
Non si parla d’altro da giorni: ha fatto il giro del Paese il post social di un docente di tedesco del napoletano contenente insulti rivolti alla figlia della presidente del Consiglio Giorgia Meloni, in cui si augurava che facesse la fine della povera Martina Carbonaro, la 14enne uccisa dall’ex fidanzato.
Il tentativo di suicidio
Le agenzie di stampa hanno fatto sapere che è stata avviata un’inchiesta da parte della Procura di Roma, che andrà a verificare quali reati comporta l’utilizzo maldestro e denigratorio dei social media, con l’aggravante che a l’autore è un insegnante e che si è andati a coinvolgere pesantemente un minore. In parallelo si svolgerà anche l’indagine disciplinare, che condurrà l’Ufficio scolastico della Campania.
Nel frattempo qualche giorno dopo la diffusione del post, dopo che è stato reso noto il suo nome e il suo volto a mezza Italia, nel pomeriggio del 2 giugno il docente ha tentato il suicidio. I Carabinieri sono giunti a casa dell’insegnante dopo che aveva chiamato la sua dirigente scolastica per dirgli di avere ingerito un cocktail di medicinali e alcool.
La lettera del docente
Come riporta La Repubblica, il docente ha lasciato l’ospedale. Prima del tentativo di togliersi la vita l’uomo, 65enne, ha scritto una lettera indirizzata a Meloni e ha espresso il desiderio di incontrarla. Il quotidiano Il Roma ha pubblicato il testo della missiva:
“Gentile Presidente,
Le scrivo con profondo rispetto e autentico pentimento per quanto accaduto. In questi giorni ho avuto modo di riflettere profondamente sul gesto che ha ferito Lei e la sua famiglia, e in particolare Sua figlia, che mai avrebbe dovuto essere tirata in ballo in alcun modo. Il post oggetto delle polemiche, poi rimosso, è stato un grave errore, che ora sento tutto il peso di dover riconoscere. Non c’è giustificazione possibile per le parole scritte.
Mi assumo ogni responsabilità per l’accaduto, anche se confesso che mai nelle mie intenzioni vi era l’idea di augurare la morte a una bambina, né a chiunque altro. È stata una frase infelice, inadeguata, inaccettabile, che non mi rappresenta come uomo né come educatore. Sono un insegnante da molti anni, e sebbene mi sia sempre espresso con chiarezza sulle mie convinzioni politiche, non ho mai permesso che queste influenzassero il mio ruolo in aula.
Vivo con mia madre, anziana e malata, con cui condivido l’unica fonte di sostentamento, e sto attraversando un momento molto difficile della mia vita. Ma so bene che nulla di tutto ciò può cancellare il male fatto con quelle parole. Solo la verità, il pentimento e il rispetto possono servire, ora.
Chiedo pubblicamente scusa a Lei e a sua figlia. Le chiedo, se possibile, di potermi incontrare per poterglielo dire guardandola negli occhi. Lo chiedo da uomo, da cittadino, e da educatore. Perché credo ancora che nella vita si possa sbagliare, ma che la dignità consista nel riconoscere il proprio errore e impegnarsi a non ripeterlo mai più”.
Secondo quanto si apprende da fonti vicine a Palazzo Chigi, la presidente del consiglio Giorgia Meloni aveva dato disponibilità a incontrarlo.