tecnici e creando nuovi centri di eccellenza”.
Il Presidente non si nasconde le difficoltà: “Noi siamo consapevoli che la scuola è una macchina complessa, che ha bisogno di un progetto condiviso e di un lungo periodo per dispiegare l’efficacia dalla sua azione educativa”.
E poi risponde indirettamente a quanti si chiedono che fine farà la legge 53 con tutti i suoi decreti applicativi: “Dopo dieci anni di riforme e controriforme è giunto il momento di mettere ordine, di fare il punto, di cambiare ciò che palesemente non funziona e ciò che appare sbagliato e di dare finalmente stabilità alla scuola, valorizzando appieno l’autonomia degli istituti e il ruolo e i sacrifici degli insegnanti”.
Per chiudere il capitolo con un richiamo ad uno dei leit-motiv della campagna elettorale: “Sbagliata appare la liquidazione della formazione tecnico-professionale: abbiamo bisogno di valorizzarla e di estenderla attraverso percorsi universitari brevi, attraverso istituzioni che diventino le scuole tecniche del ventunesimo secolo”.